È di poche ore fa l’arresto di tre uomini risalenti alla cosca Tegano di Reggio Calabria, che il 25 maggio 2017 avrebbero ucciso con un colpo di pistola Bruno Ielo. La “colpa” di quest’ultimo è stata quella di aver aperto una tabaccheria poco distante da quello di Franco Polimeni, uno degli arrestati, cognato di Pasquale Tegano.

Un altro spazio che si libera, per citare Gratteri, un altro spazio vuoto da riempire. Ma non è facile
riempire spazi vuoti così… gravidi, gravidi d’intimidazioni, paure e odio..

Per uno che dice no ce ne sono mille che abbassano la testa e almeno la testa ce l’hanno ancora. Ogni soluzione politica e legalitaria, da sola è insufficiente. Cosa potrà parlare alle coscienze di quei tanti che soggiacciono ai
prepotenti? Cosa potrà indurli ad alzare la testa e a contarsi? Quanti martiri dovranno testimoniare che si può fare a patto di non essere lasciati soli come sono stati loro? Quanto sottosviluppo dovrà subire questa terra prima che qualcuno passa avere voglia di investire capitali senza la paura di dovere trattare con poteri occulti?

Di fatto sono domande che rimangono tuttora inevase. Non c’è una ricetta pronta. È un problema complesso e complessa ne è la soluzione.

Qualcosa però sta cambiando e i segni di speranza ci sono. Si vedono nelle piazza riempite da Libera, si vedono nel clamore mediatico che fanno episodi di cronaca come quello narrato nel presente articolo che fino a poco tempo fa forse non avrebbero superato i confini della regione, se non della provincia. È necessario valorizzare questi segni di
speranza.

Innanzitutto è necessario uno Stato che abbia la volontà politica di fronteggiare le mafie; è necessario che tale volontà sia ben visibile, sia avvertita dai singoli cittadini che possono a poco a poco convincersi di non essere soli. È necessario poi formare uno spirito cooperativo.

Si può cooperare se viene meno la diffidenza nei confronti del prossimo. Non è sufficiente (se pure è indispensabile e prezioso) l’arresto dei mafiosi a liberare spazi. Il controllo mafioso del territorio lascia uno strascico duraturo e profondo nella mentalità dei cittadini. Quegli spazi, in realtà, sono ancora tristemente pieni.

Per questo la vera scommessa è quella educativa, a partire dalla scuola fino all’auspicabile collaborazione in Calabria di cooperative solide e solidali che “esportino” una cultura e un modello dando un imprintng all’economia del territorio.

È un problema complesso, si diceva, e complessa ne è la soluzione; essa, dunque, non può che essere circolare e partecipata, prevedendo che ciascuno, Stato, privati e terzo settore faccia la propria parte per conquistare spazi in modo autentico, prima di tutto, nelle coscienze.

Dario Romeo

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