​200 morti nelle sole ultime 24 ore. Oltre 20.000 le vittime, quasi tutte civili e di cui la metà donne e bambini. E intanto il Consiglio delle Nazioni Unite, dopo giorni e giorni di trattative, tese ad evitare il veto degli Stati Uniti, ha votato una risoluzione che scontenta praticamente tutti.
Molto critici i massimi funzionari delle Nazioni Unite e i rappresentanti delle agenzie umanitarie secondo i quali la risoluzione non è sufficientemente a rispondere alle necessità di tutti i circa 2,3 milioni di sfollati presenti a Gaza.
Antonio Guterres, Segretario generale delle Nazioni Unite, ha dichiarato di sperare che la risoluzione possa migliorare la fornitura di aiuti, “ma un cessate il fuoco umanitario è l’unico modo per iniziare a soddisfare i bisogni disperati della popolazione di Gaza e porre fine al loro incubo in corso”.
Il capo dell’Organizzazione mondiale della sanità (OMS), Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha accolto con favore la risoluzione ma ha ribadito la necessità di un “cessate il fuoco immediato”.
Scott Paul di Oxfam America ha sottolineato che gli aiuti a Gaza “non possono funzionare mentre le bombe cadono e distruggono case, fabbriche, fattorie, mulini e panifici”. “Non ha senso portare la farina se non puoi cuocerla il pane. Quindi l’attenzione è completamente sbagliata”, ha detto Paul.

L’organizzazione medica internazionale Medici Senza Frontiere (Medecins Sans Frontieres, o MSF) ha affermato che la misura è “dolorosamente inferiore” a ciò che è necessario per affrontare la terribile crisi umanitaria.

Tutti gli sforzi volti ad affrontare la “catastrofe umanitaria senza precedenti” a Gaza devono essere accolti con favore, ha affermato Agnes Callamard, segretaria generale di Amnesty International, ma ha sottolineato che “solo un cessate il fuoco immediato è sufficiente”. A suo avviso, la risoluzione “è stata notevolmente annacquata” ed è “insufficiente” prima di criticare gli Stati Uniti da lui rimproverati di utilizzare “la minaccia del loro potere di veto per costringere il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a indebolire un appello tanto necessario per la fine immediata degli attacchi da parte di tutte le parti”.

Per quanto riguarda le parti più direttamente coinvolte nel conflitto, l’inviato della Palestina presso l’ONU, Riyad Mansour, ha giudicato la risoluzione è un “passo nella giusta direzione” ma che ciò che è necessario è un cessate il fuoco immediato”. Ha quindi aggiunto: “Ciò di cui abbiamo a che fare è un tentativo di distruzione del nostro popolo e il suo allontanamento per sempre dalla sua terra. Questo è l’obiettivo di Israele, il suo vero obiettivo. Nessun futuro per i palestinesi in Palestina”, ha detto Mansour.

Mentre il rappresentante israeliano Gilad Erdan ha sostenuto che “l’attenzione delle Nazioni Unite solo sui meccanismi di aiuto a Gaza è inutile e disconnessa dalla realtà” e dovrebbe concentrarsi, invece, sul rilascio dei prigionieri detenuti a Gaza. A questo riguardo il Ministro degli esteri di israele, Eli Cohen, ha dichiarato che il suo paese continuerà la sua guerra “fino al rilascio di tutti gli ostaggi e all’eliminazione di Hamas nella Striscia di Gaza”.

Hamas ha rilasciato una pubblica dichiarazione in cui si sostiene che gli Stati Uniti “hanno lavorato per svuotare questa risoluzione della sua essenza e presentarla con una formula debole… che sfida la volontà della comunità internazionale e dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite di fermare l’aggressione di Israele contro il popolo palestinese indifeso”.

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