“Dio non c’ è: dice lo stolto nel suo cuore ( Salmi 14,1) uno “stolto”, che è in realtà l’essere umano sopraffatto e inebetito, al punto di perdere il suo senno, dal dilagare inarrestabile di ingiustizia e corruzione che egli vede travolgere il mondo.
Per Thomas Hobbes, che riprende la nota affermazione del Salmo, lo Stato moderno è invece il Dio mortale, il grande Leviathan che gli uomini hanno costruito per sfuggire a quell’ ingiustizia dilagante che è la guerra di tutti contro tutti, la weaponisation globale, la “guerra di tutto contro tutto”, come potremmo tradurre noi il presunto neologismo impiegato tranquillamente e serenamente dalle élites dirigenti europee ( che ovviamente ignorano la dimensione tragica implicita nelle radici culturali profonde del termine, che è termine biblico, citato nel testo greco della Sapienza).
Ebbene, oggi un nuovo stolto annuncia a gran voce: lo Stato, il Dio mortale di Hobbes, non esiste, è una pura illusione e non lo dice solo nel suo cuore, ma lo proclama apertamente al mondo.
Il “nuovo stolto” ammette certo che, per tenere a freno le guerre e il disordine, esistano e siano necessari i governi o meglio, la governance dei popoli, affidata ad un potere politico e tecno finanziario al contempo, legittimato nelle sue prerogative, oltre che dalle sue straordinarie capacità tecnologiche possedute, anche dal consenso popolare.
Si tratta di un governo che supera la (semplificante) contrapposizione tra governi politici e governi tecnici, cui l’interpretazione delle vicende italiane ci ha abituato, dato che il governo della “tecno-finanza” è indiscutibilmente un governo voluto dal “popolo”, così in USA, come in Argentina, come forse persino in Italia dove abbiamo sì un governo “politico”, e legittimato dalle elezioni, “vinte” da chi aveva contestato il governo dei “tecnici”, ma oggi è perfettamente allineato, nelle decisioni essenziali, a ciò che avevano sempre chiesto i “tecnici” della finanza : controllo dello spread, valutazioni positive del rating delle agenzie finanziarie, rigida tutela dei vincoli di bilancio europei secondo i principi dell’ austerity, controllo della tenuta dei conti pubblici, anche a costo del crollo dei conti privati, quelli delle famiglie e delle imprese.
Ma il Governo USA della nuova oligarchia e della tecno-finanza ha un’altra nuova caratteristica innovativa rilevante, che per ora non compare altrove. Per questa oligarchia insediatasi al governo di una democrazia liberale il Dio mortale di Hobbes, lo Stato, che sembra dissolversi e quasi non esistere più. Il diritto interno ed il diritto internazionale- e di conseguenza gli organismi di cooperazione internazionale, ONU, OMS e via dicendo- sembrano ormai sempre più irrilevanti quasi ridotti a chiffons de papier che si possono stracciare e cestinare quando è necessario. Su un terreno che ha visto massacri di esseri umani si può tranquillamente costruire un lussuoso resort turistico, avendo il “buon cuore” di mandar via i sopravvissuti dalla propria terra.
E d’altra parte all’interno degli USA, l’ indipendenza delle amministrazioni, le garanzie giudiziarie, i limiti legali al potere, il decantato sistema dei checks and balances (i freni e contrappesi), il rispetto delle obbligazioni esterne assunte dallo Stato, la continuità delle istituzioni statali, sembrano altrettanti impacci alla libertà di movimento ed alla genialità dei tecnocrati del ”trans-umanesimo” arrivati direttamente al potere senza più alcuna persona interposta. Il primo consigliere di Trump, Elon Musk, non è dovuto passare all’esame preventivo del Senato a differenza degli altri ministri del Governo Trump.
La signora Thatcher, negli anni ottanta del XX secolo, aveva sostenuto che la società non esiste, solo gli individui esistono. Ora siamo andati ben oltre. Oggi, dall’America di Trump viene dunque una presunta “lieta novella” annunciata dai nuovi stolti: il Leviathan, Il Dio mortale di cui parla Hobbes non esiste più, mentre nasce una nuova fede, tutelata da una sorta di “Ufficio per la Fede” che sembra legittimare un nuovo ordine o una nuova epoca.
Lo Stato non esiste più. Esistono gli individui, tra cui, fortunatamente, anche i geni e gli esseri straordinari che sono sempre destinati a diventare i più ricchi (ricchezza è infatti una “benedizione di Dio” nella ottica della nuova e anche vecchia fede americana ). “Musk si erge a profeta di una religione tecnologica, dove la scienza e il mercato sostituiscono la fede e la spiritualità” ha efficacemente precisato Michele Rutigliano in “Trump e Musk, Nessuna traccia di Dio Patria e Famiglia”CLICCA QUI).
