Certamente una delle questioni sopite nelle pieghe della strategia dei due fronti, destra e sinistra, emerse nei momenti più delicati della legislatura, è la strisciante questione cattolica che il governo Draghi ha ereditato dal Governo Conte è che continua voler ignorare.

Il tema della presenza politica cattolica nell’elettorato e dei rapporti con la Chiesa era stata sopita con il Governo Conte, dopo il vistoso sostegno della Santa Sede e della CEI al Presidente del Consiglio, tanto che la sfida aperta della proposta di legge Zan era un tentativo di destabilizzare l’equilibrio delle parti in campo, spostando il baricentro verso la parte laica e sostenuta dalla Arcigay per il futuro dell’esecutivo stesso.

Il temporeggiare del Governo e la sua estraneità al percorso legislativo aveva di fatto anestetizzato il problema tra lo Stato e la Chiesa cattolica e una delle cause dell’avvicendamento con un governo più vicino a scelte che non permetessero la possibilità di un nuovo movimento politico di ispirazione cattolica . Il passaggio dalla Camera al Senato del progetto di legge Zan , sostenuto dalla maggioranza del vecchio governo, ha pesantemente riacceso un dibattito che costringe la parte cattolica  ad assistere ad uno scontro tra partiti, a cui ha dato anche appoggio, il cui vero fine è di impedirgli di recuperare autonomia politica .

La legge si presenta come sanzionatoria dell’omofobia, come lotta alla emarginazione delle diversità e adesso anche alle disabilità, finalizzata alla tutela dalle discriminazioni e aggressioni fisiche psicologiche e sociali a persone che si dichiarano o hanno comportamenti o rapporti omossessuali, eguagliate ai portatori di disabilità o comunque diversi per qualche altra motivazione. L’iniziativa legislativa si presenta tra le più accattivanti per le nuove generazioni, promettendo una libertà sessuale ed una tutela dalle emarginazioni, che tanto vengono portate all’attenzione dei media, ma nasconde due grandi negatività: non aiuterà in nessun modo un’accettazione della diversità e aumenterà, al contrario, invece il conflitto e l’emarginazione: è in sintesi il passaggio politico, per l’Arcigay, da “diversi” a categoria protetta, non accettati, ma parcheggiati, utile riserva di voti organizzata.

Galli della Loggia ha evidenziato sul Corriere come il presidente del Consiglio Conte attraverso la previsione di un organismo tecnico ad hoc incaricato di gestire il PNRR, avesse cercato di superare i partiti per arrivare ad una sua investitura da parte delle lobby economico-finanziarie. Il giurista pugliese, cosciente del processo d’implosione in corso all’interno dei partiti maggiori – PD, Lega e Movimento 5 Stelle – ha cercato di modificare a suo vantaggio gli equilibri interni ad un mondo politico in totale crollo generazionale e economico, compreso la perdita della adesione di una parte  del mondo cattolico all’arcipelago della sinistra.

In questo momento storico, quindi, la proposta di legge anti-omofobia assume due smaccate finalità politico-elettorali: acquisire il controllo di una parte dell’elettorato soprattutto giovane e riaffermare una chiara egemonia culturale sulle scelte del Governo da parte della sinistra laicista. Entrambe sono  ben lontane dal cercare di raggiungere il superamento delle barriere sociali sulla diversità sessuale.

La proposta Zan, come hanno dimostrato  molte simili misure legislative adottate da altri Stati occidentali, non educa il cittadino alla comprensione del comportamento verso la  diversità, non agevola un’effettiva conoscenza delle loro problematiche, ma lo stigmatizza, lo scheda, lo istituzionalizza all’interno di una “categoria-ghetto”, attingendo all’ideologia classificatoria delle relazioni sessuali, di derivazione fascista, senza modificare nulla nel comune sentire. Predispone, al tempo stesso, la creazione di privilegi sociali, istituzionalizzando come gruppo elettorale un comportamento, una dimensione di lobby, rischiando di acutizzare l’intolleranza verso gli omosessuali e la loro ghettizzazione.

Lo dimostra soprattutto l’uso di una tempesta mediatica orchestrata sulla proposta di legge.Essa  serve a distogliere il dibattito dalle scelte sulle realtà impellenti del momento e lascia ulteriormente mano libera all’esecutivo di procedere ad una ristrutturazione dell’economia e della società in forma più controllata e manipolata dall’egemonia culturale ed informativa laicista ,impegnando il mondo cattolico e distraendolo dalla possibilità di esprimersi su temi economici e sociali   .

Diventa  palese che la presentazione di un testo di legge che costringa la Chiesa cattolica a schierarsi contro, senza proposte alternative, inibendole la possibilità di un recupero di un dialogo con le nuove generazioni risponde ad una chiara strategia ideologica anti-cattolica. Un tentativo pienamente colto dal cardinale Bassetti, che allineato alle dichiarazioni del pontefice, ha coerentemente espresso le riserve della CEI su un testo universalmente ammesso come  “scritto male”, che confonderà nell’applicazione altre tematiche. Comunque questa legge  conferma e stigmatizza  condotte diverse, sotto la giustificazione di tutelarle con sanzioni sull’omofobia di qualunque forma, e pertanto  essa stessa è omofoba.

A differenza delle elaborazioni ideologiche del progressismo,  solo la cultura di matrice cattolica pensa ad un vero superamento del concetto di “diverso”, perché ha chiaro il riferimento alla realizzazione del messaggio evangelico, l’unica vera strada al riarmo morale della società, attraverso il principio del “prossimo tuo”.

