La famiglia inizia dalla sua costituzione con il matrimonio e prosegue con il mettere al mondo dei figli. E se essa è la cellula prima della società, è  per  questo che va sostenuta ed assistita.

Va assistita quando deve portare avanti una gravidanza e l’art. 1 della legge 194/78 riconosce la tutela della vita umana fin dal suo inizio che coincide con la fecondazione.

In questi ultimi giorni si sta assistendo a un dibattito acceso dopo chela Corte Suprema americana ha negato il diritto all’aborto. Alla luce di questa decisione si è tornati anche in Italia al dibattito sul problema.

Credo che la donna, madre e moglie, componente una famiglia o non, prima di prendere una decisione sul futuro del nascituro, debba consultare gli specialisti in materia e che debba essere aiutata scientificamente e socialmente.

Esistono le strutture ad hoc predisposte – i consultori familiari che con gruppi di esperti (ginecologi, psicologi, assistenti sociali, ecc) – che sono abilitate ed idonee, alla bisogna, ad accompagnare la donna a risolvere i problemi che si possono presentare e a rimuovere  le cause che porterebbero alla interruzione della gravidanza.

Il nostro partito ha avviato, dal mese di marzo 2022, una Petizione sulla legge 194  – “Tutela sociale della maternità”(CLICCA QUI). Proprio perché si parla di tutela sociale della maternità, credo che spetti ad ognuno di noi aiutare la donna e la famiglia cui appartiene a promuovere azioni convincenti affinché esse siano educate a portare avanti la vita del nascituro. Anzi è un nostro obbligo, morale cristiano e naturale, il farlo anche perché, in tal senso, risolveremmo qualche problema di denatalità e di demografia.

Vi sono tante associazioni di volontariato che offrono delle possibilità sul piano economico o materiale. Ci sono corsi della scuola di nascita e di maternità dove la donna è inserita in un percorso di formazione al puerperio e al dopo parto e dove c’è una piena e totale accoglienza della mamma.

Crediamo che ci debba essere un’alleanza tra istituzioni, famiglie ed associazioni affinché si realizzi un connubio utile per un percorso della nuova vita, risorsa per tutta la società. E’ un caso che, mentre veniva pubblicata la sentenza della Cote Suprema statunitense, le famiglie di tutto il mondo, a Roma, celebravano il Vangelo della famiglia e della vita.

Dobbiamo abbandonare la cultura dello scarto e praticare quella della solidarietà per una nuova civiltà.

Non ci addentriamo sul tema “tecnico” del diritto all’aborto in quanto riteniamo che la donna debba prendere liberamente la propria decisione se praticare l’aborto o continuare la gravidanza in rapporto alla sicurezza della sua vita e quella del nascituro ma in riferimento anche alle scelte fatte nell’ambito del nucleo familiare in cui gravita.

L’aborto, secondo noi, non è un diritto ma una facoltà concessa dalla legge in specifiche e circoscritte  circostanze, è l’estrema ratio per la salvaguardia della vita degli attori in causa.

Mario Antenucci

 

 

 

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