La 49a Settimana sociale dei Cattolici italiani è programmata a Taranto dal 21 al 24 ottobre prossimi.  L’appuntamento è dedicato a “IL PIANETA CHE SPERIAMO, Ambiente, Lavoro, Futuro, #tutto è connesso”. A sei anni dalla pubblicazione l’Enciclica Laudato si’ sta agendo come una novità prorompente.
Prima di entrare nel merito, una digressione: non per distrarre, ma per tornare al tema con maggiore ricchezza di motivazioni. È in corso nella Chiesa cattolica il Tempo del Creato (lanciato con una dichiarazione congiunta con ortodossi ed anglicani), che si conclude il 4 ottobre (S. Francesco d’Assisi). E’ all’opera e si espande il Movimento cattolico globale per il clima, che sta raccogliendo le firme su una petizione (Pianeta sano, persone sane) rivolta ai Governi della Terra in occasione di COP15 e di COP26 (CLICCA QUI). Si tratta di due Conferenze mondiali dell’ONU: la prima sulla Biodiversità in ottobre ( CLICCA QUI ):  la seconda sul cambiamento climatico a Glasgow in novembre (CLICCA QUI ). COP 26 è presieduta dall’Inghilterra, in partenariato con l’Italia, che ospiterà gli eventi preparatori, tra i quali uno rivolto ai giovani (v. su Onuitalia.com). Per venire in casa nostra, la Missione 2 del PNRR (CLICCA QUI ) è dedicata a Rivoluzione verde e transizione ecologica (con il 37% delle risorse complessive del piano). Comprende economia circolare, energie rinnovabili e sviluppo idrogeno, miglioramento infrastrutture idriche, investimenti contro il cambiamento climatico e il dissesto idrogeologico e altro.
Da Bruxelles la Commissione ha lanciato il Green Deal per fare dell’Europa – al 2050 – il primo continente al mondo a impatto climatico zero (e quindi ridurre le emissioni, creare posti di lavoro e favorire la crescita, affrontare il problema della povertà energetica, ridurre la dipendenza energetica dall’estero, migliorare la salute e il benessere). La spinta innovatrice del Green Deal europeo ha suscitato n Italia anche prudenze e qualche propensione a frenare, ventilando il rischio di impatti negativi su alcuni distretti industriali (per esempio,la chiusura della Motor Valley). A questi timori hanno dato voce anche interventi di esponenti del Governo Draghi (Giorgetti, Cingolani…). Questa carrellata molto sommaria di temi noti ha lo scopo di indicare che il tema della Settimana sociale non è rivolto a un futuro eventuale, ma è di attualità bruciante per chiunque pensi e operi in termini di responsabilità politica, oggi. Anche chi frequenta questo sito è così chiamato a intensificare l’attenzione politica a questi temi.
Ma perché occuparci della 49a Settimana Sociale? Un soggetto collettivo di ispirazione cristiana, sociale o politico, che questa ispirazione voglia applicarla e non solo enunciarla, si trova davanti una questione. Può infatti ritenere, come infatti alcuni ritengono, che i valori siano dati e noti, e che non ci sia bisogno di parlarne tanto. E anche che l’ispirazione cristiana stia nella formazione originaria di ciascuno, che per alcuni risale al catechismo di PIO X.
Oppure, può ritenere che questa ispirazione significa di tempo in tempo trarre criteri, motivazioni, orizzonti di impegno da ciò che la Chiesa propone costantemente con una elaborazione viva, non solo tratta dagli archivi. A questo fine le Settimane sociali sono certamente un punto di attenzione privilegiato. Non l’unico. Ad esempio chi si occupa di economia (e di politiche economiche e sociali) può (o deve) guardare anche a Economy of Francesco (per di più uno spazio prevalentemente giovanile), il cui Evento globale 2021 sarà il 2 ottobre ( CLICCA QUI ).
Alle Settimane sociali partecipano, con proprie delegazioni (oltre alle rappresentanze diocesane), anche associazioni e movimenti ecclesiali, associazioni dì promozione sociale come ACLI ed MCL, associazioni anche di rappresentanza di interessi imprenditoriali che per storia (e talora per statuti) e per collaborazione con la Pastorale sociale e del lavoro CEI, attestano una connessione con la DSC, come Coldiretti e Confcooperative (così almeno nella mia passata esperienza, poiché non trovo notizie in rete sui partecipanti). Ci sono analoghe possibilità per formazioni politiche di ispirazione cristiana?
Se la politica è un servizio di carità, anche chi si riconosce in questa vocazione non dovrebbe restare alla finestra. Se occorresse un dialogo con il Comitato organizzatore (composto di persone eccellenti), anche sulle modalità, andrebbe ricercato. Quanto invece alle persone, è probabile che molti, che scrivono e leggono su questo sito, per appartenenze associative e per militanze ecclesiali possano partecipare.
