Premessa
Catania sembra immersa nel buio della notte. Una Città “piena
di macerie”, stanca, sfduciata e rassegnata. Eppure essa vive una
condizione di dicotomia. Da una parte l’umiliazione patita per il
dissesto fnanziario, l’assenza di un Sindaco da oltre 12 mesi, il
degrado ambientale, che è sotto gli occhi di tutti, la diffusa illegalità, l’aumento della devianza minorile, la disoccupazione, la
povertà economica, educativa e abitativa, l’abbandono che dalle
periferie si estende al centro e altri mali sociali che sono stati
evidenziati nel documento “Non possiamo tacere”, presentato a
Catania il 5 settembre 2022, in vista delle elezioni del 25 settembre
2022 per il Parlamento, l’Assemblea Regionale Siciliana ed il
Presidente della Regione. Dall’altra parte, invece, Catania vive
una straordinaria opportunità, rara, in quanto destinataria di numerosi e ingenti fnanziamenti e investimenti pubblici e privati, che
dovrebbero proiettarla in una dimensione di crescita complessiva.
In questo clima così particolarmente delicato, lo stesso commissariamento dell’Amministrazione comunale, e poi le note vicende che ne sono seguite, ci consegnano, purtroppo, l’immagine
di una Città che ha bisogno sempre più di un concreto progetto
di futuro, di stabilità di governo e di una compartecipazione di
responsabilità nelle scelte politiche pubbliche.
E dal cuore di ogni cittadino e cittadina catanesi emergono un
anelito e un desiderio di luce di un nuovo giorno. Tanto che anche
noi potremmo ripetere con il profeta Isaia: “Sentinella, quanto
resta della notte?” (Is. 21,11).
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In vista delle prossime scadenze elettorali sentiamo il dovere di
non rimanere alla fnestra ma di condividere con tutti una parola
capace di accendere la speranza nel cuore di tutti, anzi, aggiungiamo: “È tempo di riorganizzare insieme la speranza […] per
far sprigionare le forze del bene da impiegare senza indugi per
dar vita ad un presente più umano e cristiano, e ad un futuro migliore per tutti” (così Giovanni Paolo II in visita alla nostra Città
il 4/11/1994). “Occorre – per citare le parole dell’Arcivescovo
di Catania mons. Luigi Renna nella sua omelia nella solennità
di Sant’Agata 2023 – una operosa carità politica, che sappia fare
alleanze tra le generazioni, coinvolgendo i giovani, e con tutti i
quartieri, anche i più periferici”.
Noi vogliamo lavorare, insisteva il nostro Arcivescovo nel suo
discorso in Piazza Stesicoro il 4 febbraio 2023, per una “città nella
quale si costruisce il bene di tutti, che non è solo di una parte, di
un quartiere, di una categoria di persone, secondo criteri di fraternità e di amicizia sociale, così come ci ricorda Papa Francesco.
Non si può volere il benessere di via Etnea senza pensare al bene
della Civita; non si può progettare quello delle scuole del Centro
senza quello degli edifci di Zia Lisa o di Trappeto; non si possono
tenere in ordine le piazze centrali e dimenticare la piazza semibuia
davanti a La Salette o antistante a San Cosimo. Il bene comune è
bene indiviso, il bene di noi tutti”.
Le recenti elezioni regionali e nazionali sono state vissute dalle nostre Comunità locali con sentimenti di delusione e disorientamento, e con una forte disaffezione per la politica, tanto che la
maggior parte degli elettori (compresi i giovani) ha scelto la via
dell’astensionismo. Pertanto, non possiamo non interrogarci sulle
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scelte politiche ed amministrative che hanno determinato nei cittadini la delusione per la cosa pubblica, sulle condizioni che vivono la Città e i suoi abitanti, sui metodi per rispondere ai numerosi
bisogni che interessano la popolazione.
A Catania – come ricordava Mons. Renna il 5 febbraio 2023
in Cattedrale – “abbiamo paura di un futuro che impoverisca la
nostra città. Abbiamo paura di una politica del ‘si è fatto sempre
così’; che non sia frutto di scelte condivise e rinnovate. Abbiamo
paura di una politica che non risolva i problemi della città, ma li
complichi con amministratori poco competenti, etero diretti […]”.
Per questo occorre ritrovare il coraggio di un impegno per il
bene comune e la speranza nel futuro. C’è bisogno di laici che
partecipino alla vita pubblica e non “esauriscano il loro impegno
di santifcare le realtà di questo mondo nel perimetro delle associazioni e delle parrocchie” (Mons. L. Renna).
Da questo punto di vista auspichiamo che i giovani possano
trovare sempre più nelle comunità parrocchiali, nelle associazioni
o nei movimenti dei luoghi in cui sviluppare anche un amore al
bene comune e un desiderio di contribuire al benessere di tutti.
Ma l’alba di un nuovo giorno si deve preparare con uno sguardo
lungimirante, che comprenda necessariamente, nel proprio orizzonte, il futuro delle giovani generazioni.
Pertanto, i giovani devono essere ascoltati e coinvolti, fn da
ora, in un operoso “Cantiere per Catania”, che punti ad edifcare una Città in tutta la sua Bellezza, come una magnifca corona
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ovvero come una sposa preparata per il suo sposo (per usare
alcune metafore bibliche). Bisogna pensare in grande, cosicché
da un profcuo dialogo sociale e dalla collaborazione intergenerazionale, con il contributo di tutti, si possa davvero sperare che,
dopo la notte, Catania si rivesta di luce e rinasca.
Quanto detto, esige un profondo rinnovamento della politica,
che sia meno autoreferenziale e maggiormente capace di dare
risposte concrete ai reali e complessivi bisogni di ogni cittadino,
come esige il vero bene comune della Città, che “è bene di tutti e
di ognuno” (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, 164).
