Carissimo don Luigi,

ci hai lasciati 64 anni fa, una vita… Ma il tuo insegnamento è ancora ben vivo per noi che, imperterriti, continuiamo a definirci “popolari”.

Credo che tu, in odore di santità, sia troppo impegnato a contemplare la gloria divina. Chi lascia le miserie di questo mondo non può rovinarsi la beatitudine voltandosi indietro a compatire chi è rimasto nella valle di lacrime. Ma credo ti possa far piacere avere qualche notizia di cosa sta succedendo quaggiù.

Quello che ti dirò potrebbe anche metterti di cattivo umore, ma confido nel fatto che in Paradiso, avendo raggiunto la pace dei giusti, tu non possa più dispiacerti per le miserie di questo mondo.

Da quell’8 agosto 1959 la popolazione sul nostro pianeta è raddoppiata, e ha ora raggiunto gli 8 miliardi di individui. Pensa che in Africa, il continente più povero, le sole Nigeria ed Etiopia, messe insieme, tra pochi anni avranno tanti abitanti quanti l’intera Europa. Altri Paesi in cui ogni anno morivano milioni di persone per la fame, come Cina e India, sono ora colossi mondiali e il ricco Occidente non può più fare la parte del leone nell’accaparrarsi le risorse del nostro pianeta, come è stato nei secoli precedenti. Così si combattono continue guerre per controllare territori ricchi di materie prime: oggi ne sono in corso una sessantina, per lo più dimenticate dagli organi di informazione.

Ma se tu pensassi che la crescita economica di tanti Paesi del “Terzo Mondo” abbia almeno ridotto le ineguaglianze globali, ti sbaglieresti di grosso! Una piccola élite mondiale aumenta anno dopo anno le proprie enormi ricchezze, mentre grandi masse di persone – anche tra quella che veniva definita “la classe media” – impoveriscono. Il liberismo economico non è più quello che tu e il presidente Einaudi propugnavate: sono certo che se volessi dare uno sguardo all’economia di oggi, non esiteresti a inserire tra le “male bestie” anche questo “turbocapitalismo” basato sulla finanza (anche su capitali virtuali), slegato dalle basi della produzione di beni, che creato nuove schiavitù e ha fatto perdere dignità al lavoro, quello su cui avete fondato la Costituzione.

Per completare questo desolante quadro dovrei ancora almeno accennare al cambiamento climatico e ai guasti che sta provocando, nella sostanziale sottovalutazione – se non indifferenza – dei governi. Ma sulla necessità di salvare il Creato ti consiglio la lettura della Laudato si’, la bella enciclica di Francesco, un Papa che piacerebbe senz’altro per l’attenzione ai poveri e la schiettezza del suo parlare, senza ipocrisie.
Così posso raccontarti altre cose importanti.

La peggiore novità è il ritorno della guerra in Europa. Nel mondo ce ne sono sempre state in continuo, ma almeno qui nel Vecchio continente speravamo di aver imparato una volta per sempre che la guerra è il male assoluto, che cagiona solo morte e dolore senza risolvere i conflitti che la provocano. La tua generazione, che ha vissuto le guerre mondiali e i loro disastri, ci ha saputo regalare un lunghissimo periodo di pace – “L’Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali” –, aiutati anche dall’impasse che i distruttivi arsenali atomici hanno imposto a USA e URSS. Il crollo dell’Unione Sovietica ha portato all’incontrastato dominio americano, ormai messo in discussione – come ti ho già accennato – dai Paesi di nuova ricchezza e da vecchi nemici come la Russia. Noi Europei abbiamo negli Stati Uniti, che ti accolsero in esilio, il tradizionale alleato; ma – credimi don Luigi – oggi difendere la supremazia del polo occidentale significa solo favorire determinati interessi a Washington a scapito della prosperità dell’Europa, ammazzando il progetto dell’Unione sognata da De Gasperi, Adenauer e Schumann. Se non prevarrà la logica del multipolarismo cooperativo, con il conseguente cessate il fuoco e la ricerca di intese di pace, il buio orizzonte partito dall’Ucraina devastata sarà destinato ad allargarsi a macchia d’olio.

Ma tu vorrai qualche notizia politica della tua amata Italia.

Non ti stupirà sapere che abbiamo per la prima volta una donna come Presidente del Consiglio. Quello che ti sembrerà impossibile – ma purtroppo vero – è che i fascisti sono il primo partito. Sarei più corretto se dicessi i post-fascisti, o coloro che provengono da quella tradizione. Tuttavia se penso al Presidente del Senato e al busto di Mussolini che custodisce in casa, o a certa teppaglia nera ora assurta a posti di responsabilità, beh, diciamo pure che abbiamo i fascisti al governo.

