La pandemia da Covid-19, la cui diffusione sta entrando nel secondo anno, ha posto problemi di ogni genere. Le scarse conoscenze, le conseguenze sanitarie, economiche e relazionali confermano quanto sia difficile trovare il punto di equilibrio a livello di valutazioni e, soprattutto, per ciò che riguarda le decisioni da assumere e i provvedimenti da emanare.

A un certo punto è sembrato giungere il vaccino quale toccasana assoluto. E allora, anche a seguito di diatribe politiche, si è finito per allentare la guardia, ridurre l’insistenza e addolcire i provvedimenti prima previsti sull’utilizzo di altri accorgimenti, che l’esperienza dice fondamentali, quali l’uso della mascherina, l’evitare gli assembramenti e spingere per una continua igienizzazione delle mani e degli ambienti in cui viviamo o che ci troviamo a frequentare.

Pur affidandoci, ad un certo punto, al solo  vaccino non si è pensato opportuno introdurre l’obbligo della vaccinazione generalizzata. I motivi sono vari. Persino di diritto, ma anche per un certo modo di gestire l’informazione, o di farla correre a suo piacimento, visto che per lunghi mesi si è consentito la circolazione di notizie preoccupati quali quelle sui limitati effetti dovuti a qualche prodotto utilizzato per la vaccinazione di massa, ma senza che trovassero la spiegazione loro collocazione scientifica adeguata in un quadro complessivo sufficientemente noto e governato. Si è seguita, invece, l’idea di un obbligo di fatto introdotto con l’adozione del “green pass” in molti casi vissuto con mancanza di serenità e, soprattutto, di convinzione e non solo da parte dei cosiddetti “no vax”.

La difficoltà di assumere decisioni in materia non riguarda, ovviamente, la sola Italia. Abbiamo, così, visto l’altalena delle disposizioni introdotte in altri paesi. Come quelli del nord Europa che, agli inizi, hanno brillato per il loro modo di sottovalutare la situazione e persino, ritenere eccessiva la linea seguita dall’Italia. Poi, Gran Bretagna, Francia, Germania ed Austria, ma solo per non nominarne tanti altri, sono giunti all’introduzione di provvedimenti non meno draconiani di quelli di casa nostra.

Giunge ora la notizia che nella provincia canadese del Quebec, una di quelle che ha avuto tra i più alti casi di decesso, che hanno toccato la cifra di 12.028,  verrà introdotta una tassa sanitaria a carico di quanti non si sono vaccinati contro il Covid-19. Eppure, nel Quebec, solo il 12,8% circa dei residenti del Quebec non è vaccinato, ma rappresentano quasi un terzo di tutti i casi di ospedalizzati. Il Primo ministro dello stato, Francois Legault, ha preannunciato che il “contributo”, così ha definito il balzello, sarà di entità “significativa” aggiungendo di ritenere che si tratta di “una questione di equità per il 90% della popolazione che ha fatto dei sacrifici”.

Questa regione del Canada, comunque, non è la prima a pensare ad una misura a carico dei non vaccinati. A Singapore, infatti, questi sono chiamati a pagare di tasca propria le spese mediche cui sono sottoposti nel caso finiscano per essere ricoverati in una struttura sanitaria pubblica.

In Italia, intanto, si viene a sapere che, di fatto, quanti percepiscono il Reddito di cittadinanza senza essersi nel frattempo vaccinati finiranno per perdere la somma finora loro riconosciuta. Si è pensato allo stratagemma di rendere vincolante una loro visita ai centri per l’impiego cui, però, non si può accedere senza mostrare il “green pass”, ovviamente quello che viene definito “rafforzato”. Limitiamoci alla domanda, tanto ardua è la risposta: è giusto? E’ questo il miglior sistema per convincersi a vaccinare, cosa che molto probabilmente dovrà entrare nel nostro futuro collettivo?

E’ ovvio che a male estremi si risponde con estremi rimedi, ma resta sempre il quesito se una sommatoria di provvedimenti del genere risultino alla fine come i più educativi e se non contribuiscano, invece, a consolidare il convincimento che le cose proprio non funzionano tra cittadino e Stato dal quale, in ogni caso, ci si dovrebbe attendere un’assunzione di responsabilità, precisa e chiara, pari a quella che si esige giustamente a tutti noi.

 

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