Verso la metà del suo primo anno di vita pubblica, Gesù lasciò la Giudea e ritornò in Galilea, a Nazareth, con alcuni suoi apostoli, tutti ospitati nella casa di sua Madre. Nel corso della prima notte scoppiò un violento temporale. All’alba i primi a svegliarsi furono Maria e Pietro per riparare i danni causati dal vento e dalla grandine nel piccolo orto, come descritto nel capitolo 93 del volume secondo de “L’Evangelo come mi è stato rivelato” di Maria Valtorta.

Nella stessa mattina Gesù disse agli apostoli: “La formazione apostolica è simile al lavoro che Pietro faceva nell’orto stamane per dare gioia a mia Madre: è raddrizzare, legare, sostenere, oppure sciogliere a seconda delle necessità, per fare di voi dei forti al servizio di Dio. Raddrizzare le idee sbagliate, legare le prepotenze carnali, sostenere le debolezze, tagliare all’occorrenza le tendenze, le schiavitù e le timidezze. Voi dovere essere liberi e forti. Come aquile che, lasciato il picco natio, sono solo del volo sempre più alto. Il servizio di Dio è il volo. Le affezioni sono il picco (…) Sono venuto a chiamare i forti per farli ancora più forti, perché di forti è fatto il mio esercito di miti. Miti con i fratelli, forti verso il proprio io”.

Pur avendo avuto in regalo nel 1958 dal Prof. Camillo Corsanego i volumi della Valtorta, con una bella dedica, è certo che don Sturzo non fu ispirato dal suddetto brano nel lanciare il suo famoso Appello ai liberi e forti, perché fu scritto nel 1919, mentre la metafora dell’aquila fu scritta il 31 gennaio 1945. Ma è altrettanto certo che nel dedicarsi alla politica il suo intento era anche educativo e formativo, come lo fu quello di Gesù nell’invitare gli apostoli a volare sempre più in alto, dimenticando le comodità del nido natio situato nel picco e abbandonando le idee sbagliate con le cattive abitudini dell’egoismo umano. Io sono la via, la verità e la vita, diceva Gesù, se mi seguite diventerete liberi e quindi forti, utili per voi e soprattutto per il vostro prossimo.

Agire in politica con un movimento di ispirazione cristiana voleva dire per don Sturzo “instaurare omnia in Christo”, come lui ha sempre fatto laicamente, con il suo coerente esempio e senza alcun clericalismo. Fece dapprima scuola con successo a Caltagirone, alla guida amministrativa del suo comune per ben 10 anni, ma poi non riuscì a fare scuola a livello nazionale. Prevalsero le idee sbagliate del fascismo e poi quelle della seconda DC – dopo la promettente ma breve gestione di De Gasperi – una DC che non credette in un sistema economico concepito e ispirato alle naturali tendenze creative impresse nell’uomo dal Creatore stesso. Un sistema che comporta il massimo rispetto per la proprietà privata, per l’iniziativa privata e per la conseguente responsabilità personale. I numerosi governi successivi, di diverso colore, non sono poi riusciti a invertire la rotta sbagliata.

Nonostante ciò (e tanta corruzione favorita da uno Stato tutto-fare e da una classe politica irresponsabile), l’Italia è dotata di molte persone libere e forti, che costituiscono la vera “spina dorsale” dell’economia, innestata nel Paese più ricco del mondo per le sue bellezze naturali e artistiche. È un prezioso patrimonio, che dovrà essere curato con molta maggiore attenzione rispetto al passato, ora che si apre l’enorme potenziale di sviluppo favorito dalla gran fame e sete di bellezza cresciute in tutto il mondo con la temporanea “chiusura” del turismo mondiale. Il Bel Paese è ben dotato della straordinaria creatività dei suoi “liberi e forti”, come chiaramente spiegato dal Prof. Marco Vitale nel suo recente intervento “Grazie Covid-19” (vedi ILFLASH n°.535 del 25 febbraio scorso). Mai come oggi è tempo di persone libere e forti, che più che aiutate dalla politica (sono abituate a non esserlo) chiedono solo di non essere ostacolate.

Giovanni Palladino

 

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