Rileggendo il discorso della scorsa settimana di Conte al Senato, due passaggi a mio avviso confermano motivo e urgenza del nostro agire nella costruzione di un soggetto politico d’ispirazione cristiana e che in tempi futuri forse potrebbe costituire l’opposizione a stili governativi troppo lontani dalle radici storiche e cristiane del nostro Paese, nonostante il richiamo alla modernità che in modo criptico sottintende un laicismo sfrenato che non vede tra i suoi principi la cura della Persona e la ricerca di ciò che è Bene per lei.

Riporto il primo passaggio del:
“Questa in verità – lo ammetto – non te l’ho mai riferita, anche perché non riguarda specificamente i nostri compiti di Governo: chi ha compiti di responsabilità dovrebbe evitare, durante i comizi, di accostare agli slogan politici i simboli religiosi. Matteo, nella mia valutazione questi comportamenti non hanno nulla a che vedere con il principio di libertà di coscienza religiosa, piuttosto sono episodi di incoscienza religiosa, che rischiano di offendere il sentimento dei credenti e nello stesso tempo, vedi, di oscurare il principio di laicità, tratto fondamentale dello Stato moderno.”

In queste parole vedo il motivo alla base del quale un rappresentante del M5S è molto lontano da quello che può sentire un credente autentico. Il principio di laicità non può voler dire apertura a valori negoziabili soprattutto quando questi conducono a derive etiche e morali che mortificano il valore dell’uomo nella sua interezza.

Se dobbiamo riconoscere ed esser grati a Conte per il suo tentativo di aver restituito per qualche ora dignità e valore alle istituzioni parlamentari, cosa che il solito Salvini ha tentato di affossare prendendosi un caffè mentre il presidente del Consiglio argomentata il difficile ma incoerente discorso ai Senatori, cogliamo altresì nelle sue parole questa sostanziale differenza tra la sua e la nostra visione di vita politica.

Anche Conte ha strumentalizzato un passaggio del suo discorso toccando un argomento importante ma diventato ridicolo per i molti commenti intrisi di superficialità diffusa da un credo disincarnato, e si è rivelata la sua apertura a visioni laiciste. Pur avendo anche lui,a inizio mandato,mostrato il suo credo tramite un santino di Padre Pio, non ha argomentato il suo dissentire con profondità, ha solo rilanciato una laicità dello Stato e il valore della libertà , in questo caso religiosa, che ha tutt’altra motivazione e natura rispetto al valore che ne avrebbe dato un don Sturzo: «La libertà – scriverà nel 1949 sul quotidiano Il popolo – è come l’aria: se l’aria manca si muore; la libertà è come la vita… la libertà è dinamismo che si attua e si rinnova».

Una sana laicità è espressione di libertà dunque, perché armonizzata da una costante ricerca creativa, ma in senso biblico. La dimensione del proprio Credo però deve poter comprendere due modalità, intima e pubblica.

La seconda si potrebbe tradurre anche come coerente testimonianza vissuta, ma mai narcisistica ostentazione,cosa che entrambi i personaggi a mio avviso hanno fatto.

Il secondo passaggio, da non sottovalutare nel discorso di Conte, dichiara un’altra barriera di visione culturale: ” È necessario orientare tutto il sistema di formazione verso le competenze digitali, che saranno sempre più richieste anche nel mercato del lavoro. È necessario potenziare l’intero reparto della ricerca, realizzando un sistema di coordinamento più efficace tra università ed enti di ricerca anche attraverso un’agenzia nazionale.”

Orientare tutto il sistema formativo verso le competenze digitali, a mio avviso la reputo una esemplificazione che va a contraddire il distinguo che lo stesso Conte nel discorso fa tra il come e il che cosa imparare.

La politica scolastica degli ultimi anni ha,con la legge 107/15, introdotto un ricercato tecnicismo esaltando certe competenze con un bel saluto alla qualità dei contenuti all’interno dei programmi. Basterebbe solo dare uno sguardo alle Indicazioni nazionali per accorgersi che abbiamo svenduto anche il valore alto della cultura italiana in nome di un “ecumenismo”formativo tra stati europei.

Col ricorrere poi ad agenzie esterne ,quali supervisori (Invalsi) della qualità scolastica italiana,abbiamo visto come in questi anni si sia spostato il valore del sapere, puntando soprattutto ad un apprendimento di ” sfida” raggiunto con tecniche spesso adatte per livelli più alti di comprensione e quindi competitivi , generando nella scuola posizioni di emarginazione e differenze tra Nord e Sud.

Quindi facciamo attenzione a cosa si può celare dietro le parole che seppur alte , ben costruite,come degne di una rogatoria prolusa contro pur sempre un rappresentante istituzionale, non possono coinvolgere visioni altre di sistema politico, dove ai contenuti culturali non possiamo fare sconti, né possiamo eliminare tradizioni e buone pratiche che fanno della Scuola un soggetto alto anche se ormai agonizzante, ma non mpossibile da recuperare. Il nostro pensiero contro ogni forma di eutanasia, crede che, a volte, da un accanimento “pensante”, si può far riprendere un battito di cuore, generativo di vita migliore.

Si continui allora l’opera di costruzione politica rigenerativa di un diverso stile di governo del Paese, con una profonda attenzione a concetti introdotti in discorsi istituzionali (programmatici?)come “laicità” oppure “competenze digitali”, facce della stessa medaglia relativista, se non bilanciate da possibili applicazioni nel reale contesto scolastico,senza logiche di scarto.

Lega e M5S hanno dimostrato tutta la loro inconsistenza rispetto al tanto cambiamento sbandierato. Semplicemente sono caduti nel rituale della vecchia teatralità politica,quella che da troppi anni ha mortificato il valore dei protocolli istituzionali, il senso dello Stato, la cultura della politica anche come esercizio di giustizia e tutela di tutti i cittadini.

Riflettendo solo su due passaggi dunque scopriamo quanto possano essere distanti certe visioni di un sistema politico sempre più lontano dalle vere esigenze e tradizioni di un popolo costretto a dover modificare e mortificare quello che nella realtà vorrebbe vivere. Due passaggi comunque per dire:-Facciamo attenzione ad un certo laicismo mascherato di buonismo. Modello di una politica surreale che male interpreta il volere del popolo, ormai non più sovrano e culturalmente manovrabile.
Speriamo ancora per poco.

Eleonora Mosti

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