È forse vero! Il Censis a noi italiani ci definisce una massa di sonnambuli. Addormentati. Pericolosamente distratti e disinteressati al punto di essere ormai fisiologicamente assenti dai seggi elettorali. Ma anche incauti e maldestri. Offensivi. Amanti delle minoranze e delle sette. Ci sono frange di squadristi che vanno a Predappio, non per deporre un fiore o per una preghiera, ma per fare un saluto e cantare Giovinezza. C’è un parlamentare dei… Borghi che chiede le dimissioni di Mattarella. E c’è persino una Presidente del Consiglio che pretende dal Cardinale Zuppi – Presidente a sua volta della Conferenza Episcopale Italiana – di stare zitto e farsi i fatti suoi, perché dopo la separazione fra Stato e Chiesa non ha nessun diritto di parlare su questioni che sono di pertinenza solo e soltanto dello Stato e della politica italiana!
Questa è la situazione. Sono da un po’ di tempo totalmente incredulo sul possibile ritorno in Italia del fascismo storico. E mi sono anche permesso, in buona compagnia di studiosi e analisti, di prendere le distanze dalle categorie di destra, centro e sinistra. Dal loro utilizzo bloccato nella storia. Da un loro ripetuto uso abitudinario che oggi, a mio parere, semplifica molto il dibattito politico e soprattutto quello sociale. D’altro canto sono sempre stato convinto della sopravvivenza di comportamenti, ricordi, nostalgie e rimpianti, atteggiamenti, posture nevrotiche, e linguaggi offensivi, che affondano le loro radici nel ventennio fascista. Rendendo così gli onori a Umberto Eco, che sin dal 1995 nel suo “Il fascismo eterno“, li aveva messi in evidenza e ci aveva avveriti sulla loro inesauribile attualità: “…un modo di pensare e di sentire, una serie di abitudini culturali, una nebulosa di istinti oscuri e insondabili pulsioni…” (da Ezio Mauro successivamente definiti “Le ombre del Ventennio“).
Espressioni e posture autoritarie e sicure, senza l’ombra di un minimo dubbio, con gli occhi sbarrati e l’indice minaccioso della mano alzata; allarmi e pericoli di “sostituzione etnica”; modi veloci di parlare e di camminare decisi; frasi offensive e litigi con pugni e spinte sin nelle ‘sacre’ aule del Parlamento; l’elogio dell’io, dell’individuo e del Capo unico e forte con la demonizzazione del parlarsi insieme e del noi; ricordi di “Decime” – lontanissime anni luce dall’obolo alla Chiesa – da usare come segno sulla scheda elettorale e tagli di torte; esaltazione di una cultura di destra bistrattata che ha coinvolto perfino il sommo Dante Alighieri, iscritto d’ufficio dal Ministro Sangiuliano nella sezione MSI di Firenze-centro.
E poi Regioni differenti e sovrane nel proprio autonomo territorio che con la propria ricchezza se la devono sbrigare da sole; trasferimento nei campi di concentramento albanesi – dietro pagamento – di intere famiglie e di giovani emigranti che “…in fuga da soprusi e oppressioni, abbandonano la propria terra, in cerca di condizioni di vita degne”, come ripete Bergoglio. E per accontentare Salvini, amico di Trump ma invidioso delle mura da lui fatte alzare col Messico, ecco il controllo con sottomarini e cacciatorpediniere muniti di razzi su tutto il Mediterraneo, per respingere o far affogare i poveretti. E via di questo passo…
Tutto ciò con uno Stato monocratico guidato, come dicevo, per 5 anni di seguito, da un uomo forte e solitario. Frutto di un Premierato costituzionale per accontentare un omonimo Giorgio presidenzialista sin da Salò, molto amico di quella Giorgia presente sul simbolo elettorale delle elezioni europee, ma poi in futuro assente da Bruxelles.
Il buon senso riguardo a questo futuro che attende l’Europa, i nostri figli e nipoti con la valigia in mano, con la globalizzazione ormai come dato di fatto, e con i matrimoni e le nascite in forte calo, non esiste più. Si tratta di una Europa che una volta delegittimata, disunita e slegata, è però…provvidenzialmente affiancata dalle autonome e differenti Regioni italiane, anche loro sbriciolate e disunite, nelle mani di quelli di ‘Forza Nord’, ‘Viva la repubblica del Nord’ e ‘Solo Nord’ di bossiana memoria.
Di questi atteggiamenti e dei loro derivati ce ne sono a bizzeffe. Basta non fare i sonnambuli, osservarli e farci caso. Anche se nella storia della democrazia italiana non si erano mai visti. Come gli attacchi inauditi a un Presidente della Repubblica, nel nostro caso a quel Mattarella europeista da sempre e sovranista sì, ma nel senso di una Europa piu sovrana, più unita politicamente e federata.
Devo dire che sulle ricadute inesplorate delle autonomie e delle differenze regionali, sono stati molto espliciti i vescovi siciliani con una lettera che condivido per intero, nella quale sollecitano soprattutto i giovani a non disertare le urne del prossimo voto europeo in quanto sono in ballo i diritti dell’uomo e della persona. A loro avviso l’astensionismo può diventare “…un silente passo che ci allontana dal sogno di un’Europa che dia respiro alla storia affermando gli autentici diritti umani (…). Siamo convinti infatti – e la storia lo conferma – che il principio di sussidiarietà sia inseparabile da quello della solidarietà. Ogni volta che si scindono si impoverisce il tessuto sociale, o perché si promuovono singole realtà senza chiedere loro di impegnarsi per il bene comune, o perché si rischia di accentrare tutto a livello statale senza valorizzare le competenze dei singoli. Solidarietà e sussidiarietà devono camminare assieme”. Più chiari di così, i vescovi di una regione italiana che pur gode di statuti speciali non potevano essere. Ma…dovevano evitarlo perché sono dei vescovi!
Concludo con l’insipienza scortese della Meloni. È ignorante. Non è una offesa, non mi permetterei mai. Desidero solo dire che ignora o non conosce bene le dinamiche della Chiesa, ovvero della vera democrazia ecclesiale, ivi comprese quelle procedure e quegli appuntamenti…democratici, presenti informalmente nella Chiesa cattolica da millenni. È la Chiesa che ha sempre difeso la coppia solidarietà-sussidiarieta, quella dei Concili, dei Giubilei, delle Conferenze episcopali, dei periodici appuntamenti Diocesani. Quella dei Sinodi, come l’attuale in corso, e infine dei Conclavi, “chiusi a chiave” proprio per evitare interferenze di politici cattolici finti, col Rosario e il Vangelo nelle mani, nonché gli interessi elettorali della classe politica del momento. Una Chiesa tuttavia da denunciare perché senza…Parlamento, senza essere eletta, caso mai, dai partiti diocesani. Una Chiesa che come quella siciliana, interrogando i segni dei tempi, si permette il lusso di pronunciare che è “... proprio la storia del Paese a dirci che non c’è sviluppo senza solidarietà, attenzione agli ultimi, valorizzazione delle differenze e corresponsabilità nella promozione del bene comune…”.
Nino Labate
Pubblicato su www.ildomaniditalia.eu