La fine delle ideologie porta a pensare che oramai non esiste più né sinistra e né destra perché sono cadute le ideologie, e, dunque, molti ritengono che i partiti sono tutti uguali. No non è vero, perché le culture non sono finite esistono e sempre esisteranno. Fermare che la democrazia degli antichi era vera democrazia e che oggi bisogna tornare a quel tipo di democrazia, non è applicabile alla realtà odierna per molteplici aspetti.

L’esperienza  della storia ha collaudato due tipi di democrazia: 1) la democrazia diretta, come partecipazione; 2) la democrazia rappresentativa. La prima è un esercizio del potere diretto, mentre il secondo è un sistema di controllo e di limitazione del potere. E’ evidente che la democrazia diretta antica, rappresentata ad Atene, era applicabile, per una piccola comunità di 30  mila abitanti, mentre è evidente che non è applicabile per una comunità di milioni di abitanti. Ricordiamo  che Aristotele classificava la democrazia come cattivo governo dei molti. La democrazia di quel tempo era vista dagli stessi osservatori nella democrazia un cattivo governo. Ora la caratteristica fondante della democrazia era la isonomia, leggi uguali, regole uguali per tutti. Ma solo dopo alcuni anni  si ravvedevano, perché non avevano il diritto di fare quello che gli piaceva. L’autogoverno, quello vero, quello praticato dai greci, comporta una totale devozione del cittadino al pubblico servizio, senza che avesse tempo per dedicarsi ai propri affari personali. Questo modo di procedere nella gestione della politica, produceva una società malformata.

Dopo queste distorsioni della democrazia, si forma la democrazia rappresentativa, proprio per correggere le disfunzioni della democrazia diretta, in effetti la democrazia rappresentativa nasce come correttivo a queste distorsioni. Un primo vantaggio del rappresentativo è che il governo rappresenta un processo politico tutto imperniato di mediazioni e sfugge alle logiche delle radicalizzazione del processo diretto. Il secondo vantaggio è che senza partecipazione totale, la democrazia rappresentativa sussiste come sistema di controllo e limitazione del potere. In definitiva con la democrazia rappresentativa vengono liberate l’insieme delle energie che la polis assorbiva. Qui ricordo come Rousseau, esclamava che la libertà si mantiene, poggiando sulla servitù. Questo modo di dire diceva che il cittadino era veramente libero solo quando lo schiavo sia perfettamente schiavo. Allora, la democrazia diretta sarebbe preferibile alla democrazia rappresentativa. E’ davvero incomprensibile questo e fortemente non attuabile ai nostri tempi. Quando si fa riferimento ai greci e in particolare agli ateniesi, essi erano liberi? Sembra ovvio rispondere di si, ma vi sono molti autori che rispondono di no. Tra questi Benjamin Constant, in Della libertà degli Antichi Paragonata a quelli dei Moderni. Lo stesso Rousseau affermava che quella di Atene fu cattiva democrazia, egli infatti pregiava spartani e romani, che mai furono democrazie. Nel Contratto Sociale, scriveva che ogni Stato governato da leggi…. Perché solo così si governa l’interesse pubblico. Ogni governo legittimo è repubblicano.

La democrazia nelle due forme non sono sistemi interscambiabili, per cui è evidente che sono due tipi di sistemi nettamente diversi che nulla hanno in comune.

La democrazia può essere uccisa da una sempre democrazia, come la libertà politica può essere uccisa in nome della vera Libertà.

L’uomo è davvero libero? E’ una domanda che attraversa tutta la teologia e l’etica cristiana. Nel tempo il concetto di libertà è stato oggetto di pensiero. Per Spinoza libertà era perfetta razionalità, per Liebinz spontanea intelligenza, per Hegel  accettazione della necessità, per Croce perenne espansione della vita. Oggi gran parte della moderna riflessione concepisce la libertà come auto realizzazione.

Occorre allora distinguere tra 1) libertà interiore e libertà del volere da un lato e 2) libertà esteriore e libertà di fare dall’altro.  Locke è stato il primo che ha capito la differenza tra libertà metafisica e libertà empirica. Egli definisce libertà non essere soggetti alla volontà di un altro uomo. Hobbes, definisce la libertà se si è in assenza di impedimenti esterni. Se si considera il rapporto Stato cittadino vediamo che lo Stato che è libero di introdurre il suo potere introducendo arbitrii del potere, produce uno Stato tirannico, poiché comanda a suo piacimento, ma priva i suoi sudditi di ogni libertà, questo non è uno Stato libero, ma oppressivo. La libertà politica è la libertà dei più deboli, e quindi una libertà difensiva, è libera da. I cittadini sono liberi a patto che non sono impediti. In definitiva la libertà politica rifugge dal potere arbitrario e assoluto, chiedendo la trasformazione in potere legale. La libertà politica ripudia l’abuso di potere. In sostanza la libertà politica prefigge che nessun cittadino possa essere impedito ma libero di potere agire.

