Per la prima volta in tre anni, Putin si decide per una momentanea tregua in occasione della Pasqua. Quest’anno è la celebrazione della Resurrezione globale giacché coincidono quella cattolica e quella ortodossa.
Si sta trattando di una piccola pausa in una guerra che appare senza una fine. Stanotte, la guerra fratricida riprenderà. E’ inutile chiedersi i motivi di un’apprezzabile decisione che serve ad evitare che, sia pure per un solo giorno, ucraini e russi si bombardino reciprocamente. Sarà un voler invitare Donald Trump, che una tale tregua aveva chiesto, a non abbandonare il tavolo delle trattative in corso dopo averlo ascoltato dire di sentirsi preso un po’ in giro? O un modo per un lievissimo allentare la pressione in casa, giacché pure per il popolo russo questa guerra non è una passeggiata.
La Pasqua di oggi, invece, sarà sicuramente di sangue a Gaza e in Cisgiordania. Terre in cui Israele vuole far sentire la sproporzionata vendetta per l’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre del 2023 e dalle quali provare ad estromettere completamente i palestinesi per creare quel “Grande Israele” che dovrebbe andare dal Giordano al mare. Anche se non manca tra gli estremisti al governo con Netanyahu chi, riferendosi alla Genesi (15:18-21), vagheggia addirittura “dal Nilo all’Eufrate“. Contravvenendo, comunque, a tutte le leggi e agli accordi internazionali definiti dal ’48 ad oggi.
E’, a questo proposito, una Pasqua di complicità da parte dell’Amministrazione Trump e di ignavia da parte dei paesi dell’Unione europea. Questi, pur avendone in parte i mezzi, soprattutto quelli economici, per riportare Netanyahu ad un minimo di ragionevolezza, e di rispetto del Diritto internazionale, continuano a disinteressarsi del fatto che un altro popolo rischia la scomparsa. A dispetto della considerazione che, quella dove si consumò la Pasqua di 2025 anni fa, è “Terra Santa” per tutte e tre le tre principali religioni monoteiste del mondo.
Politica Insieme