Nessuno quanto il prof. Giorgio La Pira, o per lo meno in modo così evidente come lui, è riuscito nella propria vita, nel proprio modo di vedere, di guardare e di agire, a “mescolare” tutto. Era il far della propria vita e del proprio pensiero un’espressione unica, un modo di essere soltanto unico: “mescolare” per unificare.

Unificare fu proprio il piano di tutta la sua vita, il suo modo di vedere e di agire. Allargare lo sguardo a tutto l’Universo per unificare l’intera famiglia umana: “Ut unum sint ”. Per fare una famiglia unica, nuova, ardimentosa, cellula viva e piena di grazia: una famiglia basata sulla giustizia del pane per tutti, una famiglia fiduciosa nei “mille anni di pace”.

Nel 1968 scrive al presidente dell’Istituto di Biologia Umana dell’Università di Tunisi:

«L’uomo mediterraneo – la civiltà mediterranea, la spiritualità e la cultura mediterranea, che nel corso dei secoli si sono radicate lungo le sponde di questo grande lago di Tiberiade – ha ancora oggi (ed avrà ancora domani, nel corso dei secoli che verranno) una “funzione permanente” da svolgere per l’edificazione della storia nuova del mondo! La “civiltà mediterranea” poggia – per così dire – su tre pietre fondamentali della Gerusalemme celeste: Gerusalemme (il senso della storia); quello di Atene, unitamente alla cultura araba (il metodo logico e scientifico; la bellezza e la contemplazione artistica); quello di Roma (l’organizzazione scientifica e tecnica – per tutte le genti – del diritto e della politica: Gaio). Da esse “partono” e ad esse “costituiscono” tutte le altre città essenziali del Mediterraneo e dell’Europa (Costantinopoli, Cairo, Tunisi, Algeri, Fez, Madrid, Parigi, Firenze e tutte le altre) – hanno un messaggio permanente per la edificazione della storia nuova (prossima e lontana) e della civiltà nuova del mondo!»

Il Mediterraneo è -per Giorgio La Pira- il lago di Tiberiade: il luogo dove si poteva sviluppare una collaborazione pacifica fra i vari paesi, riscoprendo una risorsa comune: l’unità dell’intera famiglia di Abramo: ebrei, cristiani e musulmani. Da questo humus erano nati alcuni anni prima “I colloqui mediterranei”.

Nel 1956 Maometto V del Marocco aveva visitato Firenze, incontrando il sindaco, il quale restituì la visita nel mese di luglio. Il re, mentre ammira Firenze dal piazzale Michelangelo dice a La Pira: “Chiami tutti i popoli mediterranei in questa città e li faccia unire e pacificare”. Ai primi di luglio del ’57 si reca in Marocco (come spesso accade nel prof., fa visita ai monasteri).

“Caro Amintore (Fanfani) -scrive Giorgio La Pira- il sigillo soprannaturale è stato costituito dalla mia visita a tre monasteri : alle clarisse di Casablanca, alle clarisse di Rabat, alle suore francescane missionarie di Maria di Marrakesh (visitai anche, ma da solo e senza farmi annunziare, il Carmelo di Tangeri; proprio per la festa della madonna del Carmelo, il 16 luglio).L’idea si rafforza nel natale del ’57, mentre era in pellegrinaggio in Palestina, ad Hebron, presso la tomba del patriarca Abramo, padre della triplice famiglia dei credenti: Israele, la Cristianità, l’Islam.

Il consiglio di Maometto V, unitamente a quel pellegrinaggio, i primi rapporti epistolari con Nasser nell’estate del 1956 (al quale espresse solidarietà dopo la crisi di Suez) e i contatti con esponenti del mondo arabo -con ogni probabilità- esercitarono un’influenza sul progetto di organizzare I colloqui mediterranei.

Mentre negli stessi anni l’Europa andava costruendo la sua nuova identità volgendosi al Nord e collocandosi, con destino subalterno, sul versante atlantico, il professore aveva capito che al di là del Mediterraneo nei paesi emergenti l’impulso rivoluzionario aveva una matrice religiosa e che bisognava tenere conto di questa realtà.