E’ dallo “studio ovale” della Casa Bianca- dove è comparso, se non sbaglio, anche un Ufficio per la fede- che si preannuncia una sorta di nuova religione (tecnologica) del potere fondata sulla post-verità, sulla verità cioè stabilita dal potere. La definizione di Voldymir Zelensky come un dittatore dopo che per tre anni gli USA avevano sostenuto con le armi la lotta degli Ucraini per la libertà contro l’invasione russa, la improvvisa presa di distanze dall’aggredito, l’omissione del riferimento all’aggressione nella risoluzione dell’ ONU, sono fatti che annunciano qualcosa di nuovo, di radicalmente nuovo.
Può uno Stato disfarsi tranquillamente di impegni ed obbligazioni (di una alleanza) che si è liberamente assunto senza intaccare la credibilità delle relazioni internazionali? Il principio razionale pacta sunt servanda, il principio fondativo di un sistema di Stati per Hobbes, può tranquillamente essere disatteso?
Se gli impegni di politica estera si possono tanto agevolmente rottamare da un minuto all’altro, se i limiti costituzionali al potere (come quelli del XIV emendamento della Costituzione federale, quello sulla cittadinanza come jus soli) non hanno più alcun valore di fronte alla (presunta o anche effettiva) volontà del popolo, tutto diviene possibile. Ma questa distruzione del diritto come limite al potere, del diritto interno e internazionale, ci riconduce entro l’ inferno umano da cui lo Stato hobbesiano ci aveva tirato fuori, entro lo “stato di guerra permanente”.
Lo stato moderno europeo si era fondato alle sue origini nel XV secolo su cinque pilastri esercito, burocrazia, sistema fiscale, commercio e diplomazia, che garantivano, in qualche modo, oltre che il monopolio della forza legittima, impiegata all’ epoca quasi in permanenza in operazioni di guerra, la continuità di azione della entità statuale e dell’ordine internazionale.
Oggi questi pilastri cominciano ad essere minati alla base. Gli eserciti cambiano volto sotto l’influsso della tecnologia che ha realizzato la guerra ibrida, la guerra che si può fare in tutti i campi, senza preventive dichiarazioni, e che non conosce confini politici o geografici, non conosce distinzioni dal terrorismo e dal crimine privato, ed inizia a inglobare persino il commercio che rinnova le forme più aggressive del mercantilismo degli Stati assoluti che non distingueva tra corsari e mercanti.
La burocrazia è progressivamente rimpiazzata dalla Intelligenza Artificiale, la base fiscale dello Stato, guidato dalle teorie della flat tax, si indebolisce a tutto vantaggio della base finanziaria, ed a grave detrimento del principio di rappresentanza come fondamento del potere parlamentare (taxation/representation), ed infine la diplomazia, parola invocata come un inutile mantra nelle varie fasi della guerra di Ucraina, è una dimensione culturalmente distrutta, insistente nelle élites dirigenti delle democrazie liberali, mentre ancora paradossalmente esiste nelle autocrazie e nei dispotismi. Per i motivi illustrati da Emmanuel Todd: “ Completamente assorbiti dalla loro nuova professione-vincere le elezioni che ormai non sono altro che delle rappresentazioni teatrali, le quali però, come il teatro vero richiedono impegno e competenze specifiche- i membri delle classi politiche occidentali non hanno più il tempo di formarsi nella gestione delle relazioni internazionali “ (Emmanuel Todd , La sconfitta dell’ Occidente, Fazi, 2024, p.. 160).
Mai tanti attori, comici, commedianti, o anche “uomini senza qualità” e senza cultura (se non quella tecnica o finanziaria), hanno occupato tanti posti di potere ai vertici della politica internazionale.
Questo nuovo potere- un potere che “distrugge” o rimuove il diritto, il limite, la obiettività- si fonda su una realtà costruita, fittizia su una post-verità che è sempre più facile imporre a società de-civilizzate. Questo spiega la profondità delle deformazioni della democrazia che non riguarda solo le democrazie illiberali o autocratiche. E’ la post-verità, cioè la fabbricazione della verità (che poi significa la fabbricazione della menzogna) un obiettivo che oggi è perseguito da tutti, dagli uni apertamente dagli altri nascostamente. Pensiamo alla rimozione- neppure una menzogna, ma totale rimozione mediatica- della inflazione di guerra esistente in Europa occidentale ma soprattutto in Italia in seguito alla guerra russo-ucraina, una inflazione da costi asimmetrica che colpisce solo i consumi alimentari e quanto ha a che fare con la componente energia.