Cosa fare? Nel nostro tempo, bisogna avere chiaro, innanzitutto, che la Chiesa non ha il compito di “formulare soluzioni
concrete – e meno ancora soluzioni uniche – per questioni temporali”, sulle quali i fedeli laici, con libertà e responsabilità, devono
esercitare il loro discernimento. E infatti, “la fede non ha mai preteso di imbrigliare in un rigido schema i contenuti socio-politici,
consapevole che la dimensione storica in cui l’uomo vive impone
di verifcare la presenza di situazioni non perfette e spesso rapidamente mutevoli” (Card. J. Ratzinger, L’impegno… dei cattolici
nella vita politica, 2002). Di conseguenza, secondo la Dottrina
sociale della Chiesa, “pretendere che un partito o uno schieramento
politico corrispondano completamente alle esigenze della fede e
della vita cristiana ingenera equivoci pericolosi» (CDS, 573). E
Papa Francesco, ribadendo questi principi, invita alla collaborazione per il bene di tutta la comunità politica: “Nel dialogo con lo
Stato e con la società, la Chiesa non dispone di soluzioni per tutte
le questioni particolari. Tuttavia, insieme con le diverse forze
sociali, accompagna le proposte che meglio possono rispondere
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alla dignità della persona umana e al bene comune. Nel farlo, propone sempre con chiarezza i valori fondamentali dell’esistenza
umana, per trasmettere convinzioni che poi possano tradursi in
azioni politiche”(Francesco, Evangelii Gaudium, 241).
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restituire a Catania il suo futuro
Investire sui giovani
Una Città come Catania che non voglia solo sopravvivere,
piangendosi addosso, ma che desideri progredire e progettare
l’avvenire non può farlo senza considerare il futuro ed i giovani
quali assi portanti della programmazione e ideazione delle politiche pubbliche.
I giovani di oggi saranno, donne e uomini, classe dirigente,
professionisti, artigiani, operai, imprenditori, pubblici funzionari,
tutti protagonisti della società prossima. Catania, investendo sui
giovani investe sul proprio futuro. Appunto per questo motivo
diventa urgente invertire la rotta dell’esodo di tanti giovani, molti
dei quali altamente qualifcati, che ha impoverito in questi anni il
tessuto sociale cittadino e le stesse prospettive di sviluppo.
Affnché i giovani possano liberare tutto il potenziale di energie di creatività, innovazione, imprenditorialità, di cui sono naturalmente portatori è fondamentale che possano esprimersi in
luoghi ed ambienti a loro più congeniali, più informali, al di fuori
dei tradizionali circuiti istituzionali (scuola, università, pubbliche
amministrazioni) spesso percepiti come “ingessati”. Luoghi ed
ambienti nuovi dove poter sperimentare la multidisciplinarità, la
condivisione, i lavori di gruppo, la gestione di progetti condivisi, forme di auto-organizzazione, laboratori sociali. In tali spazi, proprio perché più informali, si potranno creare occasioni di
confronto inter-generazionale capaci di riaprire su basi completamente nuove il dialogo fra giovani e adulti, in una prospettiva di
incontro.
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Giovani e futuro coincidono, e non solo in politica, proprio
perché essi rappresentano aspirazioni, desideri, ansia di costruttività, di progresso e di realizzazione di sogni. Catania ha bisogno
di riscoprire e di avere fducia in se stessa e di puntare sulle giovani generazioni. In tal modo può riconquistare l’identità di Città
intraprendente, coraggiosa, creativa, non ripiegata su se stessa ma
avida di relazioni e novità, capace di osare progetti e iniziative.
Melior de cinere surgo è inciso sulle pietre della Porta Ferdinandea, ora Garibaldi: il motto descrive l’attitudine inesausta dei
catanesi a ricostruire il proprio futuro e di non lasciarsi prostrare
da terremoti e dalle eruzioni distruttive dell’Etna. Ben 5 volte
Catania è stata distrutta e riedifcata.
Oggi, Catania deve puntare sullo spirito indomito, ed ironico
allo stesso tempo, dei suoi abitanti per ricucire le parti di tessuto
urbano segnato da diseguaglianze ed emarginazione, per curare
e sanare la piaga della devianza e dell’abbandono scolastico dei
ragazzi, per espellere il ‘cancro’ della violenza e della criminalità
comune e mafosa. La Città si prenda cura più adeguatamente
degli emarginati, dei poveri, dei disabili, degli anziani, dei dimenticati e delle donne abbandonate e oggetto di violenza, segua e
promuova puntualmente le attività economiche, commerciali,
artigianali e produttive, affanchi e acceleri la realizzazione di innovativi insediamenti industriali che potrebbero alleviare la ‘piaga’ della disoccupazione soprattutto giovanile.
Una Città che pensa e programma il proprio futuro non lascia
indietro nessuno che abbia bisogno di aiuto, assistenza, lavoro,
prospettive per la propria impresa, certezza per i propri investimenti.
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Fare politica, oggi più che mai, “richiede che la speranza si
organizzi e ci veda corresponsabili” (Mons. L. Renna).
La politica deve imparare a ripensare se stessa e questo non
può avvenire senza rendere protagonisti i giovani.
Un’alleanza fra generazioni
Si è perso l’entusiasmo di piantare semi, di compiere atti e
prendere decisioni che non avranno, magari, un ritorno ‘politico’
ed elettorale immediato ma che costituiscono la premessa di interventi strutturali e infrastrutturali che segneranno positivamente
la Città di domani.
La politica, per sua natura, è pensare e progettare il futuro.
“Abbiamo bisogno di una politica che pensi ad una visione
ampia e che porti avanti un nuovo approccio integrale […] pensando al bene comune a lungo termine per l’umanità presente”
(Francesco, Fratelli Tutti, 177 e 178).
La politica rimane ‘giovane’ poiché coltiva sempre nuove idee,
avvia progetti, anche a lunga scadenza, e cerca nuovi strumenti
e opportunità per realizzarli, insieme ad altri, promuovendo “un
progetto comune per l’umanità presente e futura” (F. T., 178).
Non si tratta, quindi, di individuare i giovani come un’altra
categoria di destinatari di interventi pubblici e di sostegno ma di
‘pensare’ la Città avendo presente quel che è bene per il suo futuro e per i suoi abitanti, di oggi e di domani.
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La politica cittadina, se vuole avere lungimiranza, capacità di
ideazione e di costruzione, fantasia progettuale non può pensare
alla Città se non guardandola dal punto di vista dei problemi,
delle esigenze, delle aspirazioni e dei sogni dei propri abitanti,
soprattutto giovani.
Questo non signifca ignorare gli altri catanesi: guardare Catania con lo sguardo soprattutto dei giovani signifca non sognare
una Città irreale ma una comunità che pensa al proprio futuro
a partire dai protagonisti di oggi e di domani. La giovinezza,
non solo anagrafca, rappresenta la fase progettuale di ogni convivenza.
