Tra le cose di tutti i giorni, lontane dalle baruffe pugliesi e del teatrino parlamentare che respinge a go-go mozioni e ordini del giorno, fa cronaca la decisione austriaca di bloccare il traffico sull’autostrada del Brennero che attraversa il Tirolo: troppo rumore, scarichi, inquinamento. Quindi code infinite, nervi a fior di pelle, danni per consegne ritardate.

Meno rilevante nella cronaca, ma di fatto gravosa, anche la chiusura del traforo del Gottardo, opera in territorio svizzero grandiosa che ci collega con l’Europa centrale ma richiede interventi per due anni di lavori, come pure quelli in corso nei trafori del Monte Bianco e del Frejus, con traffico limitato, sensi unici alternati, interruzioni notturne e non solo.

Anche le “autostrade del mare” nel Mediterraneo hanno i loro problemi, tra guerre in corso, manovre militari, costruzioni di nuove basi, rischi a sud del canale di Suez.

Per non parlare delle grandi rotte oceaniche di interscambio con l’oriente: qui la guerra iniziata dai ribelli dello Yemen, che si aggiunge a quella nella striscia di Gaza, impone la presenza armata della Marina Militare e induce molte compagnie a circumnavigare l’Africa, scendendo sino al Capo di Buona Speranza per poi risalire lungo l’Atlantico meridionale con conseguenti aggravi di tempi e quindi di costi.

Viene da chiedersi se L’Italia che produce, vive, progetta e scambia le proprie merci con il resto del mondo sia destinata a finire come il topo nell’angolo. E come risponde il nostro governo? Con il progetto del ponte sullo Stretto di Messina.

I grandi porti del nord come Amburgo, Brema e Anversa vanno alla grande mentre Genova, Trieste, Gioia Tauro cominciano ad avvertire la caduta dei traffici.

Se poi consideriamo  la Lombardia,  ovvero la regione più ricca e produttiva, senza un traforo (il Gottardo è tutto svizzero) allora l’idea che l’Italia che produce rischia di diventare un corpaccione sghembo che farà sempre più fatica restare sui mercati.

Perché invece del ponte sullo stretto di Messina il lombardo Matteo Salvini non ha pensato ai trafori dello Stelvio o dello Spluga, uno dei quali consentirebbe collegamenti più veloci e sicuri con l’Europa centrale?

Per il semplice motivo che le opere vengono pensate principalmente là dove potranno tradursi in voti e non dove l’economia del Paese le richiede.

In queste ore il governo italiano cerca giustizia contro le decisioni austriache presso la Corte di garanzia europea e non esclude di ricorrere alla procedura di infrazione contro l’Austria in sede di Unione Europea. Ma ci vorrà ben poco per Vienna, pur attenendosi a un eventuale giudicato sfavorevole, ad imporre in ogni caso limitazioni da codice della strada e la situazione non cambierà o cambierà ben poco.

Il Brennero è un valico non un traforo (con buona pace dell’ex ministro Di Maio che lo aveva citato come esistente) e destinare le risorse ad una linea ferroviaria ad alta capacità come la Verona- Innsbruck-Vienna sarebbe stato molto più intelligente. Tanto più se prima o poi andrà avanti anche la Torino- Lione e il trasporto su ferro anziché su gomma avrà finalmente la sua parte come nel resto di Europa.

Era lecito pensare che la Lega Nord (prima della lega “Salvini Presidente”) come pure i governi berlusconiani molto lombardi imponessero grandi infrastrutture per decongestionare la Lombardia. Quelli di oggi invece pensano al ponte sullo stretto.

Guido Puccio

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