La libertà assume diverse connotazioni secondo il sistema politico a cui si riferisce.  Nel sistema politico del liberalismo, la libertà liberale tende a proteggere il cittadino dall’oppressione. Questo viene attuato con la soluzione del potere secondo una Costituzione scritta, dove il potere si fonda sul diritto. Orbene le garanzie giuridiche garantiscono la libertà politica, attraverso le norme costituzionali. Questo sta a significare che il problema del potere si fonda sul diritto. Kelsen faceva notare che una democrazia senza autolimitazione che rappresenta il principio di legalità si autodistrugge. Infatti la democrazia antica si autodistrusse perché ai greci la conquista del diritto come limite non riuscì. Rousseau sosteneva che la democrazia è una sottospecie, assieme a aristocrazia e monarchia; e il governo democratico conviene agli Stati piccoli, l’aristocrazia ai medi, e il monarchico ai grandi. La democrazia di Rousseau fu una democrazia nella quale la volontà popolare è sostituita e imbavagliata dalla volontà generale, dunque una democrazia inoffensiva e priva di elementi qualificanti. Egli voleva una democrazia diretta e rifiutava i rappresentanti, pensava di imporre la volontà generale, attraverso la supremazia delle leggi la soluzione del problema della libertà. Le sue idee non furono mai attuate, perché nel contempo era in atto la nascita del costituzionalismo.

La libertà nella legge, secondo Rousseau, gli ha attribuito un concetto di libertà come autonomia, ma che sappiamo non essere così, a lui questo sfuggiva. L’autonomia era riferita all’ipotesi contrattualistica, cioè all’ipotesi di stipulazione originaria dove ogni contraente è, idealmente, quella di chi si sottomette a norme che ha liberamente accettato. Tornando al nesso  tra libertà e legge, si chiarisce che le leggi non le fa la volontà generale, perché sono sempre fatte secondo le norme costituzionali.

Il costituzionalismo liberale rifonde e equilibra come limite la legge come manifestazione di volontà. E quindi Montesquieu, che viveva ancora al coperto della protezione giusnaturalistica, poteva asserire che noi siamo liberi  perché siamo sottoposti a leggi civili. Ci preme ribadire che tutto il discorso sulla soluzione costituzionale del problema della libertà presuppone il rifiuto della definizione formale di costituzione e il mantenimento della sua definizione garantista, che ne è poi la definizione storicamente corretta. La democrazia liberale ha avuto antagonistici, che ne hanno minato la sua credibilità, ma, invero, ne deturpava il vero significato. Era apparso il comunismo come libertà assoluta delle classi sociali più povere, per equilibrare le risorse su scale di giustizia sociale, ma nel concreto il comunismo giocò una forte ascesa per illudere molte persone che questo tipo di società sarebbe stata migliore della democrazia liberale. Non fu così perché dove nacque il comunismo ci fu solo una inversione di tendenza ovvero una oppressione del popolo  e una economia ancora poco sviluppata, che creava solo povertà. Lo abbiamo verificato con Stalin, il quale oppresse il popolo russo, lo abbiamo constatato con Mao in Cina, e con Fidel Castro a Cuba.

Si dissocia dalle posizioni  del comunismo il socialismo, il quale ripudia il Marxismo, che viene evidenziato a maggior ragione dopo che Lenin fonda il Partito Comunista Russo e detta le condizioni di appartenenza al Comintern, e cioè alla Internazionale Comunista. Le suddette condizioni scavano un solco incolmabile tra comunismo e socialismo.

Le vicende sono tali da essere ricordate, due grandi avvenimenti hanno modificato la storia del mondo. Nel 1789, la rivoluzione francese fa cadere lo Stato assoluto e fa nascere la democrazia costituzionale in Francia; sulle tracce del costituzionalismo degli Stati Uniti d’America; nel 1989 cade il muro di Berlino e crolla il comunismo, che rimane senza dottrina e brancola nel buio. La fine della dottrina Marxista ha posto il comunismo allo sbando, dunque, perfettamente non realizzabile.

