Alberto Berger ha recentemente dato alle stampe il suo “L’imprenditore nella sua barca – Le mani tese”. L’autore fa sapere che ha un grande desiderio: che questo libro possa permettere di inquadrare ruolo, visioni, futuro di un’impresa con il suo fondatore, mentre ancora è in grado di condurre la barca su una rotta. Occorre però poter arrivare a Lui, sapere se è aperto a chi gli stringe la mano, in una solida e rassicurante stretta.

“L’imprenditore è una figura fondamentale di ogni buona economia: non c’è buona economia senza buoni imprenditori, capaci di creare lavoro e prodotti… Il vero imprenditore conosce i suoi lavoratori perché lavora accanto a loro, lavora con loro… Ama la propria impresa, la qualità dei propri dipendenti, l’economia del territorio e dell’ambiente” ( dal discorso di Papa Francesco allo Stabilimento Ilva di Genova, 27 maggio 2017).

Non è mai facile dare un titolo ad un libro, perché di slancio vuoi comunicare ciò che senti e voi esprimere.

Ho cercato, al di là di una prima parte che inquadri la “figura sociale ed umana dell’imprenditore della piccola media impresa”, di lasciare parlare la mia storia vissuta, sia da imprenditore io stesso nel mondo dei servizi alle imprese ed ai commercialisti, sia come padre che ha affrontato e risolto con il figlio il passaggio generazionale, che come esperto, se vogliamo, in materie gestionali, ma viste e vissute con lo sguardo della dottrina sociale della Chiesa.

Berger dice: sono convinto per vita vissuta ed esperienze sul campo, che la figura dell’imprenditore meriti tanta attenzione, stima, ma anche aiuto.

La barca sulla quale l’imprenditore ha avviato il suo percorso nel mare è piena di speranza, ma occorre maestria, specialmente se si leva il vento e le onde ti fanno sentire insicuro. Ma non sei mai solo, ti sei scelto i compagni con te in barca e che aspettano le tue ferme decisioni sulla rotta, che tu mostri loro la saggezza e la certezza, che tu sappia dove è il porto e quanta energia occorre per arrivarci, con il vento che può soffiare in coda o in fronte a te. Da qui la barca ed il tendere e prendere la mano nelle difficoltà (
+ Dal Vangelo secondo Matteo 14,22-33).

L’autore prosegue: ecco perché ammiro l’imprenditore, per il suo coraggio, sempre e comunque. Da sempre ho osservato con stupore, con curiosità, con ammirazione, quasi con “rabbia ” la forza che ha spinto mio padre a superare di giorno in giorno sé stesso nella lotta tra imprenditore e ambiente. Mi rifiuto di condividere il pensiero di chi vede dietro all’impegno di questa ” classe di operatori ” un interesse puramente economico. Non è comprensibile infatti come un uomo possa consumarsi senza risparmiarsi in una azienda, se dietro a questa dedizione non vi fosse uno scopo più puro, più astratto, di una “sete di denaro “.

Ho visto mio padre gioire di fronte a delle sofferte e meditate ” innovazioni”, l’ho visto combattere di fronte alle difficoltà, ma non l’ho mai visto arrendersi di fronte alla fatica. Mi sono spesso confrontato con lui, con la sua vitalità, con la sua energia, ma segretamente, molte volte ho perso. A valle della mia esperienza di vita imprenditoriale di oltre 40° anni, oggi all’età della pensione, ma ancora attivo e con un’impresa passata di mano al figlio, desidero condividere e verificare oggi la validità del modello culturale che mi sono costruito.

Mi sono trovato nella mia esperienza di vita di fronte a tante incognite, ma di una cosa sono certo: con fatica, ma con orgoglio e conquista quotidiana sono riuscito forse a raggiungere la forza, la costanza, la dignità, la passione che hanno guidato mio padre nella sua vita.

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