Il lungo ponte 25 aprile 1 maggio ha costituito un assaggio di cosa sta accadendo per le tasche degli italiani, in generale, e dei romani, in particolare, in vista del Giubileo. C’è chi si è già avviato con mesi e mesi d’anticipo per quello che è un grande evento religioso trasformato in un mero business che qualcuno definisce di vera e propria “spoliazione” per i turisti, ma non solo per loro.
E’ davvero un aumento selvaggio. A partire dal cornetto al bar ai ben più indispensabili prodotti nei supermercati. Se poi si dà un occhiata ai prezzi praticati dagli alberghi e dai B&B si trova la conferma di un’esplosione del costo della vita. Ovviamente, se non l’ha fatto già, il resto d’Italia seguirà con buona pace dei bollettini ufficiali sull’inflazione che sono guardati con grande sospetto un po’ da tutti quanti.
Per dare un’idea, il costo di un caffè è passato quasi in tutti i bar da 1 e 20 euro 1 e 30 a 1 e 40 e, alcuni casi addirittura a 1 e 50. Taluni commercianti si giustificano con gli aumenti degli affitti diventati davvero pesanti. Al punto che oramai quasi tutto il famoso “triangolo” del cuore di Roma è finito in mano a quello che una volta era il Made in Italy e cioè alle grandi società finanziarie diventate le proprietarie dei grandi marchi italiani esplosi negli anni ’80 e le uniche a poter far fronte alle richieste astronomiche di affitto.
Il che significa che tutto è condizionato dalla rendita non produttiva delle proprietà immobiliari le quali, tra l’altro, si stanno impadronendo della stragrande maggioranza degli immobili destinati all’uso alberghiero, quasi tutti destinati ad accoglienza di lusso ed extra lusso.
C’è da chiedersi dove vada a finire tutto questo ben di Dio generato dalla lievitazione dei prezzi che finisce per gravare sui romani che in più, ma questo vale per tutti i luoghi di maggior richiamo turistico, finiscono per sopportare tutti gli inconvenienti, tra cui il famoso “tavolino selvaggio”, e costi che derivano da quanto genera una ricchezza di cui a loro non restano neppure le briciole. E sono costretti a chiedersi cosa finisca realmente nelle casse dello Stato visto che questi aumenti sono scattati, ed altri ne arriveranno, proprio dopo che è stato consentito quella spesa di tassa “piatta” grazie alla quale tutte le società commerciali pagheranno per due anni le tasse calcolate sull’anno scorso. Doppia fregatura, insomma … nel Paese “del pizzo di Stato”.