All’Italia servono Asili nido[1] diffusi omogeneamente sul territorio[2] e congruamente attrezzati[3]. In totale il PNRR ha stanziato 4,6 miliardi di euro per una delle misure più importanti dell’intero Piano: dovrebbero essere costruiti 1857 nuovi asili nido e 333 scuole materne. Componente innovativa del sistema italiano di welfare, decisiva per le prospettive civiche di crescita dell’intero Paese.

Obiettivo  centrale dell’intervento: offrire il servizio del nido a tutti i bambini italiani, indipendentemente da dove risiedano, Mezzogiorno compreso. La situazione attuale evidenzia un deficit gravissimo, nel Mezzogiorno ed  in Sicilia, di asili nido, valore per il territorio, potenti strumenti di inclusione sociale ed eguaglianza,  (solo 8 bambini su 100 accedono a un asilo contro la media del 27% in Italia), di scuole con tempo prolungato (solo il 7,5% degli alunni siciliani di scuola primaria hanno il tempo pieno a scuola contro il 53% dei loro coetanei in Piemonte e il 55% nel Lazio).

Mancano 46 giorni  alla data del 30 giugno 2023, giorno della scadenza dell’obiettivo di aggiudicare il 100% dei contratti ed avviare i cantieri. Mancano 962 giorni alla data del 31 dicembre 2025, giorno in cui dovrebbero già essere realizzati 264.480 nuovi posti nido ed infanzia , il 42% circa dei quali nel Mezzogiorno.

I progetti presentati sono oltre 2.600. La fase della raccolta dei progetti dei comuni è stata assai tormentata. Per i soli comuni delle regioni del Mezzogiorno, veniva ulteriormente posticipato a fine maggio 2023 il termine per la presentazione di nuovi progetti. Prossimo obiettivo: aggiudicarli entro fine maggio 2023.

Si raggiungerebbero così gli obiettivi posti dal Consiglio Europeo di Barcellona 2002: un’assistenza all’infanzia per almeno il 90%dei bambini con meno di tre anni[4].

Il Governo chiede rassicurazioni. L’alternativa, in caso di mancato rispetto del termine è la proroga od il taglio dei posti.

Il periodico monitoraggio sul PNRR effettuato dallo Svimez evidenzia come gli enti territoriali delle tre regioni meridionali più popolose abbiano avuto accesso a risorse  pro capite per infrastrutture scolastiche inferiori alla media italiana, nonostante le marcate carenze; nello specifico secondo questo documento, sugli asili nido ma anche su mense, palestre, ergo tempo pieno a scuola, il PNRR non riuscirà a centrare l’obiettivo di colmare i divari tra Nord e Mezzogiorno; meno del 25% degli alunni del Mezzogiorno della scuola primaria frequenta scuole dotate di mensa, a fronte del circa il 60% delle scuole del Centro Nord. Particolarmente negative le situazioni di Napoli e Palermo[5].

Il Paese e il Mezzogiorno, in particolare, hanno diritto ad un aggiornamento specifico, possibilmente rassicurante, da parte del Ministro competente. Importante sapere che per la realizzazione di nuovi asili nido, scuole materne, innovative dal punto di vista architettonico, strutturale ed impiantistico in ottica di  didattica a sua volta innovativa, sono da tempo disponibili dal PNRR, somme stratosferiche, il 42,4 % delle quali destinate in modalità vincolata e non modificabile al Mezzogiorno; intervento senza precedenti per fondi e numero di località interessate, tra le quali somme quelle stanziate e fin qui né impegnate né spese per il settore dal PON infanzia; con l’obiettivo di supportare  disponibilità ed una indispensabile didattica integrata con le strumentazioni tecniche più avanzate, tramite la trasformazione di 100.000 aule, laboratori, biblioteche, auditorium in ambienti compiutamente digitalizzati.

Nel Mezzogiorno e in Sicilia la trafila di adempimenti indispensabile per la realizzazione degli importantissimi asili nido appare inceppata. Bello sarebbe essere smentiti.

