“Che cosa rimane della nazione? È stata superata dalla storia o intrattiene ancora un rapporto stretto con la democrazia e la libertà? Il sovranismo è il vecchio nazionalismo sotto mentite spoglie o una risposta inedita agli squilibri prodotti dalla globalizzazione capitalistica?”

Il prof. Alessandro Campi, docente di Storia delle dottrine politiche e di Scienza politica all’ Università di Perugia, ci offre la storia di una idea chiave nel dibattito politico contemporaneo, un’indagine su un concetto contraddittorio e complesso, dal mito fascista dello Stato assoluto al moderatismo cattolico-democristiano, dalla “nuova destra” di Silvio Berlusconi, Lega e Alleanza nazionale all’ era di Fratelli d’Italia. La critica al sovranismo è esplicita: ” Il sovranismo non spinge alla competizione, alla crescita o all’innovazione; suggerisce un ripiegamento in difesa di ciò che si ha e di ciò che si è.  È una dottrina della decadenza, il nazionalismo dei popoli stanchi“.  Tuttavia, “Con l’idea di superare il nazionalismo come ideologia si finisce per creare un mondo sempre più diviso proprio mentre si predicano le virtù del globalismo e dei processi di unificazione sovranazionale“.

L’avanzare di una globalizzazione fuori controllo ha favorito la destra in vari Paesi europei, rafforzando alcuni capisaldi della narrazione politica: nazione, patria, identità. Siamo lontani dallo spirito risorgimentale e democratico.

La propaganda di questa nuova destra illiberale bandisce lo straniero, chiude le frontiere, esalta il made in Italy in ogni settore. Stenta a trasformarsi in un progetto politico conservatore ma liberale il patriottismo sbandierato. Si continua ad esaltare con nostalgia un passato che nel Novecento è stato tragico. Risentimento e insoddisfazioni collettive impediscono al concetto di nazione di emergere in modo chiaro in vista di uno scenario futuro.

È arrivato il momento di dare corpo e sostanza alla nazione con un obiettivo realistico di una comunità particolare, plurale ed inclusiva nella convivenza sociale.
In un mondo di nazioni, con la pandemia si è avuto il risveglio dell’immaginario nazionale. Pur in un rapporto difficile tra Destra e nazione, siamo passati dalla Destra storica al nazional- populismo. Siamo transitati attraverso La Nazione assoluta dei nazionalisti, la Nazione fascista tra Stato e Impero fino all’ Italia repubblicana con l’oblio della nazione. La cosiddetta Seconda Repubblica ha visto nascere forze nuove per una nazione allo sbando. Ciò è. avvenuto con la nazione di Silvio Berlusconi, con i nazionalisti senza patria o meglio con la patria padana. In sintesi, destre senza nazione. Campi parla di una finta rivoluzione sovranista degli ultimi anni. Siamo passati dai governi tecnici di emergenza al nazional- populismo. Con il M5S si è vista esaltare la sovranità popolare con un ” nazionalismo dal basso”. La Lega è passata dall’ indipendenza della Padania al sovranismo tricolore.

Siamo tornati a parlare di ” patrioti” ma con un sovranismo che rischia di essere contro la nazione, contro gli interessi nazionali.
In conclusione, la sfida è aperta.  Quale nazione è possibile oggi? ” Assimilando la nazione a forme politiche autoritarie, arbitrarie, violente e illiberali non si tiene conto del rapporto molto stretto- storico e concettuale- che ha avuto e continua ad avere, in molte realtà ed esperienze, con la democrazia, la libertà e il pluralismo.  Si può anzi dire che sono esattamente i legami nazionali lo sfondo pratico- normativo che consentono un perfetto funzionamento dei sistemi di governo basati sul consenso dei governati.

…Non bisogna poi sottovalutare la capacità  della nazione di operare come formula di integrazione collettiva, tanto più  necessaria in un contesto storico come quello attuale nel quale, a furia di esaltare l’ eterogeneità, la differenza,  il riconoscimento di ogni forma di soggettività o particolarismo, secondo una logica che va oltre il classico principio di tolleranza, si rischia di favorire la disgregazione  del tessuto sociale, oltre a una crescente conflittualità, e, in prospettiva, si mette a repentaglio  la tenuta stessa di qualunque forma di ordine civile. Questo è un modo di intendere la nazione, fuori da ogni retorica, in una chiave essenzialmente funzionale“.  È in fondo l’obiettivo politico e realistico dell’unità nazionale, previsto dalla Costituzione italiana.

Silvio Minnetti

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