Sulle pagine di “Politica Insieme”, si sostiene da tempo che per mandare a casa, anzi, “a cuccia”, come dicono i suoi corifei, fin dalla prossima occasione, la destra che oggi governa il Paese – impresa urgente, altamente meritoria, alla quale attendere fin d’ora – è necessario dar vita ad una “coalizione popolare e liberal-democratica”.

Ben inteso, “coalizione”, nel senso degasperiano e moroteo del termine, non “fusione”. Cioè una collaborazione ampia, ad un tempo libera e strutturata, strategica, non occasionale, capace di una visione condivisa nel segno della libertà, della giustizia e del valore irrecusabile della persona.

Fortunatamente le culture politiche, quelle vere, storicamente messe alla prova e consolidate, hanno una durata nel tempo, che nessun sbadato “nuovista” è in grado, neppure lontanamente, di cogliere e di ammettere. Ne consegue che ciascuna di esse se, per quanto radicata nei secoli scorsi, desse libero – e soprattutto autonomo – sfogo ad una riflessione che affronti, nel solco della propria comprovata tradizione di pensiero, una comprensione profonda del momento storico straordinario nel quale ci stiamo inoltrando, sarebbe in grado di recare un contributo fondamentale alla comune impresa di difendere la democrazia e la Costituzione, oggi al centro, piu’ di quanto ancora si riesca a comprendere, di uno studiato assedio, da parte della destra.

Ben venga, dunque, l’ incrocio ed il reciproco riconoscimento tra le iniziative in programma, sabato prossimo, a Milano e ad Orvieto. Purché si pensi all’ avvio di un nuovo cammino e non ad un semplice riposizionamento nella matrioska del PD. Del resto, se fin d’ora fosse chiaro che solo e soltanto di quest’ultima cosa si tratta, Paolo Mieli avrebbe potuto evitare di allarmarsi e, soprattutto, risparmiarsi gli schizzi di fiele e la mal trattenuta stizza che inevitabilmente turba un laico “a tutto tondo”, quando vede che i cattolici si rimettono all’opera. Per parte sua, secondo l’antico ed abusato costume, tardo a morire, vedrebbe volentieri la fede chiusa, a doppia mandata, nell’interiorità della coscienza individuale di ciascun credente.

Domenico Galbiati

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