Viene confermata una regola delle ultime regionali: l’astensionismo non aiuta chi è all’opposizione. E sì che la fuga dalle urne della Toscana è stata tra le più clamorose: del 15% in meno, in un colpo solo.

E’ probabile che molti elettori di destra non abbiano fatto neppure lo sforzo perché considerata storia già scritta. E che, sull’altro fronte, sia stato ribadito un dato di fatto fin ora rilevato da tutti gli andamenti elettorali: i 5 Stelle non vanno a votare a livello locale. Ma il 4,3 % di ieri e i non buoni risultati in occasioni di regionali precedenti potrebbero anche dire altro sulle condizioni del partito di Giuseppe Conte.

Sembra confermata la sentenza di Giulio Andreotti: “il potere logora chi non ce l’ha”? E’ chiaro che l’aforisma, nel caso fosse vero, potrebbe valere anche in occasione, oltre che delle prossime regionali in Campania, Puglia e Veneto, anche a livello nazionale. Non è che i pochi che vanno a votare lo fanno attaccandosi alle ridotte certezze rimaste loro dell’esistente? E in Toscana tutto questo esistente è sempre stato di sinistra. E’ così da sempre, e nella terra di Dante e del Machiavelli, il voto regionale è ininterrottamente confermato dalla prima elezione del 7 e 8 giugno del ’70 quando vennero istituite le Regioni.

Un contesto tale in cui le novità fanno fatica ad emergere. Come conferma la vera e propria debacle della Lega messa da Salvini sotto l’ala del generale Vannacci. Un’ala che non è servita ad evitare lo schianto al 4% dal 21 di cinque anni fa. Salvini e Vannacci si ritrovano adesso in “un mondo alla rovescia”.

Chissà che i risultati di ieri, se soprattutto confermati dai prossimi appuntamenti regionali di novembre, non convinceranno ancora di più Giorgia Meloni a lavorare alla Legge elettorale da introdurre per le prossime politiche. Quasi accantonato il disegno del Premierato – del resto alquanto pasticciato, ma che doveva essere il suo fiore all’occhiello di questa legislatura – si dice che a Palazzo Chigi , e dai Fratelli d’Italia, si punti oramai solo ad un premio di maggioranza in base al quale chi supererà il 40% riceverà il 55% dei seggi in Parlamento. Ed in più si introdurrebbero di nuovo le preferenze.

Di più non si sa ad esclusione del fatto che tutti questi voti locali saranno studiati pensando ad un nuovo sistema di voto che le consenta di rivincere nel ’27. Contando su di un centrosinistra che neppure nelle proprie roccaforti smuove più di tanto l’elettorato.

Giancarlo Infante

 

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