Per diventare un grande lago di Tiberiade il Mediterraneo avrebbe dovuto abolire tutte le radici conflittuali, da quelle economiche a quelle politiche. Partendo dalla fede nel medesimo Dio: la componente teologale.

Il primo colloquio mediterraneo ( a Firenze, dal 3 al 6 ottobre 1958) è presieduto da Moulay El Hassan: principe ereditario del Marocco ed è aperto nella festa di San Francesco, (il santo cristiano, che, a Damietta, varcò inerme la linea di battaglia tra i crociati e i musulmani e si trattenne

Per questo colloquio mediterraneo di Firenze, La Pira invitò oltre che gli arabi anche i rappresentanti dell’indipendenza algerina. Ancora non acquisita, per la verità, tanto che gli ospiti vennero forniti di passaporto  tunisino. Telefonò, allarmato, il questore. «Stanno arrivando i ribelli algerini con falsi passaporti e con le bombe!». «Stia tranquillo, li faccio sorvegliare dai vigili urbani in bicicletta».

Tra i partecipanti Louis Massignon ( il cattolico musulmano che si concentrò in modo speciale sul lessico mistico dell’Islam e fu autore di una celebre opera sul mistico musulmano persiano Mausir al- Hallaj  crocifisso nel 922, con modalità assai simili a quelle di Gesù): Massignon era  il testimone vivente dell’intesa tra le due famiglie religiose ( la cristiana e la musulmana) , che, il 6 ottobre, si recherà alla Verna per ricordare il legame tra le Stimmate di Francesco e il destino dell’Islam. Si parlò di Israele; dell’Egitto…

La delegazione  marocchina sottolineò le esperienze di convivenza, nel Magreb, tra ebrei, cristiani e islamici.

“Radunando in questo convegno del Mediterraneo (1958) nello stesso “spazio fisico e spirituale” -per così dire- i popoli e le nazioni portatori dello stesso mistero religioso: popoli e nazioni cristiane; popoli e nazioni mussulmane; popoli e nazione ebrea …Le tre civiltà a base monoteista (dio di Abramo, di Isacco, di Giacobbe) e i popoli e le nazioni che da tale base emergono alzano insieme la lampada della fede in Dio, come luce essenziale per l’intera famiglia umana! ..Ecco la funzione mediterranea, ecco l’autentica Europa. ecco lo spazio della luce destinata a fugare le tenebre che coprono lo spazio dell’ateismo e del materialismo” ( lettera di La Pira a Giovanni Gronchi, presidente della Repubblica S. Pietro in Ant.-22/2/ 1958)

Il 25 maggio 1967 Radio Cairo diffuse il messaggio del presidente egiziano Nasser: “Bisogna cancellare Israele dalle mappe”. Tre giorni dopo anche altri quattro stati arabi Siria, Iraq, Giordania e Arabia Saudita schierarono i loro eserciti lungo il confine. Israele decise che l’attacco preventivo era l’unico modo per sopravvivere all’offensiva. La guerra durò sei giorni. Vinsero gli israeliani. Nel dicembre del 1967 Giorgio La Pira decise di recarsi a Gerusalemme a Betlemme e a Hebron, in un fraterno dialogo tra le tre religioni abramitiche.

Dopo un colloquio con Joseph Levi, ora ex rabbino di Firenze- ho ricreato in forma teatrale, ma da fonti documentate, quelle giornate.

 Colloquio tra Leo Levi, amico del Professore e suo figlio Josef.

Leo Levi: Joseph, oggi verrà a trovarci il professor Giorgio La Pira.

Joseph Levi: Il sindaco della bella Firenze…

Leo Levi: Assieme ad altri ha salvato tanti nostri fratelli durante la guerra.

Joseph Levi: Quando lo hai conosciuto?

Leo Levi: Qualche anno fa a Firenze. Nell’autunno del 1958 organizzò un convegno tra ebrei, cristiani e musulmani. Lo volle chiamare il “Primo Colloquio Mediterraneo”.

