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La questione “giustizia” – di Domenico Francesco Donato

L’Italia è nata con la “questione meridionale” e rischia di morire con la “questione giustizia”.

In queste ore di caotica situazione politica l’unica cosa certa è stato il rinvio della discussione in Parlamento sulla relazione del Ministro Bonafede. Insieme al rinvio, ad avvilire il tema, ci ha pensato il Dott. Palamara che, nella migliore tradizione italica, espunto dalla corporazione di appartenenza – se legittimamente o meno lo stabiliranno gli organi competenti – ha ritenuto di doversi rifare rivelando fatti e fattacci della magistratura italiana pubblicizzando per il volgo i segreti di pulcinella, come se non fosse arcinoto al mondo quale sistema ha imperato e continua ad imperare per determinare carichi, incarichi ed “inchieste eccellenti” delle “toghe” politicamente orientate.

Ma non lasciamoci indurre in tentazione. Non saranno sputtanamenti più o meno sensazionali a redimere la giustizia italiana da tre decenni di prevaricazioni, finte riforme e lotte, vere, di potere. Se si vuole rendere un servizio serio al Paese bisogna stare sul pezzo o, meglio, sulle carte.

Ed allora è utile cercare di capire se le duecento e rotte pagine della “Relazione Bonafede” contengono qualcosa che, davvero, assomigli alla prospettazione di una riforma in nuce, oppure, come più verosimile, si tratti del solito, meccanico, atto dovuto.

La Relazione di novità legislative, più o meno credibili, ne annuncia a iosa, con il solito effetto disorientamento del lettore più o meno avvezzo alle tematiche trattate, ma la netta e precisa sensazione è la stessa di sempre: i nodi veri restano ingarbugliati, i privilegi di pochi garantiti e gli esiti nefasti saranno equamente distribuiti ai più con l’omissione totale di problematiche fondamentali per rendere il sistema giustizia effettivamente utile ai cittadini singoli come alla collettività.

Ed allora vorremmo chiedere agli attuali rappresentanti politici – farlo al solo Ministro Bonafede sarebbe maramaldeggiare – se veramente il sistema giustizia è strategico e per loro rappresenta un asset) E come si può pensare di potenziarlo con i soli tre miliardi di euro che, a chiare lettere, la relazione ministeriale indica come sufficienti, forse, poche migliaia di rapporti contrattuali a base precaria. Si tratta di potenziare il sistema giustizia o di alimentare il collocamento precarizzato a fine clientelare?

Potremmo proseguire con pagine e pagine di questioni nodali che, nella Relazione, non sono neanche lambite di striscio.

Insomma, Bonafede o non Bonafede, Governo Conte bis, ter, quater, la sensazione è sempre quella di una drammatica inadeguatezza delle intelligenze politiche che ci sono toccate in sorte. Soprattutto, quello che più preoccupa è che, a prescindere dalla colorazione delle compagini al governo del Paese, tutti gli schieramenti, indistintamente, abusino il termine riforma compiendo, ad ogni passo, una costante e preoccupante sottrazione di terreno alla tutela dei diritti civili, sociali ed economici per salvaguardare logore corporazioni e conti economici malandati senza alcun reale pensiero al futuro.

Domenico Francesco Donato

 

 

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