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L’apertura all’eutanasia del Veneto leghista. I cattolici sorpresi. Noi sorpresi della loro sorpresa

La Regione Veneto ha approvato una legge che apre all’eutanasia garantendo “a tutte le persone che avanzano richiesta di fine vita un percorso oggettivo, rapido e scevro da qualunque tipo di condizionamento
esterno”. La legge parte dal presupposto di “promuovere, presso tutte le istituzioni, il principio per cui il ruolo della politica è quello di garantire la libertà di scelta astenendosi da qualunque intervento, anche ideologico, potenzialmente in grado di coartare o comunque condizionare, la libera scelta delle persone”.

Paola Binetti, che è stata parlamentare tra le fila del centrodestra, si è detta stupita per quella “che sembra invocare una richiesta di eutanasia” avanzata “da uno dei partiti del centrodestra, la Lega, che si è schierata sempre a favore della legge 38 sulle cure palliative e contro l’eutanasia”.

Ci spiace dissentire dalla senatrice Binetti, ma non ci stupisce affatto che sia la Lega a proporre ed approvare in Veneto una inopinata legge che intenda favorire l’eutanasia.

In attesa di saperne di più e di tornarci sopra con un commento più meditato, vorremmo ricordare che su queste pagine, più volte, si è sostenuto – e da tempi non sospetti – che la vita non la si difende con la moda radical-individualista di una sinistra che ha smarrito quel tanto di senno che non manca mai ad una forza autenticamente “popolare, ma neppure affidandosi alla destra dei respingimenti in mare o dei blocchi navali. Compagini che dei valori che stanno a cuore al mondo cattolico ne fanno un uso di comodo e riducono la religione ad “instrumentum regni”, la piegano dal valore universale che le appartiene a momento contingente di occasionale consenso. Insomma, una religione declinata in chiave civile, come momento d’ordine.

Spiace lo scoramento dei tanti cattolici che non se l’aspettavano e pare siano vivamente allarmati, ma, per la verità, c’è da sorprendersi che siano sorpresi…. La vita è un tutt’uno che si tiene da cima a fondo e non può essere sostenuta da una parte, sprezzata e vilipesa dall’altra.

Xenofobia, sovranismo, primatismo, nazionalismo, non meno della cultura radicale, se appena appena si gratta via la vernice sovrapposta, poco o nulla hanno a che vedere con la difesa e la promozione della vita. La vita si può efficacemente difendere solo in una cornice di cultura della persona, il che significa riconoscere il fondamento “ontologico” del suo valore e della sua dignità in ogni occasione .

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