Nella ricorrenza del 67mo anniversario della scomparsa di Alcide De Gasperi, è da segnalare una interessante pubblicazione della Fondazione Trentina Alcide De Gasperi – l’Adige, a cura di Marco Odorizzi e Stefano Malfatti che hanno attinto dal ricchissimo epistolario dello statista, raccolto nell’Edizionale nazionale istituita dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo nel 2016 e ora disponibile sul portale www.epistolariodegasperi.it: si tratta di migliaia di documenti, facilmente navigabili e consultabili, un grande patrimonio di vita e di pensiero.

Il libro, Alcide De Gasperi. Una vita a tappe, ha il merito di avvicinare anche il lettore non specialistico alla vita di De Gasperi attraverso una antologia degli scritti suoi e dei suoi corrispondenti: cinquanta brani appartenenti a diverse fasi della sua vita: dagli anni degli studi universitari a Vienna, a quelli della persecuzione fascista, per passare poi al periodo del dopoguerra e alla costruzione dell’Europa.

Le lettere sono accompagnate da un utile inquadramento storico che aiuta a capirne il contesto. Si trova la corrispondenza che Alcide ha tenuto con i propri cari, anzitutto con la fidanzata e poi moglie Francesca Romani, col Vescovo di Trento Celestino Endrici, che lo spronò e lo accompagnò nella prima fase dell’impegno pubblico, con esponenti di primo piano del Partito Popolare, come don Sturzo e Stefano Jacini, con sacerdoti che poi sarebbero divenuti Papi, come Giovanni Battista Montini e Angelo Roncalli, con personalità del mondo politico democristiano come Giorgio La Pira, Giuseppe Dossetti e Amintore Fanfani o della realtà ecclesiale come Chiara Lubich.

Un lungo percorso che fa intravedere da una parte la maturazione e il progressivo ampliamento degli orizzonti dell’impegno pubblico del politico trentino, ma allo stesso tempo mostra come già nel giovane De Gasperi erano ben chiari i riferimenti ideali che l’avrebbero guidato per tutta la vita e ai quali sarebbe rimasto coerente, anche a costo di grandi sacrifici e di molte incomprensioni.

Nel 1927, dal carcere di Regina Coeli, tracciando il bilancio del proprio impegno politico di quegli anni, scriveva alla moglie Francesca: “Ci sono molti che nella politica fanno solo una piccola escursione, come dilettanti, ed altri che la considerano, e tale è per loro, come un accessorio di secondarissima importanza. Ma per me, fin da ragazzo, era la mia carriera, o meglio la mia missione”.

Questa raccolta è nata durante i mesi della pandemia e anche il lettore più distratto non può non rimanere colpito dall’incalzante attualità di molte pagine.

Come osservano giustamente nell’introduzione Giuseppe Tognon, presidente della Fondazione De Gasperi e Alberto Faustini, direttore de L’Adige, “Alla luce di quanto si può leggere nelle sue lettere, De Gasperi ritorna ad interrogare la nostra coscienza civile, sempre che non si faccia finta di credere che tutto sia cambiato e che gli esempi e le gesta dei nostri uomini politici migliori siano da collocare lungo il viale del tramonto della buona politica, come grandi alberi da contemplare e basta”.

Michele Busi

Pubblicato su il Giornale di Brescia

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