Joseph Levi: Deve essere una persona coraggiosa se ha scelto di venire qui dopo la guerra dei sei giorni.

Leo Levi: E’ venuto per facilitare gli incontri tra i sindaci di Israele e della Cisgiordania, per continuare questo dialogo.

Joseph Levi: E il governo israeliano cosa ne pensa?

Leo Levi: Non sembra particolarmente entusiasta.

Joseph Levi: Ha già incontrato qualcuno?

Leo Levi: Si, il sindaco di Gerusalemme; noi andremo a incontrarlo a Betlemme e poi proseguiremo insieme per Hebron.

Joseph Levi: Sulle orme di Abramo!

Leo Levi: Proprio così… dalla terrazza di Abramo.

La Pira ha in tasca una piccola copia della Bibbia. A Betlemme La Pira e Leo Levi si abbracciano fraternamente e ricordano il loro incontro a Firenze; Joseph Levi fa la sua conoscenza. Dopo la sosta di preghiera nella chiesa della Natività, la partenza per Hebron.  L’incontro con il sindaco islamico di Hebron.

Il sindaco islamico di Hebron: Salâm âleikum, la pace sia con voi.

La Pira : Gloria in excelsis Deo et in terra pax hominibus bonae voluntatis.

Il sindaco islamico: Voi capite bene qual è la nostra attuale condizione… ma sono onorato di potervi ospitare in una tenda come è nostra tradizione.

La Pira : Dobbiamo solo seguire il sogno di unità di Abramo. Ora tutti insieme andiamo a pregare nella grotta dei padri.

Il sindaco islamico: Come dice Jalâl âlDîn Rûmî, “Il San Francesco dei Sufi” “Le vie sono diverse, la meta è unica» .

La Pira : Per questo vi propongo di leggere insieme alcuni salmi sulla pace della città santa, Gerusalemme. (estrae di tasca la Bibbia)

La Pira, Joseph Levi e Leo Levi: (leggono insieme)  Dal canto delle salite, di Davide: Quale gioia, quando mi dissero: «Andremo alla casa del Signore!».

Il sindaco islamico: (legge) Dal Corano… capitolo III, paragrafo 57 – «O gente del Libro! Venite a un accordo equo fra noi e voi e di non associare a Lui cosa alcuna, di non sceglierci fra noi padrone che non sia Dio».

Tutti raccolti in preghiera a testa china. La grotta sembravabn immersa in un’atmosfera d’incanto. Arabi e israeliani pregano insieme…

La Pira : Conserveremo nel cuore la sacralità di questo dialogo: tra i cristiani, i rabbini e gli imam, nella comunanza religiosa.

Leo Levi: E nella ricerca di Dio.

La Pira: Una rondine non annuncia la primavera, ma due forse sì. (pausa, porge un rametto al palestinese, un rametto a un ebreo e uno lo tiene per se’) E noi in questo momento siamo in cinque!

Da una riflessione di Joseph Levi sull’incontro ideato a Hebron e Gerusalemme dal prof. La Pira……:

“Giorgio La Pira con il suo coraggio e la sua visione spirituale ci ha fatto sperimentare la possibile unità del genere umano e delle religioni abramitiche. Sembrava che Dio stesso, attraverso di lui, ci avesse risposto con grazia indicandoci la strada da seguire per il futuro della zona e per l’umanità intera…Penso che anche oggi in cielo, in presenza dell’autentica divinità, condividano una preghiera per noi tutti:  “Signore del mondo fai in modo che i Tuoi figli, discendenti dal Tuo prediletto Abramo, concedano l’un all’altro una vera e autentica visione dell’altro…Alla vibrante vitalità e lume della Tua presenza, il profondo senso dell’essere, avvolti e amati dalla tua Shekinàh ( la presenza di Duna di Dio nel tempio),sarà naturale e facile per loro dimostrare l’un l’altro la Tua generosità”.

Nino Giordano

 

 

 

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