Vediamo il rapporto tra liberalismo e democrazia. Nasce prima il liberalismo, e dopo la democrazia, però occorre ribadire che nel XIX secolo l’ideale liberale e quello democratico sono confluiti l’uno nell’altro, e che si sono fusi tra di loro e si sono confusi. Molti, da Tocqueville a Kelsen e a Raymond Aron, hanno messo in evidenza come la libertà si estranea alla logica interna della concezione democratica.

Nell’impostazione di Tocqueville, si è visto, il liberalismo da solo si riconosce  nel principio della libertà, e la democrazia da sola si riconosce nel principio dell’eguaglianza. La liberal democrazia attende a conciliare la libertà con l’eguaglianza. Nella sfera dei principi  si può dire che il liberalismo è la tecnica dei limiti del potere dello Stato, mentre la democrazia è l’immissione del potere popolare nello Stato.

A parte queste considerazioni sulle proprietà intrinseche della democrazia, dobbiamo dire che il sistema politico è senza alcuna dottrina, e si basa su elementi prescrittivi ed attuativi di quanto prescritto. In definitiva il sistema politico democratico assume una piena e responsabile coscienza della libertà, sempre in ordine allo Stato di diritto e sotto le condizioni dettate dalla costituzione.

Nel contempo dello sviluppo della democrazia, si innesta la democrazia secondo i canoni del cattolicesimo politico che inquadra nel pensiero della liberal democrazia, il lavoro, la proprietà e il bene comune, dunque, nasce la Dottrina sociale cattolica che costituisce un pensiero in aggiunta alla liberal democrazia. Ciò avviene dalla pubblicazione dell’Enciclica di Papa Leone XIII, Rerum Novrum  da cui parte tuta la Dottrina sociale della Chiesa e la visione della democrazia sul bene comune, come principii inalienabili da difendere per una tutela della dignità della persona e dei Diritti Umani.

Ho fatto riferimento alla caduta del comunismo dopo la caduta del muro di Berlino, ma dobbiamo fare il punto su alcune questioni che oggi sono apparsi all’orizzonte. Il comunismo ha, a mio giudizio, cambiato il volto, poiché oggi è pressoché impossibile una rivoluzione in senso classico.

Sono apparsi nel panorama politico i  populisti che con la loro critica allo Stato di diritto, cercano di demolirlo per impostare una democrazia diretta e quindi dopo opprimendo il popolo. Lo vediamo ad esempio come i populisti cercano  in tutti i modi di celare la loro vera natura, la loro demagogia è basata sul risparmio  dello Stato e sull’assistenzialismo per accattivarsi i consensi del popolo ed attuare questa specie di rivoluzione. Abbiamo visto in occasione della pandemia attuale come Cina, Russia e Cuba,  Stati di consolidate estrazioni comunisti, sono intervenuti a favore del caso italiano, è la prima volta che questo succede, e mette una certa ansia e preoccupazione.

Una motivazione per cui l’Europa non interviene a favore dell’Italia, potrebbe essere proprio questa, visto che ci sono assi preferenziali, che ai più dell’Unione Europea, non condividono.

In questa complessa vicenda della democrazia attuale, si collocano alcuni piccoli gruppi che si dichiarano: autonomisti, indipendentisti e sostenitori di macro-regioni, oltre ad alcune associazioni civiche.

Sono piccoli gruppi politici che sostengono una posizioni politica minoritaria, che non può avere nessun risultato perché sono posizioni locali che puntano ad una radicalizzazione del potere locale. Oggi non è concepibile una posizione di queste minoranze, perché la globalizzazione non tiene conto di queste piccole realtà che non incidono in alcun modo sulle posizioni globali. Sono rivendicazioni ataviche e di piccolo potere che non hanno alcun valore storico di rilevo politico nazionale, proprio per la loro esiguità e scarsa incidenza sulla vita politica.

E’ necessario, dunque, difendere la democrazia da tutti questi attacchi concentrici che ne minano la sua esistenza e cercare di migliorarne la fattibilità ove sia possibile. La democrazia è un bene universale  insostituibile, dove alcuni studiosi pensano che sia finita essi parlano di Post democrazia a torto, perché tendono con le loro argomentazioni di portare la democrazia indietro nel tempo, nella democrazia diretta, che abbiamo già detto essere stata superata con la correzione della democrazia rappresentativa universalmente accettate e praticata in tutti i sistemi democratici occidentali.

Domenico Cutrona

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