Un indizio è solo un indizio. Due indizi può essere siano solo una coincidenza. Tre indizi, o sono il frutto di una singolare ed irripetibile, strana ed occasionale costellazione di eventi, pur non connessi tra loro, oppure sono una prova. E’ il nostro caso. Ed è bene esserne consapevoli fin d’ora.
“Unicuique suum…”, espressione tratta, pare, dagli scritti di quel grande giurista e letterato che fu Cicerone, sembra essere la cifra programmatica dell’attuale governo. Un pezzo a ciascuno: il Premierato a Fratelli d’ Italia; l’Autonomia Differenziata alla Lega; la Giustizia a Forza Italia, corroborata dalla dichiarazione, di qualche tempo fa, della Seconda carica dello Stato che alludeva ad una necessaria revisione dei confini tra Esecutivo e Potere giudiziario. Per quello legislativo i lavori di progressivo spegnimento sono in corso da tempo – va riconosciuto da prima del Governo Meloni – e la cosa avviene senza spargimento di sangue, ma con la tecnica soft del soffocamento, premendo sulla bocca delle Camere il cuscino dei disegni di legge blindati, della decretazione d’urgenza, dei voti di fiducia. Il tutto in un pollaio custodito dalle volpi.
Detta così, sembrerebbe – come vorrebbero farci credere – solo la neutrale ed asettica elencazione di punti programmatici avanzati dalle varie componenti della maggioranza. Perfino a Lupi hanno riservato un confetto con una possibile forma di finanziamento alla scuola privata. Insomma, un accostamento innocente e lineare di punti posti, in orizzontale, sul piano, senza la pretesa di articolarli tra loro in una struttura spaziale a tre dimensioni che dia l’idea di un’ architettura, cioè di un disegno, che, invece, c’è….eccome.
La posta in palio è la decostruzione sostanziale del nostro ordinamento istituzionale e democratico, finalizzato a cambiargli il cuore, sostituendo al “principio di democrazia e liberta’” che ispira e regge la Costituzione repubblicana, un “principio d’ autorità ed ordine” che evoca suggestioni legate a fasi della vita del nostro Paese che la storia ha già mandato in giudicato, una volta per tutte.
La partita la si gioca fin dai prossimi mesi ed il fischio di chiusura, si debbano o meno giocare i supplementari, è previsto entro i prossimi due anni, per cui sarebbe bene che i giocatori cominciassero a scaldarsi a bordo campo. Ce l’hanno con la Costituzione e probabilmente più che con la lettera, con il processo che ne ha rappresentato la genesi storica E la voglia di condurre in porto, contro quest’ ultimo, una sorta di rivincita è tale e tanta da tenere insieme i due opposti dell’idea di “nazione” e dello spacchettamento dell’Italia. Più che di dover governare il Paese, si preoccupano di creare una piattaforma su cui costruire una egemonia che duri nel tempo, percorso che, peraltro, trova il suo punto dirimente nelle prossime elezioni politiche.
Spiace per Tajani e per i suoi che ci fanno la figura dei fessi. Mandano giù di tutto pur di ottenere una riforma della Giustizia che dia ragione della loro vocazione “liberal-democratica” e non si rendono conto dell’autogol che stanno subendo. L’ invocata cultura “liberal-democratica” che, per quanto variamente manipolata, compromessa e contraddetta nella sua trentennale storia, è pur sempre, per Forza Italia, la sua cifra originaria, viene segata in radice e letteralmente divelta dal terreno dagli altri due corni della questione.
Domenico Galbiati