Mancava, nella vasta, variopinta gamma di partiti di nuova concezione, differenti da come li abbiamo conosciuti nel dopoguerra e per l’ intero corso della “prima repubblica”, un vero, autentico “partito della famiglia”.

Esisteva o forse esiste ancora un “Popolo della famiglia”, formazione che ha preso parte anche a competizioni politiche nazionali, in nome dei principi “cattolici” che stanno a fondamento della difesa dell’ istituto familiare tradizionale, del resto riconosciuto dalla Costituzione come “società naturale fondata sul matrimonio”.
Senza precisare come questo consista dell’ unione tra una donna ed un uomo, talmente ciò pareva ovvio ed indiscutibile ai “padri costituenti” di ogni appartenenza politica.

Ora abbiamo finalmente un vero “partito della famiglia (Berlusconi)”. La successione in Forza Italia – a parte il siparietto del Congresso annunciato da Tajani e previsto, chissà perché, il prossimo anno – è ereditaria e dinastica, in bilico tra concezione monarchica e cesarista del potere. Un pezzo d’Italia è in fervida attesa dei pronunciamenti di Marina, inneggia al fatto che la “figlia” per antonomasia – in altre occasioni abbiamo dovuto accontentarci dei “, cognati”, vincolo parentale sì, ma non di sangue che è tutt’altra cosa – stringa o meno la mano di Marta Fascina, che il fratello Paolo o il figlio Luigi vogliano raccogliere o meno l’eredità parlamentare di quel “portento” che fu Silvio.

A Monza, sostiene la stampa, Adriano Galliani “si mette a disposizione della famiglia” e, pur rammaricandosi che ancora nessuno l’abbia convocato dichiara: “Per l’amore che nutro per Silvio Berlusconi farò tutto quello che mi verrà richiesto in qualunque settore”. Dichiarazione preoccupante, per Galliani, s’ intende.

In quanto a noi – soprattutto se cattolici – possiamo dormire tra due guanciali: la famiglia è salva, anzi destinata a vivere momenti di rinnovato splendore.

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