Ascoltando tutta la lunga intervista (104 minuti) di Elon Musk, assieme ad altri, a Robert F. Kennedy Jr, ho potuto constatare, una volta di più, che l’attuale alfiere della storica famiglia continua una tradizione che potremmo definire rivoluzionaria. Ma sempre all’interno delle istituzioni, per cercare di restituire alla politica degli Stati Uniti d’America quella visione umanistica (e cristiana aggiungo io) che era nelle corde dell’azione di suo padre e di suo zio.

Non so quanto conti nella sua titanica impresa il fardello di tanta ascendenza, ma è certo che, osservando il suo piglio deciso e fermo, non si può non riconoscergli una profonda determinazione personale unita ad un coraggio non indifferente. Chi vuole può riascoltare l’intervista, sottotitolata, al link seguente: in alternativa farò di seguito un sintetico resoconto di quelli che mi sono sembrati essere i punti salienti (CLICCA QUI).

Dico subito che non è sicuramente da sottovalutare l’impatto dell’evidente sinergia tra Kennedy (d’ora in avanti RFK Jr) e l’uomo più ricco e visionario del Pianeta, un duo che con un po’ di enfasi mi verrebbe da definire di ”guerrieri della luce senza macchia e senza paura”. Molti i punti di convergenza politica, ma su tutti ne spicca uno in particolare, per le sue fondamentali implicazioni: la battaglia per la libertà di parola.

Con mossa audace e concreta, Musk ha portato avanti con convinzione quella battaglia con l’acquisizione di Twitter, sottraendola di fatto al controllo governativo. Famosa la sua frase:” Tutto quello che i complottisti pensavano di Twitter era vero”. Si devono avere profonde convinzioni libertarie per rischiare 44 miliardi di dollari, e a lui è andato il sincero riconoscimento di Kennedy. La cosa però ha dato fastidio a qualcuno, e gli inserzionisti hanno di fatto dimezzato la pubblicità. Twitter, ora denominata X, per il momento è in perdita, ma l’idea precisa di Musk è che se si dovesse perdere la libertà di parola, l’America sarebbe finita. Kennedy dice poi a Musk che la sua decisione di rendere pubblici tutti i files di Twitter è stata senz’altro un’operazione di estremo coraggio. A confermare la tesi di una censura pervasiva, RFK Jr rivela che il suo profilo Instagram era stato bloccato per due anni, e ripristinato solo nel momento della sua candidatura alle presidenziali, come vuole la legge. Ha poi promesso che se eletto varerà provvedimenti contro la censura.

Nell’intervista, le affermazioni di RFK Jr sono pesantissime. Durissimo sul Partito Democratico, definito partito della guerra, guidato da una cabala di guerrafondai: sono i teorici del Nuovo Secolo Americano, con in testa nomi come la Nuland, suo marito Kagan, Blinken ed altri. Tali soggetti, spendendo cifre vicine agli 8000 miliardi di dollari, hanno destabilizzato nazioni intere, come ad esempio l’Iraq, causando un milione di morti, o la Siria, con 500mila vittime (e 12 milioni di sfollati), hanno creato l’ISIS e via discorrendo.

Interrogato sugli altri scenari, parla dei dodici laboratori per la produzione di armi biologiche approntati dalla CIA in Ucraina, vicino al confine russo, come ammesso dal New York Times. Sempre la solita Nuland, in una audizione al Congresso, aveva dichiarato di temere che tali laboratori potessero cadere in mano russa ( alcuni sono stati trasferiti in Italia). La sua visione sulle responsabilità della guerra in Ucraina viene espressa in modo chiaro in questo video (CLICCA QUI). Ricorda poi il particolare delle insegne naziste sulle uniformi dei soldati ucraini, che secondo lui muoiono in proporzione di sette a uno rispetto ai russi. E poi afferma che la convinzione di molti, secondo cui l’allargamento della NATO verso est avrebbe portato alla guerra, perché la Russia si sarebbe sentita minacciata, era già presente fin dal 1994, ben prima dell’arrivo di Putin al potere.

Interrogato poi sui rapporti con la Cina, dice che la questione tra Cina e Taiwan deve essere risolta tra i due soggetti, che la competizione con la Cina deve limitarsi agli aspetti economici, e che la differenza tra i due colossi mondiali sta nel fatto che gli USA hanno 800 basi militari nel mondo, la Cina una.

Rimanendo in ambito nazionale, sottolinea il grande problema della grande diffusione delle armi e della frequenza paurosa delle sparatorie, una ogni 21 ore, alla cui radice, secondo alcuni, c’è anche la grande diffusione delle droghe. Altro argomento interno è quello della pubblicità sui farmaci, pratica consentita solo negli USA e in Nuova Zelanda, che porta ad un consumo pro capite tre volte superiore alla media dei paesi occidentali, ma con risultati disastrosi sulla salute, visto che gli Stati Uniti sono al 79° posto al mondo per risultati sanitari, dopo Cuba e Corea del Nord, e che i farmaci sono la terza causa di morte.

L’ ascolto integrale dell’intervista sicuramente fornisce molti altri spunti interessanti, ma il quadro complessivo che ne emerge è quello di una contestazione a tutto campo di un sistema che ha purtroppo subito troppe degenerazioni: il cambio di paradigma che RFK Jr prospetta, apparentemente utopico, potrebbe risultare la prospettiva vincente, con positivi cambiamenti sia per gli Stati Uniti che per il mondo intero. Ed è sicuramente una notizia di rilevo apprendere che un sondaggio ha rivelato che un candidato per una lista indipendente potrebbe raccogliere un consenso pari alla somma delle altre due liste, sondaggio che sarebbe stato utile fare anche in Italia.

Per un approfondimento sulla visione e sulle proposte di RFK Jr, ricordo questo mio articolo di esattamente un anno fa (CLICCA QUI)

Massimo Brundisini

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