Solo il Vangelo afferma “ama il prossimo tuo” ed “amatevi gli uni gli altri come vi ho amato io”: questo è il prossimo, non ci sono altre categorie (donne, bianchi, neri, omosessuali, giovani o vecchi) c’è ciò che non è tuo, a lui dobbiamo dare con generosità.

La strada tutta formalistica del “recupero” degli esclusi non serve se non si distrugge il concetto di altro, diverso, come oggetto che è in noi: l’esperienza americana delle positive action sul problema del razzismo ci ha restituito pienamente il limite di operazioni di tutela attraverso leggi di protezione di una serie di diritti che non sono recepiti nella dinamica sociale di ogni giorno.

In questo senso la proposta Zan non serve a reprimere l’avversione sociale, anzi stimola ulteriori, nefaste, polarizzazioni, finendo per ingenerare nuove violenze, attraverso il ricorso a forme orwelliane di polizia del pensiero di cui si vedono già i primi esempi inquietanti, come nel caso dell’ostruzionismo commerciale decretato dall’Editrice Feltrinelli all’ottimo saggio dell’on. Alfredo Mantovano sugli errori e sulle aporie del testo Zan.

La difesa di minoranze deboli ed emarginate richiede una risposta politica e sociale diversa, un programma continuativo di formazione delle nuove generazioni, soprattutto oggi, alla riapertura della vita sociale, all’interno della quale i giovani si sentono più soli, senza preparazione e senza futuro.

La proposta Zan non è pertanto – come osservano illustri giuristi come Giovanni Maria Flick e Tulio Padovani – una normativa di arricchimento dei nostri diritti civili, ma pone tutte la premesse per creare nuove burocrazie, titolari della protezione delle minoranze omosessuali, funzionali al rafforzamento di una lobby.

In controluce traspare il motivo di fondo del progetto Zan che mira a marginalizzare una lettura cattolica delle problematiche della discriminazione e dell’esclusione sociale, negando ruolo politico e visibilità sociale, tanto più necessaria in una temperie dominata sempre più da atteggiamenti discriminatori come quelli imposti dalla “correttezza politica”.

Non è un caso che papa Francesco, profondamente legato alla cultura latino-americana, vissuto in una società dove povertà e necessità fanno vedere la vita umana con occhi più duri e profondi, come era da noi dopo la guerra, abbia dato una risposta da vero cristiano al nodo della discriminazione degli omosessuali, affermando “che diritto ho io di giudicare una scelta di un altro nei suoi sentimenti e nelle sue attrazioni”.

In quella stessa occasione ha però precisato che – e questo non è mai stato colto dai media interessati – “come cattolico, sono contro il sesso per il sesso, contrario a qualunque rapporto che sia di puro piacere, ma non posso negarlo a chi lo vuole praticare”, stabilendo la differenza tra essere contro pregiudizialmente e scegliere di non poter praticare per scelta.

Una seria educazione all’amore sociale come base di convivenza, questa è la vera norma fondamentale da recuperare, proclamata apertis verbis da Francesco nell’ultima enciclica, ma che una cappa di potere anticristiano non può permettere che si affermi.

Eliminato Conte con le sue ambiguità ed i suoi ondeggiamenti, il nuovo PD a guida lettiana cerca di costringere il Vaticano a scegliere tra destra e sinistra: dietro alla facile vittoria contro la “barbarie” rappresentata dalla destra Letta junior potrebbe realizzare l’obiettivo di assestare un colpo micidiale al mondo cattolico ed a quanti – come questa testata – tentano di portarne avanti le istanze sul piano della piena laicità.

In questa prospettiva la querelle sulla proposta Zan incrocia inevitabilmente quella di una presenza autonoma di cattolici nella politica italiana, che rifiuta l’alternativa Salvini-Fedez ed ambisce a rappresentare quanti sono stanti di questo bipopulismo esiziale per il nostro Paese.

Il dibattito di queste giornate rifletta pienamente una questione, di assai maggiore momento, che potremmo definire, riprendendo la storiografica, la “questione cattolica” come problema di scelte di base per il futuro che si pone al centro dell’agenda politica con la crisi pandemica e soprattutto con la caduta del governo Conte.

Occorre riconoscere che il tema della omofobia è oggi vissuto nel mondo cattolico con una maturità diversa, con una forte coscienza civica che emerge ad esempio nella lettera di una madre all’assessore leghista che, con il rosario salviniano in mano, insultava gli omosessuali. Con semplicità disarmante ricorda che nessuno può insultare delle persone per il loro amore per i figli, senza offendere il comandamento cattolico dell’amore verso i più deboli, di cui proprio il rosario è il simbolo.

L’amore cattolico è la regola per superare sia culturalmente che socialmente la diversità e la fa sparire, essa fa accettare i figli, disperatamente malati, gli anziani ingestibili, i poveri e le culture diverse e i comportamenti diversi e disordinati. Quell’amore verso il vicino e chiunque ha bisogno, che ti fa sperare nella guarigione, nel superamento della diversità, nella dimensione di una convivenza collaborativa, che proprio l’emergenza pandemica ha fatto nascere nei cuori di molti.

La proposta di legge Zan non è nell’interesse della minoranza o in difesa dal razzismo verso di loro ma intende colpire la libertà di pensiero, attentando gravemente al suo munus docendi, ed in prospettiva a quelle di altre confessioni religiose: la risposta da parte cattolica non deve essere di negazione del problema, ma sul terremo della libertà, rifiutando soluzioni legislative basate sull’ideologia omosessualista sottesa al proposta che assumerebbe i contorni di una vera e propria illiberale pedagogia di stato.

Ivo Foschini

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