Le cose che non vanno, i cahiers de doléance devono tramutarsi in idee costruttive e responsabili, proposte e progetti realistici. Dalla capacità di ideare progetti solidi e dalla possibilità
di realizzarli dipende il futuro, equilibrato e stabile, della nostra
comunità cittadina.
Questo comporta un’alleanza fra generazioni. La generazione
più matura, abbandonando la difesa di quanto ottenuto, dovrebbe
contribuire, con l’innegabile patrimonio di esperienze e di vita,
ad agevolare e, se del caso, accompagnare le nuove generazioni
a realizzare le proprie aspirazioni, idee e progetti, integrando il
ruolo degli anziani con le esigenze dei giovani.
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alCune ProPoste
Il dissesto fnanziario del Comune, sebbene abbia certamente
condizionato il percorso di crescita e di sostenibilità sociale della
Città e dei suoi abitanti, non può continuare a costituire un freno
alla programmazione di interventi ed iniziative per Catania e la
sua area metropolitana.
È pur vero che le proposte esposte di seguito attengono, per lo
più, a linee di tendenza e di metodo, modi d’intendere l’Amministrazione pubblica e programmi che devono tener conto delle
risorse esistenti, locali, regionali, statali ed europee.
Non hanno e non possono avere, peraltro, carattere esaustivo o
coprire l’intero arco delle criticità e dei problemi della Città e dei
suoi abitanti.
Bisogna, invece, individuare un metodo di lavoro e di attacco
ai problemi, alle criticità e alle emergenze di Catania.
“La politica di cui c’è bisogno” è “la migliore politica posta
al servizio del vero bene comune” (F. T., 154 e 177).
La politica, soprattutto cittadina, non può ritenere che tutto
fnisca con se stessa, che l’orizzonte ideale e temporale del proprio agire amministrativo sia solo quello a breve termine, con “la
ricerca dell’interesse immediato. Si risponde a esigenze popolari
allo scopo di garantirsi voti o appoggio, ma senza progredire in
un impegno arduo e costante che offra alle persone risorse per il
loro sviluppo, per poter sostenere la vita con i loro sforzi e la loro
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creatività” (F. T., n. 161). Politica “non è la mera arte di amministrare il potere, i fondi e le crisi…non è mera ricerca di effcacia,
strategia, azione organizzata” (Francesco, Udienza del 4/3/2019).
Occorre, inoltre, riaffermare la necessità di “respingere il cattivo uso del potere, la corruzione, la mancanza di rispetto delle
leggi e l’ineffcienza” proprio al fne di creare e mantenere l’ambiente adatto per “una sana politica, capace di riformare le istituzioni, coordinarle e dotarle di buone pratiche, che permettano di
superare pressioni e inerzie viziose” (F. T., 177).
È necessario, peraltro, mantenere la dovuta vigilanza contro i
tentativi di inquinamento e di infltrazione mafosa nonché i rischi
corruttivi grazie, in primo luogo, all’adozione di rigorose misure
preventive e dissuasive e, contestualmente, all’attuazione di comportamenti ed attività concretamente ispirati all’effcienza, alla
legalità e alla trasparenza amministrativa.
1. Un metodo: la partecipazione
Il primo nodo da affrontare attiene alla partecipazione dei
cittadini, reale, consapevole e fattiva alla vita pubblica e alla
costruzione del bene comune. La partecipazione alla vita politica di una comunità è “uno dei pilastri di tutti gli ordinamenti
democratici” perché una democrazia autentica “deve essere
partecipativa”(CDS, 190).
Nel documento “Non possiamo tacere”, si è affermato che, di
fronte alle emergenze e alle criticità cittadine, regionali e nazionali,
nessuno può stare alla fnestra a guardare, preda della sindrome
dello spettatore. “La politica, tanto denigrata, è una vocazione
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altissima, è una delle forme più preziose della carità perché cerca
il bene comune” (E. G., 205).
“L’assenteismo, la delega in bianco, il rifugio nel privato non
sono leciti a nessuno” (CEI, La Chiesa italiana e le prospettive
del Paese, 33).
2. Partecipazione e Amministrazione condivisa
Un’Amministrazione comunale più avanzata e innovativa,
aperta alla collaborazione e al contributo dei propri cittadini,
prende il nome di Amministrazione condivisa.
In tal modo la Corte Costituzionale (sentenza n.131/2020)
ha defnito il modello di Ente locale che prevede non un diverso equilibrio fra intervento pubblico e iniziativa privata ma una
valorizzazione degli attori sociali cittadini quali protagonisti,
chiamati perciò ad essere coinvolti nella co-programmazione e
co-progettazione degli interventi, a partire dalle politiche sociali
e di sviluppo.
Si tratta, in altre parole, dell’attuazione dell’art. 118, 4° c.
Cost., che prevede il principio di sussidiarietà orizzontale. In
tale contesto, nel riconoscere la “profonda socialità che connota
la persona umana” e, allo stesso tempo, la possibilità di “realizzare una azione positiva e responsabile”, viene dato atto che “le
attività di interesse generale possono essere perseguite anche
da un’autonoma iniziativa dei cittadini” (sentenza n. 131, cit.)
L’Amministrazione condivisa, sperimentata da tempo in altri
contesti regionali, è uno strumento, un modo diverso di ammini-
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strare fondato sulla piena collaborazione fra cittadini, Organizzazioni datoriali e sindacali, Enti del Terzo Settore ed Ente pubblico
locale affnché, come richiede l’art 3, 2° c. Cost., “tutti i lavoratori
possano partecipare all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese”. E ciò, fra l’altro, grazie alla disciplina introdotta
dal D.Lgvo. 3 luglio 2017 n. 117 e ss.mm.ii., denominato Codice
del Terzo Settore.
In tal modo “si è voluto superare l’idea per cui solo l’azione
del sistema pubblico è intrinsecamente idonea allo svolgimento
di attività di interesse generale e si è riconosciuto che tali attività
ben possono, invece, essere perseguite anche da una autonoma
iniziativa dei cittadini, identifcando così un ambito di organizzazione delle libertà sociali non riconducibile né allo Stato né al
mercato ma a quelle forme di solidarietà che, in quanto espressive di una relazione di reciprocità, devono essere ricomprese tra i
valori fondanti dell’ordinamento giuridico, riconosciuti, insieme
ai diritti inviolabili dell’uomo, come base della convivenza civile
normativamente prefgurata dal Costituente” (Corte Costituzionale, sentenza n.309/2013).
