La questione delle modalità con cui sarebbe stato organizzato il volo di Matteo Salvini a Mosca, prima previsto e poi annullato per lo scorso 29 maggio, non vale certamente tutto il clamore che vi si è fatto attorno. Si è dovuta scomodare persino l’Ambasciata russa in Italia in due riprese per chiarire che, alla fine, il biglietto per volare in Russia l’ha pagato Salvini.

La polemica, però, è servita a non affrontare il vero punto che meritava d’essere approfondito. Davvero Salvini pensava di riuscire laddove sono falliti i tanti rappresentanti di stati importanti? L’uomo non è stupido e questo lo sa benissimo. Non perde però occasione per sfruttare ogni possibilità per finire sui giornali ed ha il grande fiuto necessario a cercare d’intercettare quello che muove le “viscere” della gente. In questo caso, il gran bisogno di pace.

Ma a chi aspira a guidare un Paese complesso come il nostro è richiesto ben altro. Soprattutto il senso del realismo e l’adeguata valutazione sulle possibilità concrete d’incidere e, davvero, raggiungere i risultati prefissi. Quando si fa parte di una coalizione di governo, tra l’altro ridotta a sopravvivere esclusivamente se tutti rispettano i delicati equilibri che ne hanno consentita la nascita, non si può fare il “battitore libero”. A meno che non sia proprio necessario barcamenarsi per tutto quello che antichi e consolidati rapporti lasciano come scoria da cui non ci si può liberare come se niente fosse.

GI

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