Sui giornali si continua a leggere che le famiglie italiane hanno circa 1.800 miliardi depositati in banca che “dormono”, sono “fermi” e si invita loro di investirli in qualcosa di produttivo. Ma non è vero, i soldi in banca non “dormono” mai, non sono mai “fermi”, perché se lo fossero le banche fallirebbero. Ad esempio, come potrebbe Banca Mediolanum promettere di pagare il 5% di interessi su certi conti correnti (è oggi il tasso più alto sul mercato), se dovesse mantenere i soldi “fermi”, cioè senza “movimentarli” nel fare prestiti o mutui a famiglie e imprese o nell’investirli in qualcosa di produttivo, così da ricavarne un utile pari o superiore al 5%.

In realtà le banche italiane godono da sempre di buoni profitti, sanno “movimentare” il denaro ricevuto dai risparmiatori, denaro che ovviamente non “dorme” mai. Un’altra sciocchezza è dire che domani il pagamento del pesante debito pubblico italiano ricadrà sulle spalle dei giovani di oggi. Lo si dice da decenni, ma questo debito può solo essere “coperto” – come è sempre avvenuto – con l’acquisto dei titoli di Stato da parte delle banche, italiane ed estere, e da parte dei risparmiatori, italiani ed esteri. E continuerà ad esserlo, come è sempre avvenuto. In caso contrario vi sarebbe il fallimento dello Stato, evento da scongiurare per mantenere la fiducia degli acquirenti italiani ed esteri dei titoli emessi dal nostro “Tesoro” (strano nome…).

Piuttosto i giovani di oggi devono preoccuparsi per le magre pensioni pubbliche, che riceveranno domani per il pessimo stato di salute dell’INPS che già ora è pessimo e che certamente peggiorerà domani in previsione di un maggiore squilibrio tra lavoratori (in diminuzione) e pensionati (in forte aumento). È certo che per l’INPS non si potrà attuare una proposta di legge che il Governo sta per varare in favore dei giovani lavoratori che aderiranno all’ENASARCO. Per incentivare le nuove iscrizioni a questo Ente, la nuova legge prevede che i lavoratori di età inferiore a 30 anni non pagheranno i contributi.

L’ENASARCO prevede che, senza un forte aumento degli iscritti, fra 15 anni l’Ente azzererà il suo patrimonio e non potrà più pagare le pensioni, dato che – essendo di natura privata e non pubblica – non potrà indebitarsi per pagarle, come è previsto per qualsiasi fondo pensione privato. È noto che l’INPS da decenni paga le pensioni solo in parte con i contributi ricevuti dai lavoratori mentre il resto è pagato con l’indebitamento. Ciò sarà possibile finché l’economia italiana dimostrerà tassi positivi di crescita superiori agli attuali, anche per consentire allo Stato di aumentare le entrate tributarie per ridurre l’aumento del suo debito. È un “do” dello Stato “ut des” dell’economia reale. Di qui la grande importanza dell’iniziativa privata con le sue imprese.

Giovanni Palladino

Pubblicato su Servire l’Italia

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