Infatti, agli Enti del Terzo Settore “al fne di rendere più effcace
l’azione amministrativa nei settori di attività di interesse generale, defniti dal CTS (Codice del Terzo Settore), è riconosciuta una
specifca attitudine a partecipare insieme ai soggetti pubblici alla
realizzazione dell’interesse generale” (sentenza n.131/2020 cit.).
“Gli ETS, in quanto rappresentativi della società solidale, del
resto, spesso costituiscono sul territorio una rete capillare di vicinanza e di solidarietà, sensibile in tempo reale alle esigenze che
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provengono dal tessuto sociale, e sono quindi in grado di mettere
a disposizione dell’ente pubblico sia preziosi dati informativi (altrimenti conseguibili in tempi più lunghi e con costi organizzativi
a proprio carico) sia un’importante capacità organizzativa e di intervento, ciò che produce spesso effetti positivi, sia in termini di
risparmio di risorse che di aumento della qualità dei servizi e delle
prestazioni erogate a favore della ‘società del bisogno’” (ibidem).
“Si instaura, in questi termini, tra i soggetti pubblici e gli ETS,
in forza dell’art. 55 (del CTS), un canale di amministrazione condivisa, alternativo a quello del proftto e del mercato: la «co-programmazione», la «co-progettazione» e il «partenariato» […]
si confgurano come […] espressione di un diverso rapporto tra il
pubblico ed il privato sociale, non fondato semplicemente su un
rapporto sinallagmatico” (ibidem).
Si tratta, in sostanza, di uno specifco modello di condivisione
della funzione pubblica riservato in via esclusiva agli Enti che
rientrano in specifche forme organizzative tipizzate (le organizzazioni di volontariato, le associazioni di promozione sociale, gli
enti flantropici, le società di mutuo soccorso, le reti associative,
le imprese sociali e le cooperative sociali) e gli altri Enti ‘atipici’
(le associazioni riconosciute e non riconosciute, le fondazioni e
gli altri Enti di diritto privato diversi dalle società), che perseguano, senza scopo di lucro, attività di interesse generale con fnalità
civiche, solidaristiche e di utilità sociale.
Ovviamente la cornice in cui l’Amministrazione condivisa
deve trovare collocazione è quella di una rigorosa e continua attività di supervisione e controllo dell’Ente pubblico, fra l’altro,
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sulla qualità del lavoro e del servizio reso, sulla regolarità e legalità degli affdamenti a terzi e dei contratti di lavoro nonché sulla
funzionalità del servizio stesso in favore dell’utenza individuata.
Rifettere sulla co-progettazione è un esempio di esercizio della sussidiarietà e, contemporaneamente, di rifessione sull’etica
della politica.
Può essere opportuno aprire una discussione anche sulle forme e sulle azioni che possono essere prodotte dai singoli e dalle
organizzazioni sociali per costruire un modello di sussidiarietà
istituzionale che dialoghi con forza ed autonomia con le Istituzioni pubbliche.
Tale prospettiva innovativa assume particolare rilievo nei settori degli ‘interventi e servizi sociali’ assai rilevanti per la comunità cittadina catanese a causa sia delle signifcative fragilità
economiche e sociali del territorio ma anche in ragione della consolidata, fattiva ed effcace esperienza in materia delle organizzazioni catanesi.
Al centro delle complessive politiche di protezione sociale c’è
la persona con le sue peculiari caratteristiche e con necessità e
bisogni specifci e irripetibili. Le tante forme di disuguaglianza,
le condizioni di emarginazione sociale, di isolamento e di disagio, siano esse socio-culturali ed economiche o inerenti la sfera
della disabilità e della vulnerabilità, vanno affrontate attraverso
politiche e sistemi integrati e universali, uniformati e coordinati
nel loro agire, con un attento sguardo alla realizzazione di ciascun
Progetto di Vita della persona (L. 328/2000, art. 14).
Occorre, in particolare, che il Comune guardi al suo futuro con
mirate politiche di sostegno alle famiglie indirizzate alla loro
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stabilità e generatività, soprattutto in considerazione dell’attuale
situazione di riduzione delle nascite (c.d. inverno demografco).
Assai importanti i settori di intervento previsti dallo stesso
art. 5: fra gli altri, educazione, istruzione e formazione professionale nonché attività culturali di interesse sociale con fnalità
educativa, interventi e servizi fnalizzati alla salvaguardia e al
miglioramento delle condizioni dell’ambiente e all’utilizzazione
accorta e razionale delle risorse naturali, interventi di tutela e valorizzazione del patrimonio culturale e del paesaggio, formazione
universitaria e post- universitaria, formazione extra-scolastica,
fnalizzata alla prevenzione della dispersione scolastica e al successo scolastico e formativo, alla prevenzione del bullismo e al
contrasto della povertà educativa, alloggio sociale, accoglienza
umanitaria ed integrazione sociale dei migranti, promozione della
cultura della legalità e della pace fra i popoli, della non violenza e
della difesa non armata, protezione civile, benefcenza, sostegno a
distanza, cessione gratuita di alimenti o prodotti, riqualifcazione
di beni pubblici inutilizzati o di beni confscati alla criminalità
organizzata, promozione e tutela dei diritti umani, civili, sociali e
politici, agricoltura sociale, organizzazione e gestione di attività
sportive e dilettantistiche. Ed altro ancora. Particolare rilievo assume la possibilità di iniziative, fra l’altro, tenuto conto dell’attuale situazione energetica, nel settore ‘dell’utilizzazione accorta
e razionale delle risorse naturali’ soprattutto per la realizzazione
di comunità energetiche fra cittadini anche ai fni della riduzione
delle spese.
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3. Partecipazione dal punto di vista dei cittadini e degli Organismi associativi e sociali
Per altro verso, signifcativa importanza assume la partecipazione ed il contributo dei cittadini, anche dell’area metropolitana, con riferimento agli strumenti pianifcatori e di programmazione che hanno la funzione di disegnare le linee di sviluppo
nei vari settori della vita consociata. Hanno particolare valore,
difatti, “la qualità della vita delle persone, la loro armonia con
l’ambiente, l’incontro e l’aiuto reciproco. Anche per questo è tanto importante che il punto di vista degli abitanti del luogo contribuisca sempre all’analisi della pianifcazione urbanistica” (Laudato si’, n.150).
