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Continuiamo sulla Giustizia: definire il ” ruolo” del giudice- intervista a Carmelo Rinaudo

La Giustizia italiana è malata. Purtroppo, non è cosa recente. Nonostante questo, una riforma di una parte dello Stato, tanto vitale per la vita dei cittadini e per la democrazia ” sostanziale” del Paese, resta ancora questione nebulosa e indefinita.

Eppure, si è toccato il fondo con l’emergere delle ultime vicende in cui sono rimasti coinvolti alcuni personaggi, tra cui anche componenti del Consiglio superiore della Magistratura, indagati da altri onesti magistrati che hanno fatto e stanno facendo il proprio dovere.

Siamo già intervenuti recentemente sulla questione sostenendo che quella della Magistratura è sintomo della più generale crisi della Giustizia ( CLICCA QUI ). In precedenza avevamo auspicato, in sintonia con molte altre voci, una riforma dell’organo di autogoverno dei magistrati proponendo una possibile riforma del Csm, in modo da tenere conto della diversità della funzione giudicante rispetto a quella inquirente e giungere, così, a superare il tabù della separazione delle carriere( CLICCA QUI ).

Proseguiamo ora il ragionamento sulla ” figura” del giudice con Carmelo Rinaudo Vice Presidente dell’Unione Romana dell’Unione Giuristi Cattolici Italiani (U.G.C.I.), già Presidente di Sezione Penale del Tribunale di Roma. 

” Troppo spesso- ci dice- si affronta la questione Giustizia partendo da una visione “quantitativa” più che “ qualitativa” perché fondata sul numero dei giudici, sulle prospettazioni statistiche, sulla sistemazione geografica delle sedi, ecc, ecc..Tutte cose importanti che, però, non vanno al cuore del problema”.

In che modo, invece, si dovrebbe affrontare la questione?

“ E’ giunto il momento di definire la figura del “ giudice” e, dunque, meglio distinguere la funzione della figura del pubblico ministero rispetto a quella del “ giudice” correttamente inteso. Nel corso degli anni passati, mentre la prima ha finito per trovare spazi operativi, mezzi ed occasioni di intervento diretto impensabili, quella decisoria non ha visto una corrispondente crescita di capacità che, invece, per certi versi si è persino ridotta. In tale contrapposizione sta la radice di alcune problematiche che sono sotto gli occhi di tutti. Così risiede nello scollamento fra le due funzioni la ragione del dibattito sulla legittimazione democratica del giudice, di quello sull’accesso, selezione e sul controllo di professionalità nonché di quello sulla cosiddetta “ separazione delle carriere”. Deve essere recuperata la “ autorevolezza” del Giudice intesa  non come esercizio autoritario del potere, bensì come condizione di affidabilità e massima espressione della sua indipendenza. Solo così sarà possibile  pervenire a quelle efficienza, effettività ed efficacia in grado di evitare i rischi della burocratizzazione e dell’amministrativizzazione della funzione giurisdizionale. Credo che, in tal senso, debba essere davvero considerata l’idea di creare “ l’ufficio del Giudice” fornendo mezzi e  strumenti conoscitivi utili per poter affrontare in maniera più competente e professionale il momento decisionale. Ciò è importante, in particolare, per quelle nuove aree in cui deve intervenire il Giudice, come i reati finanziari, per cui appare sempre più  evidente la necessità di assicurare nuove competenze e più evolute capacità”.

Si parla spesso della “ depenalizzazione” dei reati…

Il ricorso alla depenalizzazione è strettamente legato all’esigenza di  dare funzionalità ed effettività  al sistema della giustizia, costituendo un “ scorciatoia” per poter ridurre drasticamente il carico dei procedimenti e consentire, così, un più efficace impegno dell’Autorità giudiziaria su ipotesi di reato che destano un maggior allarme sociale. Sotto un altro punto di vista la “ depenalizzazione” assume anche la figura di una sorta di “ compensazione” per lo svilupparsi di quella che potrebbe essere definita una “ inflazione legislativa” conseguente alla  tendenza normativa totalizzante dello Stato moderno a voler intervenire su ogni aspetto dell’attività sociale creando un ampliamento della sanzione penale e della sfera della criminalità potenziale. Il legislatore, così, cerca periodicamente di  porre un argine a questa forma di inflazione e di “ banalizzazione” del fatto penalmente rilevante”.

Un altro tema ricorrente è quello delle spese della Giustizia

“ Il  nostro Paese si può dare una Giustizia più efficiente se investe in modo tale che queste spese finiscono per  trasformarsi  in risparmio per la struttura giudiziaria, per i cittadini e per le imprese. Un sistema che funziona finisce, paradossalmente, per costituire fonte di risparmio. Assicurare la certezza del diritto e della sua applicazione porta maggiori certezza sia  alla vita sociale sia a quella  economica”.

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