Non stiamo a piangere sul latte versato. Guardiamo avanti. Verso la costruzione di un pensiero forte, capace di intendere la transizione epocale da cui siamo investiti, in un tempo che non abbiamo scelto noi, ma ci è dato vivere.

Consapevoli che ai cattolici compete una responsabilità, nel contempo, politica e morale, cui non possono sottrarsi. Un compito “pedagogico” – ha detto qualcuno – o meglio di “carità culturale”. Senza montare in cattedra. Si può, forse, sintetizzare in questi termini il significato ed il messaggio che scaturiscono dal convegno che i cattolici impegnati nel PD hanno promosso sabato a Milano.

La “Settimana Sociale” – e la Rete “trasversale” che ha partorito – ha funzionato come la classica scintilla che innesca una miscela satura, via via cresciuta, pur senza un disegno preordinato, per una pluralità di diffusi processi generativi che a Trieste hanno trovato un punto di comune approdo. I quale, raggiunta la dimensione della necessaria massa critica, si è acceso.

È la spontaneità di un tale percorso a garantire come non sia un artefatto, bensì uno sviluppo pertinente al momento storico e, dunque, potenzialmente ricco di sviluppi importanti.

Per parte nostra, ne siamo particolarmente lieti. INSIEME è nato, attorno a Mons. Simoni, esattamente per rivendicare un ruolo attivo dei cattolici su un piano prettamente politico, secondo un percorso di autonomia, intesa, prima che come dato di schieramento, quale fattore di originale elaborazione culturale e politica.

È giunto il momento di ammettere che il pluralismo, anche di opzioni politiche – come su queste pagine sosteniamo da tempo – sia una ricchezza del mondo cattolico piuttosto che una fatale dissipazione? Purché ci sia, da ogni fronte, la generosità necessaria a mettere tra parentesi – almeno temporaneamente – la disputa tra “prepolitico” ed “impegno politico” e le stesse differenti collocazioni parlamentari, per provare se sia possibile un percorso di costruzione comune di una visione delle cose del mondo che risponda ad concezione cristiana di cosa siano l’uomo, la vita, la storia. Ammettendo, senza acrimonia, come da una tale visione – ove fossimo capaci di raggiungerla – possano poi discendere declinazioni politiche differenti, che, pure, se rispettose, a monte, di questo assunto comune, piuttosto che ancillari ad altre culture, possano rappresentare un momento di chiarificazione e di equilibrio del complessivo discorso pubblico.

Insomma, la “trasversalità” di Trieste, purché vissuta secondo un sentimento di gratuità e di onestà intellettuale, abbandonando per strada le occasionale e contingenti opportunità di corto raggio, può diventare una risorsa importante per il “bene comune” del nostro Paese.

Senonché, un pensiero forte non è servito gratuitamente su un piatto d’argento.Costa tempo e fatica.E bisogna, anzitutto, definirne la fisionomia, a cominciare dal punto di vista metodologico.

Domenico Galbiati 

About Author