Molti opinionisti, anche di recente, hanno cercato con i loro scritti di focalizzare l’attenzione  della classe dirigente politica sulla circostanza che, se in un momento di gravi perplessità sulla capacità di spesa dei fondi del PNRR disponibili, si verificasse il mancato uso del fondi e non si potesse realizzare  la capacità di spesa entra il 31 dicembre dell’anno 2025 pretesa dalle regole poste dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il Paese ne avrebbe grave nocumento rispetto ad una opportunità irripetibile nel medio periodo.

Domanda: Perché la classe dirigente  e la burocrazia regionale hanno lasciato trascorrere invano gli anni intercorrenti dalla pubblicazione del Piano ai giorni nostri, senza far compiere al settore asili nido decisivi passi avanti verso la realizzazione di una infrastruttura strategica per garantire alla popolazione un servizio essenziale di educazione e cura universale, altrove attuata senza remore, fin dai primi giorni di vita dei bambini nati nelle regioni del Mezzogiorno?

Risposta: Secondo molti di quanti si sono occupati dell’argomento, manca nella dirigenza la consapevolezza del positivo impatto sociale che la disponibilità degli asili nido, disseminati opportunamente sui territori, disponibili e congruamente attrezzati, con il personale selezionato e formato durante il periodo della costruzione\ristrutturazione delle strutture, potrebbe apportare alle collettività di riferimento.

Diversi studi dimostrano, invece, che i bambini, ancorché più svantaggiati, che hanno avuto la possibilità di frequentare un nido hanno quasi il doppio delle probabilità di essere resilienti all’età di quindici anni, rispetto ai loro coetanei che non li hanno frequentati[6].

E’ opinione condivisa tra gli addetti ai lavori che il Nido, ove presente e non autoreferenziale ma aperto alla Comunità, potrebbe rappresentare punto di riferimento di un ecosistema di scambi educativi e formativi.

Ulteriore considerazione: poiché i Fondi del PNRR servono, adesso, per costruire le sedi dei nidi, il loro mancato utilizzo penalizza, in modo diffuso nei territori del Mezzogiorno, le imprese edili e quanto ruota intorno ad esse.

Il tutto, nella sostanziale inerzia ed indifferenza da parte di un dirigenza politica che nel frattempo discetta del nulla: restituire parte dei fondi, dilazionare nel tempo la realizzazione delle opere, indifferente alle priorità assolute vissute da madri impossibilitate all’accedere al mondo del Lavoro e quindi incrementare le potenzialità economiche di famiglie monoreddito, a casa di malavoglia e quindi poco preparate ed idonee realizzare, in supplenza, funzioni formative.

Una prospettiva da incubo socio economico politico che, in presenza delle risorse necessarie, è assolutamente indispensabile trovare il modo di esorcizzare.

Massimo Maniscalco

 

[1] Secondo gli psicologi dell’infanzia, frequentare un nido, primo passo del processo educativo da uno a sei anni, apre praterie di possibilità (Daniele Novara); per gestire i nuovi nidi in via di realizzazione, serviranno 45.000 educatori professionali; come reperire i Fondi necessari?

[2]  Adesso nel Mezzogiorno ci sono tre volte meno nidi che al Nord: palese ingiustizia sociale.

[3] La disponibilità degli Asili nido resa possibile con i fondi del PNRR è anche un tassello della lotta al cosiddetto inverno demografico, al calo delle nascite, al mettere le donne al centro della strategia per ridurre il calo demografico ed incrementare il numero degli occupati.;

[4]  La Legge di Bilancio 2022 ha riconosciuto il tasso di copertura del 33% quale Livello Essenziale di Prestazione sociale, LEPS,  da garantire in tutto il Paese, considerando anche l’offerta privata.

[5] A Palermo, non risulta che sia stata realizzata, a cura del Comune, ricognizione alcuna sulle disponibilità, pubbliche e private, di immobili ristrutturabili in tempi brevi con destinazione asili nido.

[6]  Per tutti, Simona Taraschi, PNRR e Nidi, Avvenire, 12 5 2023.

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