Il precedente articolo in materia è stato pubblicato ieri, 9 MARZO 2022 (CLICCA QUI)

I cattolici che parlano di pre – politica possono grosso modo essere divisi in alcune categorie. L’esperienza ci dice che la cosiddetta “diaspora” non è solo politica, bensì anche culturale ed incide pure sui diversi sentimenti con cui si guarda oggi alla cura della cosa pubblica.

Molto forte è la categoria composta di chi ha “paura” della Politica o ne dà un giudizio morale estremamente negativo perché sporca. Vi sono, poi, quelli che pensano che i tempi non siano ancora maturi. Che sia necessario svolgere un’azione di formazione, di acculturamento e di preparazione. Non si sa bene in attesa di cosa e quanto quest’opera dovrà durare. Infine, quelli che ieri ho definito le anime “non candide” del pre – politico (CLICCA QUI). Cioè coloro che parlano di pre -politico e, in realtà, fanno parte organica o del centrodestra o del centrosinistra.

Ecco, noi che abbiamo dato vita a Politica Insieme, e poi a Insieme, non siamo d’accordo con nessuna di queste tre opinioni. Così come non siamo d’accordo con tutti quegli amici che continuano a pensare che sia meglio stare nel pieno della mentalità bipolare. A dispetto dei trent’anni nel corso dei quali si è smarrito il solidarismo a tutti i livelli, è scomparsa la vera Sussidiarietà e si è finiti nella condizione che nessuno si preoccupa della Giustizia sociale, visto che le disuguaglianze, economiche e geografiche, le vediamo allargare invece che restringersi.

Il dramma è che molti sono davvero convinti di rappresentare qualcosa di centro. Ma intanto sono sempre costretti a dire di essere di centro … ma nel centrosinistra o nel centrodestra. E a che serve questo modo di fare il centro? In realtà, questo centro non lo si vuole costruire. Meno che mai parlare di quella autonomia, di pensiero di riferimento, di contenuti e di metodo che pure la lunga tradizione popolare e cristiano democratica significa.

Mentre da Santa Madre Chiesa ci si aspetta investitura, copertura e sostegno elettorale, dimenticando quanto i tempi siano cambiati e come anche l’atteggiamento dei Pastori sia andato evolvendo, s’ignorano completamente le sollecitazioni a scoprire quale dev’essere la giusta via per riscoprire il senso di una presenza politica necessaria, per alcuni versi, persino indispensabile al Paese.

Il cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, ha appena ricordato una formula da applicare per uscire dall’irrilevanza e dall’indifferenza: superare la divisione tra quelli della morale e quelli del sociale.

Per essere pratici, e abbastanza semplificatori, i primi sono quelli che stanno a destra e i secondi quelli che stanno a sinistra. Hanno, tutti loro, pienamente sposato la logica del bipolarismo e si sono spesso contaminati di visioni una cultura politica in evidente contraddizione con una autentica ispirazione popolare e cristiano democratica. Vale per chi si è compromesso con Matteo Salvini e adesso, magari, prova a riciclarsi con Giorgia Meloni perché il primo sembra messo davvero molto male. Hanno sorvolato sull’egoismo sociale del leghismo, sul suo antieuropeismo, sul suo filo “putismo”, sul disinteresse, se non l’aperta ostilità verso i migranti.

Ma a sinistra non è che le cose vadano meglio. Perché quelli del sociale, cioè i fiancheggiatori del Pd, o di chi nel Pd vi sta a pieno titolo, dimenticano quello che, giustamente, ha appena detto il cardinal Parolin e cioè che “non si possono inquadrare correttamente i temi sociali se non a partire da una certa antropologia e viceversa”.

E’ evidente quanto l’attuale quadro politico, soprattutto la legge elettorale, concorra al perpetuarsi di una divisione tra quelli del sociale e quelli della morale che ragionano solo in termini esclusivamente elettoralistici.

Noi siamo sostenitori di una nuovo sistema di voto d’impronta proporzionale grazie al quale sia possibile avviare un processo di ristrutturazione del sistema politico ed istituzionale del Paese. Però siamo consapevoli che un progetto nuovo, sulla cui base sia possibile creare una larga area interessata alla centralità che devono assumere le questioni degli italiani, in un rinnovato sussulto di solidarismo e di Giustizia sociale, non possa dipendere esclusivamente da un “artificio”, pur importante, di tecnica elettorale.

L’importante è l’avere un’idea di trasformazione da agitare e perseguire. Su questa strada potrebbe essere possibile comunque creare un’area fatta di buona volontà che supera le pregiudiziali divisioni trentennali che hanno impoverito l’Italia sulla base di un convinto ritorno allo spirito e alla sostanza della nostra Carta costituzionale. ( Segue)

Giancarlo Infante

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