In quest’ottica, “ogni cittadino è responsabile del bene comune. E per i cristiani è anche una missione” (Francesco, Udienza
del 9/9/2020).
Nella redazione, nella revisione o nell’aggiornamento di strumenti pianifcatori, per i quali deve assolvere un ruolo primario
il Consiglio Comunale chiamato a rendere effettiva la partecipazione e la condivisione con i cittadini (vedi capo 6) (ad es.
Piano Regolatore Generale, Piano Generale del Traffco Urbano
– PGTU – approvato nel 2012, Piano Urbano della Mobilità Sostenibile – PUMS – del 28/12/2022, Piano di Azione per l’energia
sostenibile – PAES – approvato nel 2015, ed altri) occorre tener
conto non solo degli stakeholders, portatori di interessi, dei soggetti istituzionali, degli esperti e dei testimoni privilegiati e degli
Enti competenti ma anche della partecipazione dei cittadini e delle
organizzazioni sociali.
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Questo signifca progettare un nuovo Piano Regolatore Generale
che non sia la somma di piani tecnici mirati a singoli aspetti (urbanistica, mobilità, ambiente, energia, come vedremo più avanti)
ma che ponga attenzione alle condizioni di vita della Città, nel
suo complesso e nelle sue articolazioni, ne immagini lo sviluppo.
Inoltre che dia spazio a tutte le generazioni, gli strati sociali, le attività economiche e culturali, i luoghi di aggregazione, nel centro
e nelle periferie, e in cui ogni cittadino, i più fragili in particolare,
senza differenza alcuna, possa riconoscersi.
In particolare il PAES andrebbe revisionato alla luce della critica situazione della gestione dei rifuti urbani che richiede iniziative concertate con gli altri Enti competenti, in primo luogo la
Regione. E ciò, fra l’altro, al fne di programmare nuove forme
di smaltimento che affranchino, con ragionevole tempestività, il
territorio, non solo cittadino, da un sistema di gestione dei rifuti
che, da troppi anni, si è basato sull’oligopolio di privati.
L’ambiente, il suo governo nonché la prevenzione ed il contrasto ad ogni forma di abusivismo rappresentano, infatti, soprattutto in ambito urbano, sfde decisive per la tutela e salvaguardia
di un patrimonio da consegnare alle generazioni future (cf. art. 9
Cost.; Laudato si’, 159-160).
Il coinvolgimento dei cittadini e delle Organizzazioni sociali
nelle decisioni pianifcatorie, ma anche nell’utilizzo e gestione dei
beni ambientali, può realizzare un contributo signifcativo ad un
uso responsabile dei beni comuni e alla cura dell’ambiente urbano.
Rinnovare il rapporto tra cittadinanza ed Organi rappresentativi del Comune può favorire autentici processi di trasparenza e
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di partecipazione. In tal senso occorre aggiornare lo Statuto della
Città di Catania, risalente al 1995, ed il Regolamento che disciplina il funzionamento del Consiglio comunale. Ai Municipi (ex
Municipalità) appare opportuno attribuire le risorse necessarie per
l’effettivo svolgimento delle funzioni loro delegate, da cui deriveranno le relative responsabilità nei confronti della cittadinanza
circa l’operato che riusciranno a porre in essere.
Si tratta di occasioni preziose di partecipazione e responsabilizzazione sociale anche mediante l’adozione di Patti di collaborazione per l’uso e la gestione, alla luce di apposita regolamentazione, di beni comuni nonché di immobili confscati ed assegnati
al Comune, nell’ambito del CTS.
4. Mobilità e infrastrutture della Città
Aspetti assai rilevanti per la vita cittadina e per i suoi abitanti
attengono alla mobilità e alle infrastrutture strategiche per lo
sviluppo di Catania.
Ad integrazione di quello che si è detto sull’opportunità del
coinvolgimento democratico della cittadinanza in vista dell’adozione di strumenti di pianifcazione (PUMS), un sistema di mobilità sostenibile può dirsi tale se viene concepito ed attuato nella
doppia accezione di sostenibilità ambientale e sociale. “Non ci
sono due crisi separate, una ambientale ed un’altra sociale… Le
ragioni per le quali un luogo viene inquinato richiedono un’analisi del funzionamento della società, della sua economia, del suo
comportamento, dei suoi modi di comprendere la realtà. È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni
dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali” (Laudato si’, 139).
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L’approccio integrale richiede l’inserimento delle politiche di
mobilità e infrastrutturali all’interno di una visione generale anche di natura urbanistica.
La mobilità deve diventare lo strumento per agevolare gli
spostamenti di lavoratori, studenti, casalinghe, anziani, disabili,
turisti, cittadini in genere, soprattutto se abitanti nelle periferie
urbane, e migliorarne la vita.
Il sistema di mobilità cittadina e metropolitana deve mirare
anche a contenere e “sanare” le fratture fra il centro e le periferie,
fra le zone dotate di servizi e quelle sfornite e marginalizzate,
a mettere in collegamento zone connotate da fragilità sociale ed
economica e il ‘centro’ delle relazioni e delle attività cittadine. In
particolare crediamo necessario un effciente piano dei trasporti
urbani anche per permettere ai giovani in età scolare di poter esercitare il loro diritto allo studio. Capita, infatti, che abbandono ed
evasione scolastica abbiano tra le cause anche l’ineffcienza e, in
certi casi, la mancanza di una adeguata rete di collegamento.
Occorre, inoltre, fare riferimento non solo alle periferie geografche ma anche a quelle che si differenziano per criticità sociali
ed economiche rispetto al tessuto circostante più evoluto e agiato
e, talora, allo stesso contigue come a Catania.
La Città etnea è la prima nel Paese per auto possedute dagli
abitanti (77 ogni 100) che vengono utilizzate per consentire il collegamento con i Comuni dell’hinterland che, a causa della migrazione residenziale (urban sprawl), risultano aver incrementato
signifcativamente il numero dei residenti. Per l’assenza o l’insuf-
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fcienza di politiche pianifcatorie, i servizi di trasporto pubblico
locale non sono stati programmati adeguatamente e l’uso dell’auto personale appare l’unica soluzione di mobilità possibile. Analoghe considerazioni valgono per le zone periferiche della Città.
