Abbiamo assistito ieri all’ennesima seduta di passione per quasi tutti i mercati finanziari. Un movimento ribassista che fa impallidire per rapidità e profondità quello che si vide in settembre ed ottobre 2008 e che gli spettatori di allora, tra cui il sottoscritto, si augurarono di non rivedere mai più. Invece i mercati ci stanno mostrando quanto sia saggio il detto “mai dire mai”.
E’ probabile che negli anni 1957-58 chi subì la grande pandemia letale “asiatica”, che provocò nel mondo due milioni di morti, si fosse augurato di non rivivere più un simile disastro sanitario. Invece i più anziani tra noi stanno purtroppo facendo il bis. Cerco di riassumere in modo piuttosto sintetico la tumultuosa successione degli eventi di ieri, per fare anche oggi il consueto bollettino di guerra.
Sul fronte sanitario purtroppo si stanno avverando le previsioni meno ottimistiche, che davano non così vicino il picco dei contagi per il nostro paese. Se guardiamo al microscopio, vediamo che l’inclinazione della curva di progressione dei contagi sta leggermente diminuendo, ma meno di quanto si sperava. Forse il “merito” va attribuito all’unzione da panico realizzata nelle fughe notturne dalla Lombardia.
Nel resto dell’occidente procede la progressione esponenziale che gli esperti si attendevano e, nonostante la poca propensione a fare tamponi, il numero dei contagi raggiunge nei principali paesi la quinta cifra, con particolare accelerazione in Spagna. La diffusione pandemica non riesce ancora a convincere tutti i leader europei della necessità di misure estreme di lockdown attuate in Italia, ma ha creato una frenesia nel fare le cose più facili. E cosa c’è, in questo momento di guerra, di più facile che indebitarsi? Nessuno osa più obiettare sulle conseguenze future dell’esplosione del debito.
Non si sono mai viste guerre mondiali senza esplosione del debito dei paesi coinvolti. Questa è addirittura una guerra universale contro un nemico “alieno”. E allora chissenefrega delle conseguenze future. Spendiamo soldi nella sanità, dopo averla massacrata in passato di tagli, regaliamo soldi a pioggia all’economia, indebitiamoci ad oltranza, pur di averlo, il futuro. Ogni giorno sono nuovi pacchi di miliardi di dollari, euro, sterline… Le rotative delle zecche producono biglietti (virtuali) ad un ritmo assai superiore a quello delle macchine che producono mascherine.
Finalmente, dopo che la Merkel ha cominciato a vacillare persino sul suo vecchio tabù (no agli eurobond) e si comincia a discutere apertamente di usare il MES (detto anche Fondo Salvastati) per abbassare gli spread senza porre condizioni troppo onerose a chi lo chiederà, la BCE ha preso un po’ di coraggio ed al termine di una riunione straordinaria notturna, si è ricordata del recente passato (Draghi, dove sei?) ed ha sfoderato un nuovo bazooka monetario. Ha rimpolpato alla grande lo striminzito QE che Lagarde aveva annunciato la scorsa settimana con un nuovo programma chiamato PEPP (Pandemic Emergency Purchase Program).
Si tratta di un piano di acquisti da 750 miliardi di euro da spendere entro quest’anno. Oltre alla cifra da bazooka va notato anche l’abbandono della regola vincolante della “capital key”, cioè l’obbligo di acquistare titoli di tutti gli stati membri dell’Eurozona (meno la Grecia, che era in purgatorio) in misura proporzionale alla dimensione di ciascun paese. Ora è stata riammessa la Grecia ed eliminata la proporzionalità, il che consente di aiutare un po’ di più chi ne ha più bisogno. Ossigeno puro per l’Italia che è in prima linea nella guerra al virus.
Possiamo dire che comincia a farsi strada un po’ più di flessibilità. Anche aggiungere che la direzione presa va verso una maggior solidarietà. Dire che dopo questa guerra l’Unione Europea troverà le ragioni, che finora sono mancate, per diventare sempre più unita, è forse eccessivo. Ma sperare non costa nulla. Se non lo facciamo ora che siamo tutti nella stessa barca, quando lo potremo fare? La notizia della BCE, giunta a mercati europei chiusi, potrebbe oggi dare all’Europa quella scossa per arrestare l’emorragia ribassista sui mercati finanziari. Del resto l’indice azionario delle blue chips europee Eurostoxx50, con il -6,16% di ieri ha portato il calo dal massimo del 20 febbraio scorso a superare il -38% in sole 20 sedute, cioè meno di un mese di borsa.
