E’ lecito uscire dal coro, fatto da una parte di ironie e di commenti salaci, dall’altra di irritazioni e di allarmate denunce con cui, farisaicamente, si sta inchiodando Eddy Schlein ad un comportamento privato di cui non è tenuta a dar conto a nessuno, malgrado il ruolo politico ed istituzionale che ricopre?

C’è un po’ di sciatteria populista che sembra abitare i recessi dell’ animo anche degli italiani migliori. Un po’ di pruriginoso scandalismo provinciale; un po’ di quel gusto di infierire sul malcapitato di turno che è frequente nel nostro Paese e non ci fa onore. Ed anche un po’ di vigliaccheria nei commenti scatenati, in questi giorni, dalla vicenda dell’armocromista cui la Schlein si è rivolta. C’è, soprattutto, quell’ odioso, viscido, ipocrita moralismo che ha fatto tanto male al Paese e continua, evidentemente, a farne.

Non risulta che la Schlein abbia attinto a fondi pubblici ed è libera di spendere i suoi soldi come vuole, senza che i cosiddetti “benpensanti” si sentano autorizzati a stracciarsi le vesti. Abbiamo esaltato l’ avvento delle donne al potere e perché dovremmo negare loro la facoltà di gestire, anzi “vivere” la loro femminilità liberamente, anche nell’aspetto, quello che oggi è di moda definire “look”, sapendo quanto su loro, in modo particolare, incida l’esposizione mediatica che grava su chi ricopra ruoli pubblici?

Viviamo di immagine, nel mondo dell’ immagine che dell’ immagine ha fatto il più rilevante vettore di messaggi e perché impedire a chicchessia di curare la propria immagine, anche per calzare meglio il proprio ruolo? Perché negare che cercando di sintonizzare meglio il proprio modo di porsi al compito che si è assunto, non ci sia anche una forma di rispetto nei confronti dei propri interlocutori?

Non a caso c’è chi sostiene, non a torto, che anche l’estetica abbia a che vedere con l’etica. Proviamo qualche volta, se ci riusciamo, ad essere seri, piuttosto che rincorre la facile “claque” del momento.

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