Occorre, quindi, una governance metropolitana della mobilità che, coinvolgendo i cittadini e i corpi sociali intermedi quali
protagonisti, consenta la riduzione del traffco veicolare, grazie
anche alla migliore pianifcazione e al potenziamento delle infrastrutture e del trasporto pubblico locale, e realizzi una connessione fra centro e periferie in un’ottica di inclusione e integrazione
sociale a favore di famiglie, studenti e lavoratori.
Il Capoluogo etneo è ricco di molteplici vocazioni economiche
e produttive: fondata sul commercio e sul terziario, anche avanzato, sull’industria e sul turismo, Catania è dipendente dalla adeguatezza delle sue infrastrutture viarie, di trasporto e di servizio.
Nel contesto di una condivisione con gli attori sociali, non è
più rinviabile un confronto pubblico, aperto alla Città, sulla realizzazione del progetto di ampliamento dello scalo aeroportuale che
risulta operare in strutture ormai insuffcienti per l’attuale volume
di traffco passeggeri (10.099.441 viaggiatori a dicembre 2022).
Ciò condiziona negativamente lo sviluppo del turismo dell’intero settore orientale siculo, l’espansione dei traffci commerciali
e l’attrattiva del mercato locale nei confronti dell’estero per una
struttura che è vocata ad essere l’hub del Mediterraneo.
Anche le zone a mare, connesse con la fruizione estiva ma non
solo, richiederebbero iniziative ed interventi per la loro valorizzazione. In primo luogo con il rifacimento e la risagomatura del c.d
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lungomare che andrebbe attrezzato con adeguati e rinnovati spazi
pubblici per famiglie, bambini ed anziani, senza barriere architettoniche e con strumenti di facilitazione per le persone con disabilità, prevedendo, eventualmente, anche una interdizione seppur
parziale al traffco veicolare.
Il progetto del Waterfront, cioè la liberazione degli spazi a
mare di Catania per oltre 4 km, resta una priorità importante per la
comunità cittadina che si riapproprierebbe di zone tradizionalmente
vocate alla fruizione pubblica. Va, inoltre, aperto un serio dibattito
sul futuro del Porto, che non può essere considerato un corpo estraneo rispetto alla Città, avulso dalla pianifcazione complessiva del
territorio in ragione del suo signifcativo potenziale dal punto di
vista dei trasporti, delle attività commerciali e turistiche.
Come già accennato ed anche in previsione, fra l’altro, di ingenti investimenti negli stabilimenti STMicroelettronics e Enel Green
Power-3Sun e di altre importanti imprese, appare indilazionabile
un Piano di interventi per il completamento, l’implementazione
e la manutenzione della viabilità e dei servizi, dell’ammodernamento delle reti di comunicazione della Zona industriale nonché
dei collegamenti necessari con la rete ferroviaria e metropolitana.
La stessa Zona industriale catanese, anche grazie alla ZES,
può diventare un volano verso un’economia e uno sviluppo più
solidi che diano prospettive reali alle nuove generazioni.
Il tema delle società partecipate pubbliche non è di certo secondario ai fni dell’effcacia e dell’effcienza della macchina amministrativa del Comune e della Città metropolitana.
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5. Lavoro, sviluppo, educazione e formazione professionale
Quando si ha a cuore il futuro di Catania, non è pensabile non
occuparsi delle possibilità di lavoro e di buon lavoro, in termini
qualitativi e di legalità, dei propri abitanti, in particolare giovani,
e delle opportunità per le attività economiche e le imprese.
Con il 25,2% la Città metropolitana detiene il triste “primato”
della dispersione e abbandono scolastico, prima fra le 14 Città
metropolitane del Paese.
A ciò si aggiungano il signifcativo tasso regionale del 38,6%
di NEET (giovani che non studiano, non lavorano e non seguono
percorsi di formazione, soprattutto donne, dati ISTAT 2021) ed il
numero di giovani disoccupati (4 su 10 senza lavoro).
La Sicilia è la quinta regione in Europa per disoccupazione dei
ragazzi fra 15 e 29 anni (dati Eurostat 2021) con una media nazionale del 23,9% ed europea del 13%, (dati ISTAT 2021).
Tale dati assieme a quelli critici sull’occupazione in Sicilia (
41,1%, 4 persone fra 15 e 64 anni su 10 occupate, dati Eurostat
2021) fanno considerare assai rilevante il legame fra possibilità
occupazionali ed educazione e formazione professionale.
Dove gli abbandoni sono statisticamente più frequenti si registrano generalmente tassi di occupazione giovanile più ridotti,
solo il 10% circa a Catania.
Bisogna, senza perdere tempo, contenere ed arrestare quella
deriva che a Catania, ma anche in ambito più vasto, conduce tanti
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ragazzi che non lavorano o hanno abbandonato la scuola o la formazione professionale ad essere reclutati e diventare manovalanza a buon mercato e apprendisti del crimine anche organizzato
e mafoso. La Regione siciliana fa registrare le più alte percentuali di denunce per associazione a delinquere, anche di stampo
mafoso, a carico di minorenni (14-17 anni).
A questo fne è importante puntare sulla formazione della coscienza attiva e responsabile dei nostri giovani che avviene anche,
se non soprattutto, attraverso un sano percorso familiare affancato dalle varie agenzie educative (scuole, parrocchie, associazioni
culturali).
Inoltre, occorre prevenire e contrastare la piaga del “lavoro
povero” (working poor) e dello sfruttamento dei lavoratori, elemento che genera, oltre alla povertà economica, l’alienazione dei
diritti dei lavoratori e annulla il valore della persona e del capitale
umano. Un fenomeno che riguarda in particolar modo i giovani
e le donne, intrappolati in forme contrattuali atipiche, in un precariato selvaggio e in quella spirale di salari bassi, a limite della
povertà. Ecco perché parlare di qualità del lavoro e del lavoro di
qualità, in riferimento ai giovani e alle donne, diventa una questione di impellente priorità per una fattiva, equa, inclusiva crescita del nostro territorio catanese.
6. Ancora su partecipazione e Amministrazione condivisa
Anche per le politiche pubbliche del Comune riguardanti,
fra l’altro, tali criticità, di estremo rilievo per il futuro di Catania,
occorre favorire il metodo della partecipazione dei cittadini, per
un verso, e dell’Amministrazione condivisa per l’altro.
