Rottura nel Gruppo dei Popolari europei nel Parlamento europeo in materia di ambiente. In 21 di loro non si sono voluti appiattire sulle posizioni della destra in occasione del voto sulla “Nature Restoration Law” diretta a salvaguardare il 30% delle aree terrestri e marine dell’Unione europea da ripristinare entro il 2030.
Il Parlamento ha così ricostruito un allineamento con il Consiglio presieduto dalla popolare tedesca von del Leyen in materia di recupero delle superfici e delle zone costiere in cattive condizioni.
Il grosso del Ppe ha votato contro ritrovandosi sulle posizioni dei partiti di destra e centrodestra, tra cui quelli che sostengono la maggioranza Meloni in Italia. In questo sono stati guidati da Manfred Weber che già da tempo intende creare un’alleanza tra il Ppe e i partiti sovranisti di destra ed, evidentemente, sovvertire quella “alleanza Ursula” che si è imposta in Europa dopo le ultime elezioni europee. Così, non manca chi ha voluto vedere nello voto di ieri una scontro destinato ad anticipare il prossimo appuntamento elettorale del 2024. E a prefigurare anche una possibile frattura interna al popolarismo europeo diviso tra la prospettiva di rinnovare l'”alleanza Ursula” o a mettersi in scia con i partiti populisti e, in taluni casi, neo nazifascisti. In realtà, la situazione sarà molto condizionata dal sistema elettorale che alle europee non segue la logica degli schieramenti contrapposti perché adotta il modello proporzionale e il richiamo bipolare non avrà molta forza.
Per quanto ci riguarda noi restiamo con la Laudato si’ di Papa Francesco e non c’è alcun mercimonio politico che possa portarci a ritenere che la tutela dell’ambiente debba uscire ridimensionata dall’agenda del cammino europeo. Un tema, tra l’altro, che è molto più avvertito tra la gente di quanto non pensino quei politici preoccupati dai tanti interessi che guardano all’oggi, indifferenti al fatto che stiamo lasciando alle prossime generazioni un mondo sempre più inquinato e fragile.