“TRASMETTERE LA FIAMMA, NON CONSERVARE LA CENERE”
(San Tommaso Moro)
Sei anni fa. Il primo incontro pubblico INSIEME lo tenne a Milano, l’ormai lontano 19 gennaio 2019, ad un secolo dall’ Appello “Ai liberi e forti”.
L’invito recava le parole di Tommaso Moro, patrono dei governanti e dei politici, citate sopra. Seguite da una frase del Cardinale Bassetti, rivolta indistintamente a tutti i cattolici, “quelli del sociale” e “quelli dell’ etica”, come ebbe a definirli l’allora Presidente della Conferenza Episcopale:
“…..sappiano, cioè, parlare e dialogare con tutti coloro che – senza distinzione di fede e di cultura – abbiano veramente a cuore il futuro dell’Italia e dell’Europa”.
Prese parte all’ incontro, anzi lo introdusse, Mons. Gastone Simoni, vescovo emerito di Prato, amico di Giorgio La Pira. Attorno a Mons. Simoni si andava raccogliendo da tempo un primo gruppo di amici che condividevano la sua premura perché, nel quadro plurale delle opzioni politiche dei cattolici, trovasse spazio un forza che, nel solco dell’ispirazione cristiana, ne rivendicasse un impegno autonomo, al di là delle posizioni di fatto ancillari assunte nell’uno e nell’altro dei due poli.
Nessun rimpianto, nessuna nostalgia, nessun lutto da elaborare. Tanto meno, nessun revanscismo da “partito cattolico”. Piuttosto, l’invito ad abbandonare vecchie nomenclature – “centro” e “moderazione” – destinate ad inchiodare i cattolici a visioni storicamente datate e francamente superate.
La Costituzione e la Dottrina Sociale della Chiesa come architrave della propria azione. La convinzione che, oggi a maggior ragione, in un passaggio storico complesso e dirimente, dal profilo impredicibile, il Paese avesse bisogno di riscoprire, nella tradizione liberal-democratica e popolare del movimento cattolico, il proprio baricentro, il riferimento ad una cultura radicata nella dimensione relazionale e, per sua natura, solidale della persona.
L’impegno diretto a difendere e sostenere la dignità intangibile della persona. Contro le diseguaglianze che umiliano, contro l’emarginazione e la povertà, cominciando da quella “educativa” che avvilisce e frena troppe energie delle più giovani generazioni. La consapevolezza che, in questa fase, ai cattolici, prima e più che non una rivendicazione di potere, competa un compito di verità, un ruolo, in qualche misura, profetico, la fatica di comprendere l’orizzonte verso cui oggi siamo incamminati, una visione delle cose del mondo che diriga i nostri passi su sentieri che, per quanto tortuosi ed impervi, pur alludono ad un “salto” di effettiva portata epocale, ad un’ umanità piu’ matura, più ricca, più unita e consapevole del destino che le appartiene.
L’ispirazione cristiana intesa come cammino che, attraverso le proprie periferie, incontra quelle altrui per attestare il valore umano e civile intrinseco a ciò che abbiamo ricevuto in dono in uno con la fede. La rivendicazione, dunque, di una identità non intesa come forma di arroccamento autoreferenziale, né primato da esibire orgogliosamente sui gagliardetti della propria “parte”, ma piuttosto talento da spendere e trafficare. Secondo un costume laico, di ascolto e di confronto paziente, umile e paritario con chi proviene da altri fronti e da altre culture.
Una concezione della politica intesa non solo come esercizio di potere, bensì, anzitutto, quale attitudine da coltivare e capacita’ di “pensare politicamente”, secondo l’ammonimento di Giuseppe Lazzati.
Il superamento della camicia di forza del “bipolarismo maggioritario”, la salvaguardia della democrazia rappresentativa e della centralità del Parlamento.
Il ruolo del partito concepito non solo come vettore che orienta al “bene comune” le istituzioni della nostra democrazia, bensì anche in quanto capace di portare la politica fuori dal “palazzo”, tra la gente che ha diritto di partecipare e prendere parte consapevolmente al discorso pubblico.
È stato, da sei anni, a questa parte un cammino irto di difficolta’ che è valsa la pena percorrere e continuare, mantenendo ferma e costante la rotta.
Domenico Galbiati