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Appare quindi ineludibile che la politica comunale, nell’ambito delle proprie competenze e delle doverose iniziative di prevenzione generale, promuova iniziative, fra l’altro, per:
– programmare interventi, nell’ambito dell’elaborazione di
politiche pubbliche e d’intesa con gli altri Uffci ed Enti competenti, per contenere e contrastare il fenomeno della dispersione e
dell’abbandono scolastico, coinvolgendo, in forma sussidiaria, le
famiglie, le associazioni operanti sul territorio, le Parrocchie e i
Municipi;
– favorire il migliore utilizzo, con apertura anche pomeridiana, delle strutture scolastiche, prevedendo il più possibile il c.d.
tempo pieno, in modo che gli studenti possano avere spazi adeguati per studiare e praticare attività ludiche, sportive e culturali,
e promuovendo la gestione degli spazi pubblici anche in forma
sussidiaria a favore di associazioni e organismi del Terzo Settore;
– destinare spazi pubblici alla creazione di luoghi di aggregazione e di lavoro e per il sostegno e l’avvio di start up soprattutto
giovanili.
Questi nuovi luoghi oggi possono essere gli spazi di co-working, gli incubatori, gli acceleratori, i laboratori sociali e di nuova imprenditorialità, già sperimentati con successo in altri territori e anche nella nostra Città. Queste nuove “Case dei Giovani”
potrebbero ospitare interventi di professionisti, imprenditori,
manager, esponenti del mondo fnanziario, per rinnovare i circuiti lavorativi esistenti che recentemente, per tutta una serie di
problematiche connesse al funzionamento del mercato del lavoro, si sono inariditi;
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– favorire la realizzazione di un Osservatorio dinamico e digitale delle competenze, in collaborazione con gli Enti del Terzo
Settore, le Organizzazioni datoriali e sindacali, che renda effciente il matching fra le aziende che ricercano competenze tecniche e
professionali e gli Enti e Scuole che erogano formazione;
– agevolare la co-progettazione, assieme agli attori sociali,
alle Organizzazioni datoriali e sindacali, agli Enti competenti, la
Regione e le aziende interessate, di attività formative altamente
professionalizzanti che tengano conto degli investimenti in programma sul territorio (ad es. STMicroelectronics e Enel Green
Power-3Sun) nonché delle nuove attività legate alla trasformazione digitale e ai social media. In tale prospettiva occorre programmare con la Regione e gli Enti addetti un Piano di interventi
per implementare, completare e manutenere le infrastrutture della
Zona Industriale in modo da favorire lo sviluppo degli insediamenti esistenti e l’impianto di nuovi.
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ConClusioni
Fra poco saremo chiamati alle urne per scegliere i futuri Amministratori della nostra Città. E’ un preciso dovere civile esercitare un saggio discernimento, personale e comunitario, fondandosi su alcuni criteri etico-politici, proposti dalla Dottrina Sociale
della Chiesa.
E per prima cosa, al politico (dal Sindaco all’ultimo Consigliere) chiediamo seria competenza e rigore morale, coniugati con un
profondo senso della legalità (cf. CEI, Educare alla legalità, 3).
È, infatti, opportuno sottolineare che il servizio politico alla Città
è impossibile senza uomini politici che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello del bene comune (cf. Benedetto XVI,
Caritas in Veritate, 71). E, a tal proposito, dato che, secondo don
Sturzo, “la politica è un atto d’amore per la comunità”, considerando l’alto tasso di corruzione, che investe periodicamente la
politica, dal Nord al Sud del Paese, e fno al Parlamento Europeo,
ai candidati giriamo le sagge parole dello stesso Sturzo: “Se ami
troppo il denaro, non fare attività politica” (cf. L. Sturzo, Il manuale del buon politico, p. 132).
Una nuova generazione di laici cristiani impegnati, è ciò di
cui ha urgente bisogno la politica. In altri termini, auspichiamo
che, nell’imminente competizione elettorale, siano presentati
volti nuovi, non solo esteriormente o anagrafcamente, ma anche
nuovi dentro, perché alla base di un rinnovamento politico ci deve
essere sempre un rinnovamento etico personale. Particolare attenzione e spazio devono essere dati ai giovani. Papa Francesco,
durante una recente udienza generale, ha evidenziato che “[…]
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il servizio comporta la gratuità, il prendersi cura degli altri senza
vantaggi per sé, senza secondi fni, senza aspettare il contraccambio”. Occorre coltivare come Giovanni Battista, “la virtù di farci
da parte al momento opportuno […] imparare a congedarsi […]
fare posto agli altri” (15/01/2023). Pertanto, occorre eliminare l’idea dei politici come un ceto di professionisti della vita pubblica.
Il Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, a tal proposito,
afferma che bisogna favorire “l’alternanza dei dirigenti politici,
al fne di evitare che si instaurino privilegi occulti” (CDS, 189).
Si tratta di un’esigenza fondamentale dalla quale un regime democratico non può assolutamente prescindere.
Vorremmo, ancora, sottolineare la necessità della partecipazione costante alla vita della polis, senza dare deleghe a nessuno.
A tal proposito, i Vescovi italiani sottolineano: “Per un corretto
svolgimento della vita sociale, è indispensabile che la comunità
civile si riappropri di quella funzione politica, che troppo spesso
ha delegato esclusivamente ai professionisti di questo impegno
nella società. Non si tratta di superare l’istituzione ‘partito’, che
rimane essenziale nell’organizzazione dello Stato democratico,
ma di riconoscere che si fa politica non solo nei partiti, ma anche al di fuori di essi, contribuendo a uno sviluppo globale della
democrazia con l’assunzione di responsabilità di controllo e di
stimolo, di proposta e di attuazione di una reale e non solo declamata partecipazione”(CEI, Educare alla legalità, 17).
Quali programmi per lo sviluppo e il futuro della Città? A differenza della precedente campagna elettorale, basata su slogan, ci piacerebbe sentire dibattere i candidati sui loro programmi concreti e
sentire cosa rispondono alle questioni e alle proposte da noi sollevate.
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E inoltre, non vorremmo sentire insulti e denigrazioni reciproche, che nascondono il vuoto politico. Facendo nostro il monito di
don Luigi Sturzo, vorremmo dire a tutti i candidati, che fedeli alla
verità, evitino “menzogne così facili a venire sulla bocca in tempo di lotta; evitando ingiurie e accuse infondate e gelosie fra gli
stessi colleghi e collegati e frodi che si credono legittime e insidie
che sono stimate regole del gioco”(L. Sturzo, Problemi spirituali
del nostro tempo, p. 189).
