Un po’ a sorpresa, il Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte è intervenuto, nel corso della discussione della fiducia al Senato, sul tema dell’eutanasia. Ha auspicato che il Parlamento “ trovi il modo e le occasioni per approfondire queste questioni e lo possa fare rapidamente. Diversamente, si arriverebbe a una pronuncia della Corte costituzionale: sarebbe auspicabile un’ampia condivisione per intervenire e legiferare”.

Si tratta di una posizione da apprezzare e che si muove in sintonia con quanto auspicato da un numerosissimo gruppo di associazioni cattoliche, o di quanti credono in un intervento in politica sulla base di una ispirazione cristiana, come Politica Insieme.

Il 24 settembre scadono i termini fissati dalla Corte Costituzionale entro i quali il Parlamento sarebbe chiamato a modificare l’art. 580. Termini perentori ed inusuali difficilmente da ottemperare alla luce anche della crisi di governo che ha di fatto bloccato i lavori parlamentari.

Il tema del suicidio medicalmente assistito ha precisato Conte “non è oggetto del programma di governo” ha però ritenuto opportuno auspicare  che si proceda ad incentivare  il ricorso alle cure palliative e alle misure per alleviare la sofferenza dei malati inguaribili e rafforzare la formazione bioetica degli operatori sanitari.

Oggi decine e decine di organizzazioni cattoliche, tra cui Politica Insieme, si riuniscono, è annunciata la partecipazione del Presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti, per lanciare un appello a tutti i parlamentari affinché il Parlamento chieda alla Corte Costituzionale una proroga e si astenga dall’intervenire in attesa che Camera e Senato possano approfondire adeguatamente la questione lungo la linea auspicata dal Presidente Conte.

Politica Insieme porta il proprio contributo rivolgendosi così ai componenti di Camere e Senato:

A tutti parlamentari  convergenti sull’idea della vita assunta come “ dono” e convinti che ad essa debba essere riconosciuto il massimo della dignità possibile fino alla sua fine naturale, senza distinzione di parte, rigorosamente a prescindere dal legittimo pluralismo della loro collocazione politica e al di fuori di ogni riferimento alla particolarità dell’attuale momento politico- istituzionale, rivolgiamo un appello circa la scadenza che la Corte Costituzionale – a nostro avviso in modo del tutto irrituale, per quanto consono alle sue attribuzioni istituzionali – ha posto al prossimo 24 settembre, in merito all’ invocato pronunciamento legislativo di Camera e Senato, in ordine all’ art. 580 del Codice Penale in tema di “suicidio assistito”.

Il tema dell’eutanasia è talmente delicato e dirimente  per l’intero contesto civile del Paese da esigere che sia affidato non alla contingenza delle occasionali maggioranze parlamentari, bensì all’ autonomia di giudizio e alla libera coscienza di ciascun rappresentante della sovranità popolare.

Riteniamo che tutto ciò  debba valere, a maggior ragione, per i parlamentari di formazione cattolica.

In considerazione vi è l’ inderogabile rilievo che il tema dell’eutanasia assume, non solo per la personale coscienza di ciascuno, ma  per l’ impronta di civiltà che  intendiamo offrire al nostro Paese attraverso i temi del nascere e del morire, così come dell’assicurare a tutti l’adeguata assistenza nel passaggio più cruciale della nostra esistenza .

Ci permettiamo, pertanto, in spirito di sincera solidarietà e di rispetto della grave responsabilità politica ed istituzionale che si apprestano ad assumere, di auspicare che da loro si levi un invito alla Corte Costituzionale a rispettare il valore costituzionale primario dell’autonomia del Parlamento, se non altro procrastinando la data del prossimo 24 settembre, anche in considerazione dei tempi di lavoro parlamentare connessi all’attuale crisi di governo.

Ci permettiamo, altresì, di invitarli  ad assumere comuni iniziative e comuni indirizzi in sede parlamentare, consapevoli   della difficoltà di un simile percorso, ma anche del grande valore, non di semplice testimonianza, ma di schietto significato politico di un tale atteggiamento.

Crediamo che sia possibile, attraverso un lavoro comune, modificare la legge sul fine vita, e rispondere così al dettato della Corte costituzionale,  operare per affrontare il problema dei malati terminali, sostenere una diversa “ cultura della vita”,  anche attraverso la creazione di più adeguate strutture da parte del Servizio sanitario nazionale, diffondere sempre più le pratiche mediche disponibili nel contrasto al dolore, formare ulteriormente il personale medico e sanitario, sostenere i familiari o i conviventi impegnati con amore attorno al paziente che si avvia verso la conclusione della propria esistenza.

Solo così il complesso problema del fine vita può trovare una risposta adeguata,  non divisiva e più vicina a quella sensibilità tanto diffusa nel nostro popolo il quale, anche sulla base del dettato costituzionale, trova nel condiviso rispetto dell’esistenza di tutti gli esseri umani una ragione di partecipazione al vivere civile e sociale.

Politica Insieme

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