Sarà il caso di parlare di un mondo davvero alla rovescia? È la domanda da porsi dopo aver visto l’accoglienza riservata ai massimi livelli ad un condannato per omicidio negli Stati Uniti.

Contenti che possa finire di scontare la propria pena, e dopo 24 anni di detenzione negli Usa, più vicino ai propri cari, in particolare la più che novantenne madre.

Lui si è sempre proclamato innocente, ma i giudici americani non gli hanno creduto e lo hanno condannato per un efferato delitto. Purtroppo, le valutazioni che contano in un caso come questo non possono che basarsi sulla cosiddetta “verità processuale”. E di questo dovrebbe tener conto chi assume incarichi pubblici e regolarsi di conseguenza, valutando seriamente le ragioni di opportunità di tutti i propri gesti.

Ha fatto una certa impressione vedere che ad attendere il condannato per omicidio c’erano assieme  gli uomini della Polizia penitenziaria e dei Carabinieri e la nostra Presidente del Consiglio.

C’è qualcosa, dunque, che non va neppure considerando che siamo in campagna elettorale e nella stagione in cui ci si compiace del fatto che l’Italia è tornata a farsi rispettare nel mondo. Ma sarà proprio così, anche dopo ieri?

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