Appaiono davvero paradossali le ultime dichiarazioni del Patriarca ortodosso russo Kirill che ha promesso la vita eterna e il perdono dei peccati a tutti i soldati di Putin che moriranno per la Patria. Anche Dio è diventato un “patriota” … russo. Siamo ai limiti, se non della bestemmia, almeno della disinvolta utilizzazione di nostro Signore per vicende molto umane. E non del tutto nobili. Di sicuro, condotte con poco rispetto di uno dei più semplici indirizzi evangelici: ama il prossimo tuo.

Siamo molto oltre il riconoscimento del carattere “nazionale” delle chiese ortodosse. Abbiamo fatto diventare l’Altissimo il Padre solo di qualcuno; per di più, in armi contro i figli dello stesso Genitore. La cosa non resterà senza conseguenze anche per quanto riguarda la spaccatura, già antica e ampia, all’interno delle chiese dell’Ortodossia, oltre che a porre seri problemi per ciò che riguarda i rapporti con le altre chiese cristiane. Probabilmente, tutto il comportamento di Kirill, assolutamente prono alle esigenze del gruppo dirigente agli ordini di Putin, avrà conseguenze anche tra gli stessi fedeli ortodossi russi, quelli davvero cristiani.

E’ il rischio che si corre quando al “patriottismo” si dà un valore assoluto e lo si trasforma come l’unico punto di riferimento. I contrapposti patriottismi portano inevitabilmente al conflitto e questo non riguarda solo Kirill. Anche qualcuno in Italia che ha mal digerito il senso vero e autentico del messaggio di Cristo. Perché al di qua del fronte c’è chi davvero confonde l’atlantismo con il cristianesimo. Una confusione grave e pericolosa, oltre che, purtroppo, solamente strumentale.

GI

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