Ci siamo. E abbiamo saputo. La riforma del premierato è passata in Commissione ed è attesa in aula al Senato. Arrivati a questo punto quello che sicuramente si aggiunge alle serie preoccupazioni di questa svolta costituzionale riguarda la qualità dell’attuale classe politica con cui il premierato e i cittadini devono fare i conti. E riguarda gli annesi criteri casuali della sua selezione. Una “élite” priva di cultura civica e scelta senza alcun “test attitudinale”; con i partiti ormai nelle solitarie mani del segretario; con il prepolitico e le scuole interne di formazione svaniti nel nulla;  e con le nobili sezioni di partito territoriali diradate, se non chiuse.

Insomma con tutto questo alle spalle, non si sbaglia di molto ad attendersi una vera e profonda crisi della nostra democrazia partecipata. Gravano su tali timori un paio di questioni su cui si fa poca attenzione, per una diffusa sindrome del comando solitario: la cosiddetta “leaderpatia” e una spinta incomprensibile a  camminare da soli e a distinguersi dagli altri, anche se si pensa allo stesso modo .

La riforma sul premierato – è stato detto – ridà potere ai cittadini e blocca i giochi di Palazzo”. Ove per giochi di palazzo c’è sicuramente da intendere il confronto di idee e la discussione democratica aperta, per ricercare possibili mediazioni e compromessi. Forse anche storici, oggi  necessari più di quanto lo fossero ai tempi di Aldo Moro.

Cambiamenti profondi, dunque. Anche perché non sarà sfuggito che lo stesso Governo ha approvato pochi giorni prima del Premierato un ddl concernente l’IA. Giunto molto in ritardo, e in attesa del G7 con la presenza del Papa, il testo regola l’uso di una tecnologia che avanza ancora sconosciuta in tutte le sue sfaccettature  antropologiche ed esistenziali, comprese le ricadute sulla partecipazione democratica.

Queste novità, unitamente alla retromarcia della Schlein sull’aggiunta del suo nome nella scheda elettorale, in pratica dopo le reprimende di Romano Prodi, hanno stimolato un mio vecchio pallino sul futuro del partito politico, quello che ormai da tempo si presenta monocratico, o benevolmente centralizzato – tutto insomma nelle mani del leader. Altre volte mi ci sono soffermato (CLICCA QUI).

È necessario però aggiungere che ora questi mutamenti accadono nel momento in cui il Censis ci definisce tutti “Sonnambuli”. Una società, la nostra, di addormentati e disattenti, che si estranea dalla politica disertando ormai le urne in misura preoccupante; una società innamorata dell’influencer di turno, sino a comprare ad occhi chiusi i “suoi” panettoni; una società che odia lo stare insieme agli altri e il “Camminare Insieme” – come titola il bel libro, riferito al Sinodo della Chiesa, del mio caro amico Enzo Romeo, Capo Redattore e Vaticanista del tg2.

Dobbiamo allora dire come stanno i fatti: i cambiamenti si incrociano con le “Cose Nuove” (Rerum Novarum) che scuotono il mondo intero, a cominciare dal clima e per finire alle migrazioni di massa. Tutte novità che Bergoglio  definisce “metamorfosi”. Accadono nel momento in cui il mondo è governato da un capitalismo finanziario che appare senza regole, di stampo liberista e, nel suo globalismo, sovrano di se stesso. Senza che lo Stato o gli Stati riescano ad arginarne lo strapotere. E qui da noi accadono, infine, con un’Europa ancora disunita politicamente e con la bella ma ancora lontana utopia degli Stati Uniti d’Europa. Accadono mentre assistiamo impauriti al tragico risveglio di pulsioni neozariste imperiali e identitarie. E accadono quando sgomenti osserviamo i risvolti drammatici di una “terza guerra mondiale a pezzi”, con il riemergere di catastrofici odi religiosi ed etnici, che pensavamo consegnati al passato.

C’è allora da chiedersi se, una volta messe nella stessa pentola le stravolgenti novità, non si rischi di fare entrare in crisi alcuni capisaldi della nostra democrazia liberale, con la scusa della decisione rimessa nelle mani del solo premier, velocizzata quanto basta per non perdere tempo inutilmente, e non restare prigionieri, secondo la retorica corrente, di Parlamenti giudicati superflui?

Il Premierato, benché addolcito e limato, nasconde e rimanda a tutto questo. E noi dobbiamo avere la forza e la voglia di svegliarci dal torpore e dalla disattenzione, curando di fare nostra l’analisi impietosa Censis.

Nino Labate

Pubblicato su www.ildomaniditalia.eu

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