Che l’analfabetismo politico fosse sempre più diffuso lo sapevamo da un pezzo. Sapevamo da moltissimo tempo che in più d’uno, sempre, hanno provato a “ strumentalizzare” i simboli religiosi per richiamare l’attenzione e i voti delle anime semplici che, tra i credenti, pensano comunque vada bene vedere esibito il rosario o ci si rivolga alla Madonna, come se si trattasse di agitare un marchio.

Insomma, senza andare tanto per il sottile, dimenticando la soavità con cui invece molte cose dovrebbero essere toccate, si fa proprio il “ purché se ne parli” di Oscar Wilde.

Anche Giorgio La Pira voleva affidare in Costituzione l’Italia alla Madonna. Si trattava, però, di altra cosa, visto che la passione dell’ex Sindaco di Firenze trasudava autentico amore per tutti gli esseri umani e non solo per quelli che la pensavano come lui.

Il rapporto, ed il rispetto per i simboli religiosi, restano nell’ambito della sensibilità e della cultura di ciascuno. Oggi è importante ritornare ad un grosso strafalcione di Matteo Salvini. Parlando al Senato, ha detto che, in fondo, anche nella politica italiana si sono usati i simboli religiosi. Evidente riferimento allo Scudo crociato, prima del Partito popolare italiano e, poi, della Democrazia cristiana, con la sovrimpressa scritta “ Libertas”.

Lo strafalcione è ancora più grave se lo fa chi fa, o faceva, riferimento ad Alberto da Giussano, il leggendario capo civile e militare sceso in campo a Legnano contro l’invasore. Lo scudo pensato da don Luigi Sturzo non indicava il simbolo della Croce, bensì significava il riferimento ai Comuni italiani. A partire da quelli della Lega lombarda che combatterono contro il Barbarossa.

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