Se c’era una cosa su cui tutti, ecumenicamente, erano d’accordo la sera del 26 maggio era questa: meno male, ora per un po’ non si va più a votare. Sì, ci saranno un paio di regionali, ma va bene lo stesso. L’importante è non ricominciare con le campagne elettorali in servizio permanente effettivo. Si sa, alimentano i populismi, e invece questo nostro sfibrato Paese ha bisogno di un periodo, almeno un paio d’anni, in cui chi ne ha le responsabilità governi e chi deve fare opposizione la faccia, per favore, in modo costruttivo.
E invece no.
Invece Salvini il Trionfatore, in un men che non si dica, molla i migranti e lancia la campagna contro l’Europa. Dice uno: proprio quella con cui dovremmo andare d’accordo, di questi tempi. Ma è qui che sta il busillis, perché se i migranti sono un’argomentazione in via di esaurimento, l’Europa invece resterà sempre lì, immobile da tremila anni, a prendere in faccia le tue facili pallate di fango.
E allora ci immaginiamo la scena: la Lega si tiene per un po’ questo governo, tanto comanda lei e gli altri ballano a comando. Fa fare ai grillini tutto quel che vuole, dalla sicurezza alle autonomie fiscali alla flat tax, poi ti tira fuori a settembre la Tav (si noti: quando inizia il dibattito sulla legge di bilancio) e dice che così proprio non si può andare avanti. E parte la fase due: Bruxelles nel frattempo ci ha detto che i conti non vanno, scatta l’aumento dell’Iva ed ecco che è l’Europa ad averci alzato le tasse, mentre il governo vuole la flat tax. Camere sciolte, voto ad inizio primavera e Salvini per tutta la vita.
Quasi quasi vien voglia di fare il tifo per Conte, che subito ha detto che lui, a comando, non ci vuole ballare. Ma poi, a guardar bene, anche Conte è stato parte del gioco che a questo ci ha portato. Il male è più profondo, la medicina non potrà che essere molto amara.
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