Una cosa simile non si è mai vista. L’indicatore RSI, che misura l’eccesso ribassista (ipervenduto) quando scende sotto il valore 30, è in quella condizione da ben 16 sedute. Non è mai capitato prima, in questo millennio. La novità di ieri, che giustifichiamo alla luce dell’intervento BCE avvenuto a mercati chiusi, non certo per lo sviluppo del contagio virale, è stata la “strana” forza relativa del nostro Ftse-Mib rispetto al resto d’Europa. Non succedeva più da parecchi giorni di perdere meno degli altri, ma ieri è successo, ed in misura notevole (solo – 1,27%). In più possiamo notare il rafforzamento di divergenze rialziste che lasciano sperare in un rimbalzo imminente, se solo gli altri mercati riuscissero a fermare il calo. Fermare il calo sembra molto difficile anche per Trump, che anche ieri si è dato da fare per fronteggiare più il ribasso di Wall Street che il rialzo dei contagi.
E’ tornato a spandere fiducia sulla velocità della ripresa, il che significa che continua raccontare balle e sottovaluta, o cinicamente, accetta l’aumento dei decessi per non fermare la macchina produttiva americana, la quale però comincia a fermarsi da sola. Ieri i maggiori produttori di auto hanno annunciato l’interruzione della produzione. Le grandi metropoli attuano autonomamente zone rosse che Trump non metterebbe mai.
Si cominciano a vedere scene di accaparramento dei grossi supermercati e assembramenti che diventano un invito a nozze per il coronavirus. Wall Street continua a preoccuparsi, ed anche ieri ha vissuto una pessima seduta, con sospensione delle contrattazioni per eccesso di ribasso, il superamento da parte dell’indice SP500 persino del forte supporto di 2.346, minimo di Santo Stefano del 2018 e culmine della correzione ribassista che spaventò tutti, ma venne presto dimenticata e che ora sembra una passeggiata in riva al mare rispetto alla via crucis di questa Quaresima all’insegna del virus.
E’ crollato anche il petrolio, che in una sola seduta ha perso 7 dollari dai 27 a cui quotava martedì, approdando alla quotazione di 20 dollari, che sembrava impossibile solo all’inizio di questo mese. Si tratta di un valore ben al di sotto i minimi del 2016 e pari a quello visto in precedenza nel lontano gennaio 2002. E’ sceso anche l’oro e gli altri beni rifugio, tra cui i Treasury, che hanno visto nuovamente impennarsi il rendimento fino a 1,20% sul decennale, con mercati che cominciano a calcolare quante miliardate di titoli di stato saranno scaraventate sul mercato obbligazionario per finanziare tutto il debito che si produce in questi giorni.
Un debito che Trump alimenta con annunci quotidiani di lanci di dollari dall’elicottero, utili a comprarsi la rielezione. Al momento ha promesso già 1.000 dollari sul conto corrente di ogni americano maggiorenne a marzo e ad aprile, senza condizioni (significa che li prendono anche i miliardari come lui!!!!!). Sono 500 miliardi di $ sonanti, a cui si aggiungono piani di sostegno per le imprese, sussidi ai disoccupati ed altre provvidenze, tutte rigorosamente in deficit. E se Powell si prova a non stampare tutti i dollari necessari per comprare abbastanza Bond col QE, se la vedrà con i suoi Tweet.
A tutte queste elargizioni trumpiane il mercato ha fatto una pernacchia, andando a fare i minimi di seduta proprio quando Trump parlava. Ma arrivati con SP500 a superare al ribasso anche quel forte supporto di 2.346, debbono essere arrivate a chi di dovere le soffiate sulla convocazione notturna della riunione BCE e forse qualche anticipazione dei contenuti. Finalmente sono partiti acquisti vigorosi nell’ultima mezz’ora di seduta, che hanno invertito il sentiment e causato un recupero prodigioso di metà delle perdite di giornata.
Non c’era tempo per tornare in positivo, ma intanto SP500 è riuscito a tornare sopra il supporto in chiusura di seduta e, se oggi terrà il minimo di ieri, finalmente potremo classificare come terminata la profonda prima ondata ribassista del mercato orso. Ora l’orso ha la pancia piena e potrebbe dormire qualche giorno per digerire la scorpacciata, lasciando agli ottimisti e ai trader di breve periodo la possibilità di imbastire un rimbalzo di qualche giorno. Poi si vedrà.
Pierluigi Gerbino
Pubblicato su www.borsaprof.it