L’Instrumentum Laboris della Settimana Sociale è noto ( CLICCA QUI ). Il taglio della ecologia integrale richiama il fatto che la Laudato si’ è una enciclica sociale e non solo verde (lo ha recentemente sottolineato il Papa stesso nel videomessaggio a un Congresso Interuniversitario argentino Laudato si’). Sebbene le Settimane Sociali siano nel perimetro di responsabilità e di iniziativa della Chiesa Italiana (non per caso il presidente del Comitato organizzatore è un vescovo), siamo abituati a considerarle un’esperienza di partecipazione laicale. Non a caso, anche qui, la maggioranza dei componenti del Comitato organizzatore è di laici (7 – dei quali sorprendentemente nessuna donna – su 12).
Un partito nuovo e di ispirazione cristiana è interessato a una elaborazione comune tra i cattolici italiani sul tema della Settimana sociale? Per individuare sintonie? Per trarne spunti di programma? Si, se la Settimana sociale serve a ricavare applicazioni concrete – dunque anche quelle politiche – dalla Dottrina sociale della Chiesa.
L’Instrumentum laboris si legge bene. Abbozzo un indice parziale di aspetti di maggiore interesse. Innanzitutto, prima di entrare nei contenuti, sottolineo che la riflessione andrebbe condotta, anche in sintonia con l’Instrumentum, cercando attivamente la partecipazione dei giovani già presenti tra noi e invitandone altri.
In primo piano lo sviluppo umano integrale. È una sfida straordinaria per la elaborazione politica avere un punto di visione comprensiva della economia e della ecologia, affinché la prima non sovraccarichi e non spezzi il ramo (la realtà naturale) su cui è seduta (o su cui si arrampica). Dunque un’economia che investa nella natura – nel Pianeta – e non solo che la rispetti.
Le politiche sociali e ambientali vanno messe insieme. L’obiettivo non è l’ambiente, è l’uomo, cioè l’interezza del Creato. È chiaro che poi le declinazioni operative procedono in ambiti dedicati, ma le scelte devono essere sull’integrale e non una somma di attenzioni a settori, a tecnologie, a funzioni… (cioè si gioca anche qui la distinzione tra trasformazione e riformismi, sui quali spesso non è sovrana la politica ma dominano gli addetti ai lavori e gli interessi del campo).
Il secondo punto è che l’integrale riguarda l’uomo e il mondo. Se tutto è connesso non esistono politiche nazionali che prescindano dal pianeta. Quello che si fa in uno Stato non è il dipinto che un pittore fa da solo nel suo studio, ma il particolare di un dipinto complessivo che il singolo pittore esegue con l’occhio al disegno in cui si inserisce.
Se vogliamo governare il pianeta, correggere il deterioramento ambientale, imprimere un vettore di solidarietà alla globalizzazione, ridurre efficacemente le diseguaglianze, allora la politica estera deve tornare ad essere la regina delle politiche, e non un campo trascurato. Perfino oggi, dopo la violenta fiammata mobilitante verso le vicende afghane, l’attenzione ha già cominciato a raffreddarsi.
La terza considerazione è che – accanto a politiche di vertice – occorre lasciare spazio alla sussidiarietà. È solo un cambiamento diffuso, pervasivo, progressivo dal basso che può cambiare stili di vita, modelli di consumo, e aprire gli occhi alla politica talora in ritardo, talora irretita della consapevolezza dei rischi, e incoraggiarla.
Non esaurisco gli spunti. Tra i tanti che ci interessano richiamo soltanto lo stretto collegamento fra ambiente, lavoro e salute che abbiamo imparato dalla Pandemia (un insegnamento dal quale ancora ci distraiamo spesso); l’esigenza di un cambiamento profondo degli stili di vita individuali; l’opzione per una società ordinata secondo il paradigma personalista della sussidiarietà. Come nella edizione precedente si punta a raccogliere e valorizzare buone pratiche, che mostrino la strada per coniugare difesa dell’ambiente e protezione del lavoro.
Aggiungo solo una considerazione a margine. Nella sezione finale dell’Instrumentum Laboris, quella dedicata alle Domande per il lavoro comune, si legge anche: “Agli occhi degli esclusi, e in particolare dei giovani, quali sono i debiti economici, ecologici e sanitari che le misure politiche da adottare stanno gettando sulle spalle delle generazioni future? E come porvi rimedio?”.
Ora non solo Draghi distingue il debito buono da quello cattivo, ma chiunque sa che ereditare un mutuo non estinto se a fronte di un bene di maggior valore è ben diverso che ereditare debiti provocati da eccessi di spesa ordinaria.
A questa domanda ne andrebbe almeno aggiunta un’altra, altrettanto di competenza della politica e come l’altra non solo della politica.
Gli investimenti che stiamo facendo lasceranno dopo di noi beni comuni salvaguardati e valorizzati (acqua, aria, laghi e fiumi, i nostri 300.000 kmq di territorio che abbiamo ricevuto)? Lasceranno dopo di noi beni pubblici maggiori e sostenibili e ben gestiti e ben fruibili (infrastrutture di trasporto e di comunicazione, ad esempio)? Lasceranno dopo di noi diseguaglianze più contenute e maggiore accesso ad opportunità di realizzarsi? … … A quali investimenti dobbiamo prioritariamente rivolgerci con più lungimiranza?
Non diamo per scontato che lasceremo solo debiti. Puntiamo ad accumulare e qualificare il capitale ambientale e sociale…
Vincenzo Mannino

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