Siamo all’ennesimo uso della “macchina del fumo”, quella usata durante le riprese cinematografiche. E’ la volta del ministro della Pubblica Istruzione, Giuseppe Valditara, leghista, che se n’è uscito con la proposta di pagare in maniera diversa gli insegnanti a seconda di dove svolgono la loro attività. Poi, la marcia indietro. Lo abbiamo già detto: questo è il governo della “retromarcia (CLICCA QUI) visto che, in prossimità del fatidico traguardo dei primi cento giorni,  ha fatto dietrofront su quasi tutti gli annunci che avrebbero dovuto confermare il fatidico “siamo pronti”.

L’inversione ad U è giunta dopo che si sono ribellati i sindacati cui ha dato voce Landini della Cgil. E allora, il ministro che si vuole avviare, da buon leghista verso l’autonomia differenziata, ha precisato che, in realtà non si tratta di toccare il contratto di una categoria che riunisce oltre 700 mila tra maestri ed insegnanti. Valditara, che però non è entrato nel merito di come articolerebbe il meccanismo finanziario, ha così precisato: “Non è mai stato messo in discussione il contratto nazionale del mondo della scuola, non ho mai parlato di compensi diversi fra Nord e Sud; ho solo riportato una problematica sollevata da alcune regioni riguardo il differente costo della vita nelle diverse città italiane”. Un’idea da “macchina da fumo”, insomma, che fa ritornare alla mente le famose gabbie salariali di decenni e decenni fa, per cui ci ritrovammo pure con un paio di morti nel corso della protesta dei braccianti siciliani a Avola.

Il problema del caro vita, ed anche della sua differenziazione geografica, è vero e reale. Nel caso degli insegnanti, lo sanno bene i tantissimi costretti a spostarsi di residenza, o fare giornalmente i pendolari, perché non tutti riescono ad avere una cattedra nei pressi di dove vivono. Ma questo è un problema che riguarda tutta la Pubblica amministrazione di cui non si riesce proprio a veder giungere delle soluzioni efficaci, eque e ragionevoli.

Non dimentichiamoci, inoltre, che hanno voluto chiamare il Ministero retto da Valditara con l’aggiunta del merito. Così, forse sarebbe comunque opportuno considerare che la vera differenziazione dovrebbe essere quella legata alla diversificazione della carriera dei docenti e ad un reale riconoscimento del merito. Tutte cose che in Italia sono al momento inimmaginabili, prima ancora che irrealizzabili!

C’è da chiedersi, allora, se la soluzione a problemi reali possa venire da uscite estemporanee che seminano più confusione che mai e destinate ad agitare ancora di più un’intera categoria già insoddisfatta per il livello degli stipendi, abbastanza lontani dalla media europea. E c’è anche da chiedersi se i ministri si siano letti i programmi del partito che li ha mandati al Governo e degli altri alleati della coalizione che oggi ha la maggioranza parlamentare.

Se il ministro Valditara avesse letto, avrebbe scoperto che nel ponderoso programma della Lega non c’è il minimo accenno a quanto ha proposto e che, pure in quello della sua Presidente del consiglio, si può rinvenire solo ad uno scarno riferimento ad un “progressivo allineamento degli stipendi del corpo docente alla media europea”.

Si vede che la passione “nordista” della Lega ha tradito Valditara il quale, più che pensare alla questione della remunerazione di maestri e professori, è più interessato a fare il “primo della classe” sull’autonomia differenziata che, nonostante potrebbe finire per scassare definitivamente il Paese, è agitata come se fosse la madre della soluzione di tutti i problemi dell’Italia.

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