Se l’idea di verità oggettiva, come quella di bene, si fragilizza, si sacralizza invece il suo antagonista il “potere” e si privilegiano gli altri poteri, a partire da quelli tecnologici , bio – tecnologici o economici e si finisce per subordinare ad essi il campo dei diritti della persona. La verità oggettiva è infatti un limite invalicabile per ogni potere assoluto che imbevuto di scetticismo e di indifferenza considera con disprezzo un non senso ogni ricerca della verità. Come fa perfettamente intendere la domanda, retorica o ironica, che non attende risposta, con la quale Ponzio Pilato si rivolge a Colui che aveva dichiarato di esser venuto “per rendere testimonianza alla verità”: “ Pilato gli disse: Che cosa è la verità? E, detto questo, di nuovo uscì a’ Giudei”.( Giovanni, 18, 37/38).
La verità è un limite insopportabile tanto per l’autocrate quanto per il “presidente sceriffo” che vuole affermare la sua propria verità, ma è un limite insopportabile anche per i “democratici liberali” laddove essi professano una concezione scettica (“pilatesca”) della democrazia identificando la verità con tutto ciò che è espressione del consenso popolare. Questo nichilismo del potere che rimuove la realtà oggettiva e astrae da essa è la vera malattia comune dell’Occidente, dell’Europa e degli USA.
Esso può ben considerarsi il carattere distintivo della “democrazia scettica” adottata da tanti uomini di potere e di governo che ritengono proprio compito primario conservare il potere ( non, primariamente, conservarsi al potere) e mantenere il governo ( non mantenersi al governo) e che considerano “ il potere e il governo […] come un fine e tutto il resto, verità e giustizia comprese, [come]puri mezzi, utili, inutili o dannosi a seconda delle circostanze, “ ( Gustavo Zagrebelsky, Il Crucifige ! e la democrazia, Einaudi, 1995, p. 78). Da questo nichilismo del potere, che difficilmente raggiunge da noi le vette stratosferiche raggiunte da Trump, anche noi europei dobbiamo guarire. Da essa anche noi europei dobbiamo guarire.
Questo nichilismo infatti anche da noi ha sfigurato i connotati della politica. La politica non è più, nemmeno in Europa e soprattutto in Italia, l’arte del deliberare, del soppesare, del comparare e del valutare per mettere insieme le persone ed arrivare a decisioni condivise, non è più l’arte regia del tessitore descritta da Platone. Essa è piuttosto la capacità di assumere decisioni efficaci, una tecnologia del potere, un’arte del potere che consente di far funzionare economia e società, di controllare la realtà.
Una arte in cui poteri finanziari e poteri politici elettivi possono ben allearsi tra loro dato che il consenso elettorale ormai non ha più nulla o quasi nulla in comune con gli obiettivi reali della gestione politica, quelli da cui dipende davvero il futuro obiettivi che quindi non può più ostacolare. La decisione dei mercati può finalmente convivere con la decisione delle urne elettorali. Siamo su due piani separati. Obiettivi reali non possono infatti ritenersi le “bandierine di partito” delle opposte “tifoserie” politiche, come i centri rimpatri in Albania o la legislazione per gli LGBT, che certo nulla hanno a che vedere con le policies che decidono il nostro futuro.
Per uscire da questa situazione sono necessarie le tre virtù cardinali dell’ Europa, quelle descritte da Denis De Rougemont, e cioè il senso della verità oggettiva, il senso della responsabilità personale ed il senso della libertà come compito umano.
Alla verità oggettiva che non possiamo mai raggiungere completamente ma che è ciò che va sempre ricercato e perseguito col dialogo umano, si contrappone oggi la forza assoluta di ogni potere che ha la pretesa di fabbricare lui la verità, di imporre lui le priorità e di selezionare lui i diritti.
Alla responsabilità personale si contrappone oggi il senso della necessità o l’ imperativo tecnologico ( green deal obbligatorio ma oggi riarmo obbligatorio)che non può essere valutato né discusso dalla libera riflessione razionale.
Alla libertà come compito si contrappone oggi la libertà come negazione dei limiti biologici ed esistenziali entro cui si muovono i soggetti ( il trans-umanesimo). Una “libertà” ( gli antichi dicevano licenza) che postula sempre l’ autoritarismo di Stato necessario all’interno per imporre law and order in questa assenza di regole spacciata per libertà e necessario all’esterno come uso della forza, unica risorsa per assicurare la convivenza degli Stati. La libertà senza limiti che tanto piace alle destre post sociali e neo tecnocratiche.
Sono i tre aspetti che l’ Europa deve riscoprire se vuole davvero mantenere la sua identità collettiva e combattere il nichilismo al potere, il pericolo peggiore che minaccia il nostro futuro comune. Un nemico di cui abbiamo iniziato a discernere le sembianze diffuse e non solo al di là dell’ Oceano.
Umberto Baldocchi