Con una certa sorpresa abbiamo ricevuto una comunicazione da Facebook che sarebbe stata limitata la diffusione di un articolo pubblicato su Politica Insieme, a firma Domenico Galbiati,  dal titolo: “I fascisti che non sanno di esserlo” (CLICCA QUI). Si trattava di un ragionamento di natura culturale – politica a proposito del quale proprio non vediamo quale possano essere i punti in cui sarebbero state violate quei vaghi criteri di comportamento cui fanno riferimento i responsabili del social in questione. A meno che non sia piaciuta a costoro la foto di Mussolini in una delle sue tante pacchiane pose da Duce, per quanto in doppio petto. Anche se, però, non era ancora il Duce, ma solo il capo dei facinorosi che seguirono lui e i “quadrunviri” per la Marcia su Roma.

Eccola:

L’articolo non offende nessuno, escluso quelli che hanno la coda di paglia. Quelli che magari fascisti lo sono. Non nel senso storico del termine. Il fascismo di cui hanno pagato le conseguenze l’Italia, gli italiani, soprattutto quelli che ragionavano con la testa loro, gli ebrei, le popolazioni di etnia non italiana del Nord est,  è fortunatamente stato archiviato dopo un conflitto terribile e una sanguinosa guerra civile che si concluse il 25 aprile del ’45, come ricorderemo tra pochi giorni. E ne ringraziamo il cielo che finalmente giunse quel 25 aprile.

Il problema oggi del fascismo è di natura culturale e di atteggiamento verso l’idea di democrazia, dello Stato, delle relazioni economiche e sociali. Il fascismo definisce una categoria dello spirito. Cosa che un social come Facebook non dovrebbe sottovalutare in una società sempre più intollerante e pronta ad esplosioni di odio e di ostilità .

Invece di preoccuparsi delle analisi culturali e politiche che Facebook s’impegni di più perché, certamente in maniera non voluta, e del tutto inconsapevolmente, le sue pagine non siano piene di odio, razziale, religioso e culturale. Quelle, sì, fa bene a limitarne la diffusione.

Noi siamo nati quale palestra di dibattito e discussione e siamo stati anche animatori della nascita del Partito INSIEME perché crediamo nella democrazia e nella libera e non irreggimentata partecipazione alla cosa pubblica. A differenza di tanti altri lo facciamo senza offendere nessuno e, quindi, a maggior ragione non tolleriamo alcuna forma di censura o di limitazione.

Giancarlo Infante

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