Non che stiano facendo cose diverse dai precedenti esecutivi di centrodestra: rappresentano quell’Italia insofferente verso lo Stato, le tasse, i doveri civici, che difende privilegi corporativi e cerca le scorciatoie invece di rispettare le regole. Strizzano l’occhio ai difetti degli italiani, per mettere l’etica pubblica in soffitta: e tu che hai sempre raccomandato la moralità come prerequisito della politica, puoi immaginare il pantano in cui siamo immersi.

Gli italiani in buona parte votano con la pancia chi conviene loro di più. Hanno dato fiducia a una successione di imbonitori disonesti e populisti incapaci, abili solo a sperperare denaro pubblico. Ha così vinto chi puntava al discredito della politica, che non è più vista come la “nobile arte” per regolare la civile convivenza, ma solo il modo per arraffare potere e denari. La conseguenza più vistosa è il distacco di quei cittadini che ragionano con la testa o che di delusione in delusione non credono più alle promesse: ormai siamo a un complessivo 50% di astensionismo. Se pensiamo al prezzo pagato in giovani vite per riacquistare la libertà e la democrazia, è un dato avvilente.

Il fascismo durò un ventennio. Noi siamo da trent’anni nell’era del maggioritario con abnormi premi di maggioranza, che danno spazio solo a due blocchi contrapposti in cui l’unica cosa che conta è prendere un voto in più dell’avversario per poter governare. Tu hai ben conosciuto i mali del maggioritario, che hai combattuto e sostituito con il proporzionale, ma adesso possiamo confermare e ampliare le tue critiche: ai tuoi tempi di “capo” c’era solo Mussolini, adesso sono tutti partiti “del capo”, che decide i parlamentari con le liste bloccate, tutti “nominati” scelti in base alla cieca fedeltà. Altro che merito, riconosciuto dagli elettori! Pochi parlano di ritornare al proporzionale e alle preferenze, il sistema più onesto e democratico per scegliere i rappresentanti del popolo. Molti di più, a destra ma non solo, indicano nel presidenzialismo la soluzione a tutti i mali, mentre è solo l’ennesimo trucco per perpetuare l’oligarchia al potere nel gioco perverso del bipolarismo. Che, ricordiamolo, accomuna la destra e la sinistra.

Su questo fronte, il comunismo è finito da un pezzo, e questa ti sembrerà una bella notizia. Ma è anche in forte difficoltà il socialismo democratico, quello di Turati e Saragat, con cui noi popolari di ispirazione cristiana abbiamo condiviso quel progetto di crescita democratica e sociale racchiuso nella Carta costituzionale. Oggi nel principale partito di sinistra domina la concezione dei diritti del singolo, figlia di quell’individualismo esasperato che è un corollario del liberismo materialista del nostro tempo. I ceti popolari sono sempre meno rappresentati da una “sinistra da salotto” che non a caso ottiene maggiori consensi nei quartieri bene delle grandi città.

Ma in questo scenario dove sono i “liberi e forti”, ti chiederai?

Al Quirinale, con il Presidente Mattarella, siciliano come te, figura di garanzia alla quale ci aggrappiamo come naufraghi allo scoglio. Nell’agone politico non mancano i sedicenti cattolici. Ma abbiamo quelli che agitano una bandiera solo per ottenere uno strapuntino nel blocco di destra o di sinistra, pronti ad ogni compromesso con la propria coscienza pur di ottenere il risultato personale. Poi ci sono quelli fuori dal mondo, che inseguono il miraggio di ricostruire la DC, un partito dei cattolici, senza fare i conti con la realtà di un mondo cattolico profondamente diviso, oggi come ieri: “o sinceramente conservatori o sinceramente democratici”, la distinzione netta che proponesti nel discorso di Caltagirone, vale ancora per molti cattolici oggi, che non esitano a votare la destra più egoista e corporativa, come negli anni Venti quelli che diventarono clerico-fascisti.

Ma la deriva individualista ha colpito anche i “cattolici democratici”, dispersi in tanti rivoli e non supportati da una gerarchia ecclesiastica in crisi di vocazioni, che preferisce la linea “gentiloniana” (sempre la solita, inaugurata da Giolitti e da te avversata: consenso al Governo di turno in cambio di favori) piuttosto che la responsabilità di appoggiare un partito autonomo.

Insomma, avrai capito che mala tempora currunt. Non ti nascondo che è sempre più difficile mantenere una presenza ispirata ai valori che ci hai insegnato. Ma cercheremo di conservarne accesa la fiammella. Aiutaci da lassù ad avere la forza di resistere allo sconforto e di continuare a combattere per la “buona politica”, quella ispirata al bene comune.

Grazie.

Tuo devotissimo Alessandro

Pubblicato su Rinascita Popolare dell’Associazione I Popolari del Piemonte (CLICCA QUI)

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