L’oggetto del contendere nel conflitto della Russia in Ucraina sono la libertà, la democrazia e lo stato di diritto, l’eguaglianza dei cittadini innanzi alla Legge. E’ in atto una doppia guerra, decisa unilateralmente dall’autarca russo Putin, per sua puntuale affermazione, contro l’Ucraina e contro i valori delle democrazie occidentali.

Putin e la sua guerra non sono reintegrabili, adesso, nell’Occidente; ne sono il nemico. In questo momento, è in corso uno scontro tra due sistemi\visioni: quello democratico e quello autocratico. Fino ad ora, con Parole ed Opere, l’autarca russo ha reso evidenti “i suoi obiettivi, che vanno ben in là della conquista  di un paese vicino e riguardano sia la sicurezza dell’Occidente, sia la struttura dell’ordine giuridico costituito dopo la Seconda guerra mondiale[1]”.  A tal fine opportuno ricordare che un quinto delle frontiere terrestri dell’Unione Europea, pari a 2.250 chilometri, che riguarda cinque paesi, Estonia, Finlandia, Lettonia, Lituania e Polonia è in comune con il territorio della Federazione Russa. Purtroppo, questa situazione e questi intenti affermati certificano l’incapacità a mantenere Pace e sicurezza in quella zona cruciale dell’Europa da parte dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, dell’Organizzazione OSCE e di ben tre tribunali internazionali[2].

A questa doppia guerra Putin aggiunge l’uso predeterminato e continuato tanto del Terrore armato quanto del “soft power”, utilizzando operazioni coperte o palesi, volte a manipolare l’ordine politico e le informazioni di paesi terzi; la disinformazione è perseguita in modalità sistemica: la ricerca di Jacopo Iacoponi dell’anno 2021 sulla corruzione in Italia manovrata da Putin dimostra come il nostro Paese sia direttamente coinvolto nel traffico mondiale di denaro sporco russo. La vittoria della Russia è attesa, segretamente, da molti europei, poiché questa crisi ha reso ancora più evidente che i nemici delle società libere, anche all’interno delle società libere, sono tanti ed agguerriti e coperti, anche a seguito di frequenti azioni Cyber.

Il vero nocciolo della questione: l’autodeterminazione\indipendenza dell’Ucraina, il ritiro delle truppe russe nei loro confini giuridicamente ed internazionalmente riconosciuti.

Un un recente sondaggio rivela che il 35,7% degli italiani ha dichiarato di parteggiare per Putin invasore e non per l’Ucraina invasa e per il contesto Occidentale che la supporta; ma parteggiare per l’autarca russo durante lo svolgimento di una invasione non equivale ad esprimere una normale preferenza tra diversi sistemi, ma significa, per quel 35,7% di nostri concittadini, scegliere e dire a noi, e a se stessi, di essere schierati contro le democrazie occidentali e di preferire la “democratura” alla democrazia. O, quantomeno, sottovalutare la differenza tra i due sistemi, rimanendo a casa propria, protetti dalle proprie posizioni garantite; testimoniando che, purtroppo, i retaggi antidemocratici sono ancora presenti in Italia e che militano in movimenti che tendono a contrastare la democrazia liberale ed a privilegiare l’antiamericanismo ed alimentano il dubbio della collocazione internazionale del Paese in tema di politica estera.

Tutti vorremmo la Pace. Il Problema: che Pace tentare di ottenere? “Non c’è Pace senza Giustizia, sarebbe una resa; Non c’è Pace senza Libertà, sarebbe sottomissione[3]”. “ Il cambio di passo, a favore della Diplomazia, potrà avvenire soltanto quando la Russia abbandonerà le terre che invaso[4]”.

Partire da qui sembra difficile, ma guai a disperare; bisogna crederci e riprovare, come ci insegna, con l’esempio, Papa Francesco; tutti i protagonisti insistano nel tenare la via del negoziato. Tutti i negoziati, con qualunque animo e da chiunque iniziati e perseguiti, vanno portati avanti, senza pregiudizi, purché in spirito di verità. Se è vero che la guerra è la politica perseguita con altri mezzi, il conflitto non esclude mai il sempre possibile ritorno alla Politica ed al negoziato, che timidamente tenta di affacciarsi al balcone della Storia.

Si deve negoziare, sempre ed ovunque possibile, anche e forse soprattutto anche, con i nemici, soprattutto quando vivono una situazione di profonda difficoltà. Oggi, Putin è con le spalle al muro: gli vengono meno preziose risorse provenienti dalla vendita del gas; gli effetti della Guerra sul capitale umano tolgono risorse preziose alle produzioni, le sanzioni lo privano delle tecnologie indispensabili a vincere sul terreno; cosa, molto difficile anche per la piccola Ucraina.

Sostenere in ogni modo il popolo ucraino, tanto con le armi quanto  con le sanzioni economico finanziarie contro Putin ed il suo cerchio è la sola via per costringere Putin a negoziare seriamente, accettando preventivamente il “cessate il fuoco”, una tregua prima e la pace, poi. La soluzione del “problema Grano”, mediata dalla Turchia, ha dimostrato che con buona volontà, “tutto è Possibile”.

La strategia dell’Occidente non può prevedere la richiesta all’Ucraina di fermarsi. L’Occidente rimuoverà le sanzioni solo dopo il rientro della Russia nei suoi confini legali. Il miglior esito per l’Ucraina? Probabilmente, solo, il migliore de impossibili.

Ipotetici, quindi, gli obiettivi di un possibile negoziato: da parte ucraina, alla quale spetta definire, per parte sua, le condizioni per i negoziati con la Russia, non una generica vittoria, ma che Putin non riesca più a realizzare invasioni ed annessioni e che la Russia rientri nei suoi confini internazionalmente e giuridicamente condivisi, con l’indispensabile per la sopravvivenza, sbocco a mare.

Non dovrebbe mancare “una chiara indicazione dell’Europa che prospetti, con la fine della guerra della Russia all’Ucraina, il ritorno, in tempi logici, ad un processo di libera integrazione della Russia in uno spazio europeo pacificato e governato dal Diritto che permetterebbe al paese russo di godere di nuovo non solo di un positivo interscambio economico, ma anche di una ripresa di relazioni culturali e scientifiche con l’Occidente delle quali la Russia ha enorme bisogno[5]”.

Ulteriore altra ipotesi: prevedere l’aggiustamento dei confini tra Russia ed Ucraina tramite referendum popolari, organizzati dall’ONU e dalla stessa controllati rigorosamente tramite protagonisti reperiti da Paesi concretamente neutrali

Serve al negoziato un attore o un gruppo di protagonisti autorevoli, accettato da russi ed ucraini, supportato dall’autorevolezza morale di Papa Francesco. E’ importante e positivo che sia previsto che l’Italia faccia parte del gruppo di nazioni garanti di eventuali accordi di pace, come già

Massimo Maniscalco

 

[1] Sabino Cassese, L’Ordine Mondiale in crisi, Corriere della Sera, 2 Novembre 2022.

[2] Corte internazionale di Giustizia, Corte Penale Internazionale, Corte Europea dei Diritti dell’Uomo.

[3] Alessandro Alfieri, Senatore, partecipante ad entrambe le manifestazioni del 5 Novembre a Milano ed a Roma

[4]  Iryna Vereshchuk, vice premier dell’Ucraina.

[5] Maurizio Cotta