C’è pizzo e pizzo. È proprio il caso di dirlo. Silenzio profondo sull’aumento della benzina giunto proprio alla vigilia del l’esodo estivo che coinvolge milioni di automobilisti. La foglia di fico è quella dell’obbligo dell’esposizione del costo medio regionale da parte dei benzinai. A cosa serve? Mentre quello vero è salito, improvvisamente, di sei, sette centesimi a litro. Per non parlare del “botto” rappresentato dagli oltre due euro alle pompe autostradali.
Una vera e propria vergogna. Per uno Stato che è il primo beneficiario di qualunque aumento sia registrato dai carburanti, grazie ad accise e Iva che sono pari all’oltre il 58% del costo finale per l’automobilista.
In queste ore, con milioni e milioni di italiani in marcia verso le vacanze, non si è sentito alcun sdegnato intervento da parte di chi nelle settimane scorse ha parlato del “pizzo di Stato” per solleticare alcune categorie tra cui si annida molta evasione, come dicono gli stessi dati forniti dal Governo.
L’aumento lieve registrato sul mercato del petrolio non giustifica affatto quello ben più rilevante fatto pagare in queste ore alle pompe stradali. E ci sarà da ritenere che questo varrà per tutto il periodo delle vacanze. Perché quando c’è bisogno di fare cassa tanti bei discorsi finiscono chissà dove, contando sulla smemoratezza e quello che resta solo un momentaneo rimbrotto degli italiani. E in cavalleria è passata anche l’idea di tassare, e bene, i cosiddetti extraprofitti. In particolare, quelli delle compagnie petrolifere che hanno raggiunto livelli davvero vergognosi.