La cultura politica cattolico-democratica è vitalmente connessa con il valore della persona e, dunque, della libertà e della Giustizia sociale. Per questo è immune da derive ideologiche ed, al contrario, orientata a concepirsi come sistema aperto, non rattrappito sull’ osservanza dogmatica dei propri assiomi, bensì capace induttivamente di apprendere dall’ esperienza. Le bastano, in altri termini, pochi ed essenziali principi: rispetto integrale della persona, amore per la libertà, impegno per la giustizia per orientare la sua azione.

Principi attorno a cui convergono Carta Costituzionale e Dottrina Sociale della Chiesa. Congiunzione di grande rilievo per l’ impegno politico dei credenti, nella misura in cui attesta consonanze importanti tra l’ uno e l’altro dei due fari che illuminano, orientano ed alimentano la loro presenza sul piano civile e politico.

Tradotta sul piano istituzionale, una cultura politica che assuma come proprio architrave la centralità della persona, non può che insistere, anzi coincidere a tutti gli effetti con la costruzione, la tutela, la promozione di un ordinamento che sia pienamente democratico ed attivamente partecipato. In altri termini, si tratta di una cultura politica che, di sua natura, esige il rispetto e la valorizzazione della centralità del Parlamento e del compito di rappresentanza che incarna. Quest’ultima costituisce l’ asse portante di quella “governabilità” che, tanto più quanto più il sistema è complesso, per essere efficace ha bisogno di una condivisione convinta e, si potrebbe dire, vissuta da parte dei destinatari degli atti di governo, in carenza della quale, questi ultimi smarriscono gran parte della loro pregnanza.

Nelle società complesse e nei contesti cosiddetti “liquidi” in cui ci è dato vivere, il punto di composizione del conflitto, lo spazio in cui le troppe contraddizioni che ci assediano possono trovare quel tanto di equilibrio che consenta di procedere oltre, non è più dato solo dalla dialettica tra categorie sociali, gruppi di interesse o corpi intermedi, ma anche – forse soprattutto – dalla consapevolezza, dalla maturità civile, in ultima analisi, dall’ interiorità della coscienza dei singoli cittadini. Per questo, almeno sul piano teorico, una cultura politica di ispirazione cristiana e, dunque, di forte impronta “personalista”, ha una chance in più di altre, una miglior potenziale possibilità di incarnare quel “principio di responsabilità” – diretta e personale – che è il vero talento da riscoprire. Purtroppo, invece, da troppo tempo stiamo sacrificando la rappresentanza alla governabilità e la cosa è destinata a non portarci lontano.

In estrema sintesi, per sua natura, cioè di necessità e non per ragioni politiche più o meno contingenti, la cultura politica cattolico-democratica e popolare nulla può avere da spartire con le manipolazioni della Costituzione cui pensano i sostenitori del “presidenzialismo” o dello stesso premierato”, che, in particolare nella formulazione fin qui proposta da Italia Viva, compromette sia la centralità del Parlamento che il ruolo di arbitro e garante del Presidente della Repubblica, cioè i capisaldi del nostro ordinamento istituzionale e democratico.

Domenico Galbiati

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