Per concludere, data l’ora particolarmente delicata, facciamo
nostre le parole di mons. Luigi Renna, nel suo Discorso alla Città del 4 febbraio 2023: “C’è bisogno di creare un’alleanza fra
le generazioni: giovani e meno giovani, i nostri giovani vivaci
e intelligenti, che possono essere fermati dall’emigrare solo se
consegneremo loro la responsabilità di pensare e guidare, perché
ne sono molto capaci. Occorre fare un’alleanza fra i quartieri,
per non essere preda di coloro che vendono promesse che non
realizzeranno mai perché fa loro comodo avere persone che non
conoscono i loro diritti. Occorrono politici che sappiano studiare
i mali di Catania e le loro soluzioni, che siano liberi da vincoli
che li appiattiscono non sul presente, ma sul peggiore passato”.
Con questa consapevolezza vogliamo vivere le prossime elezioni amministrative e condividere con quanti lo vorranno il Cantiere per Catania.
PROPONENTI
CLAUDIO
GIUSEPPE
DON PIERO
LUIGI
PIERO
ANTONIO
SALVATORE
MAURIZIO
LUCIANO
AGATINO
ROSARIO
ROSARIO
GIUSEPPE
DON ALFIO
DON MATTEO
DIAC. NUNZIO
SALVO
CLAUDIA
FEDERICO
MARIACHIARA
MIRKO
FEBRONIA
DON ANTONINO
IGNAZIO
GABRIELE
MARTINA
GIUSEPPE
CONCETTA
TATA
ZINA
SALVATORE
PIPPO
TONI
BENIAMINO
CATERINA
MARIELLA
SAMMARTINO
DI FAZIO
SAPIENZA
PICCININI
QUINCI
INSERRA
OLIVERI
ATTANASIO
VENTURA
CARIOLA
FARACI
SAPIENZA
VECCHIO
CARBONARO
MINISSALE
NICOTRA
CARUSO
FLAMMIA
INCARDONA
PAPA
VIOLA
LAMICELA
DE MARIA
MAUGERI
CAMMISA
LO PIANO
CARBONARO
IABICHINO
DI CARO
BIANCA
PELLIGRA
TOSCANO
BONAVENTURA
SORBERA DE CORBERA
CALTAGIRONE
AURITE
GIÀ PREFETTO DELLA REPUBBLICA
GIORNALISTA
DIRETTORE Ufficio Problemi Sociali e Lavoro – Arcidiocesi CT
MEMBRO COORD. “NON POSSIAMO TACERE”
COMM. PSL – Arcidiocesi CT
COMM. PSL – Arcidiocesi CT
COMM. PSL – Arcidiocesi CT
SEGRETARIO GENERALE UST-CISL CT
SEGR. GEN. CONFCOOPERATIVE SICILIA
DOCENTE UNIVERSITARIO
DOCENTE UNIVERSITARIO
DOCENTE UNIVERSITARIO
DOCENTE UNIVERSITARIO
VICE DIRETTORE UFF. PSL – Arcidiocesi CT
DIRETTORE PASTORALE DEI GIOVANI – Arcidiocesi CT
COMM. PSL Arcidiocesi CT
STUDENTE UNIVERSITARIO
STUDENTESSA UNIVERSITARIA
RICERCATORE
ANIMATRICE DI COMUNITÀ, Progetto Policoro Catania
SEGRETARIO CITTÀINSIEME
SEGRETARIA CONSULTA Aggregazioni Laicali
DELEG. ARCIV. CONSULTA Aggregazioni Laicali
PRES. PROV. ACLI
RESP. DI ZONA AGESCI zona etnea
RESP. DI ZONA AGESCI zona etnea
PRESIDENTE Ass.ne Amici del Rosario
RESP. Ass.ne Comunità Papa Giovanni XXIII zona Sud
PRES. Ass.ne femminile S. Agata Cattedrale – CT
DELEGATA SEZ. CT – A.I.M.C.
V. PRES. PROV. Ass.ne Naz. Vittime Civili di Guerra
PRESIDENTE AVULSS
PRESIDENTE DIOCESANO – Azione Cattolica Italiana
PRESIDENTE Cavalieri della Mercede
PRESIDENTE Centro Aiuto alla Vita – CT 1
PRESIDENTE Circolo Femm.le S. Agata
Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali
I Giovani di “Un Cantiere per Catania”
ProPonenti
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ALFIO
WALTER
GIANFRANCESCO
SALVATORE
MARIA
AGATA
MARIAROSA
NATALIA
SALVO
FILIPPO
MARINA
GIUSEPPE
MARIA
CARMELO
GIORGIO
PATRIZIA
FABRIZIO
M. ANTONIETTA
VITTORIA
P. ANTONIO
PENNISI
CERRETI
SCIUTO
AGNELLO
GURGONE
COLLURA
CACOPARDO
QUATTROCCHI
CASABIANCA
UCCELLATORE
PLATANIA
CACCAMO
INDELICATO
VITELLO
BUGGIANI
LO VECCHIO
SCICALI
BAIAMONTE
FORTUNA
MASCALI O.C.
RESP. DIOCESANO Comunione e Liberazione
RESP. DIOCESANO Comunità di S. Egidio
PRESIDENTE Confederex
REFERENTE DIOC. Famiglia Eccl.le Miss.ne Chiesa Mondo
REFERENTE DIOC. Famiglia Eccl.le Miss.ne Chiesa Mondo
DELEGATA DIOCESANA Famiglia Salesiana
RESP. DIOCESANO MLAC
RAPPR. DIOCESANO Movimento dei Focolari
RAPPR. DIOCESANO Movimento dei Focolari
PRES. DIOCESANO Movimento Eccl. Impegno Culturale
REFERENTE DIOCESANO Movimento Pax Mecum
DELEGATO DIOCESANO Movimento Pro Sanctitate
RESP. CITTADINA Movimento Rinascita Cristiana
MINISTRO REG. Ordine Francescano Secolare
REFERENTE Pax Christi Catania
PRESIDENTE RCC Comunità Liberi in Cristo
COORD. DIOCESANO Rinnovamento nello Spirito
PRES. SEZ. CT UCIIM
PRESIDENTE Unione Ex Allieve “AUXILIUM”
ASSISTENTE AGESCI