Ci sono ottime ragioni per mettere a fuoco l’Africa e i suoi problemi. Molti paesi europei (tra i quali anche l’Italia) hanno gravi responsabilità per il periodo coloniale, le condizioni di vita e il rispetto dei diritti umani fondamentali sono gravemente deteriorati in vaste aree del continente, dall’Africa arriva una parte molto rilevante dell’immigrazione irregolare, ma anche molte risorse naturali indispensabili che attirano le attenzioni predatorie delle grandi potenze, e via discorrendo.

In prima battuta la decisione del governo di mettere con il “Piano Mattei” l’Africa ai primi posti della sua agenda è certo da condividere. Ma subito dopo ci si deve chiedere se si tratta di una iniziativa che ha la adeguata serietà che il tema richiede o se si tratta di una bandierina da sventolare. Lasciamo al futuro la risposta, ma rileviamo sin da ora alcuni problemi. Le risorse messe in campo (si parla di 5 miliardi, dirottati da altri fondi) appaiono piuttosto esigue. In secondo luogo ha senso che un piano con simili ambizioni sia una iniziativa nazionale? o non sarebbe meglio farne uno strumento per stimolare una più vigorosa azione di tutta l’Unione Europea e in questo caso il coordinamento con altri paesi (in primis la Francia la cui presenza in Africa non può essere dimenticata) dovrebbe far
premio sul protagonismo nazionale?

Maurizio Cotta

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