I conflitti a noi più vicini, quello russo-ucraino e quello Hamas-Israele, hanno sollevato in questi anni ondate di emozioni così alte da seppellire il confronto tra posizioni. Così il conflitto Hamas-Israele è stato trasmutato da “guerra” dichiarata da Hamas in “genocidio” progettato da Israele. Ciò accade, quando la ragione entra in modalità ideologica e perde la dimensione diacronica della storia, distesa secondo le modalità del passato, presente, futuro.

La coscienza ideologica non è coscienza storica. Ed è proprio questo il punto di svolta culturale di questi anni Duemila. La conoscenza della storia e la coscienza della storia stanno cessando di essere il filtro epistemologico dei giudizi sul presente. Il criterio di giudizio sono diventate le passioni, le emozioni, gli interessi del presente stesso.

Il presentismo è diventato un canone assiologico: il passato è diventato cattivo, fatto di oppressione, di sfruttamento, di schiavismo, di colonizzazione brutale e, en passant, di dittatura della sessualità binaria. Il futuro, poi, è inguardabile. Solo il presente è redentore. Tutto il passato è peccato. Anche Omero, Platone, Euripide, Aristotele fino a Voltaire, Kant, Hegel… Anche Lincoln, Garibaldi, Churchill… I Classici possono essere letti dai ragazzi solo se mondati.

Povero Dante, che colloca l’amico Brunetto Latini nel settimo cerchio dell’Inferno tra i sodomiti, a causa “delli mal protesi nervi”! I Musei vanno ripuliti, i quadri e i reperti vanno esposti solo se accompagnati da una didascalia che ne spieghi il fondo razzista e colonialista. Quanto alle statue, meglio abbatterle, perché lo studente del campus che ci passa accanto potrebbe sentirsi a disagio. Questa deriva è stata generata dal movimento woke, che, partito dagli USA, ha raggiunto come uno tsunami le coste della Gran Bretagna e, infine, quelle dell’Europa continentale sotto la forma leggermente attenuata del “politically correct”.

Così si è gonfiato ormai “un movimento di liberazione dalla storia”, sia dalla conoscenza della storia sia dalla coscienza della storia. “Il passato è diventato una terra straniera”, come esordisce il famoso romanzo di Hartley del 1953.  La “liberazione” dalla conoscenza storica sta già provocando la caduta dello studio della disciplina nella Scuole e nelle Università. La liberazione dalla coscienza storica sta causando il distacco dalle tradizioni, dai tessuti comunitari, dai vincoli sociali tradizionali, dalla religione.

Gravi conseguenze derivano all’educazione delle giovani generazioni, che perdono il filo dei legami familiari e intergenerazionali. Sono incapaci di costruire la propria identità, perché non riescono a tenere in mano il filo che lega il passato, il presente, il futuro. Oggi l’identità degli adolescenti sta diventando un grave problema sociale. La generazione adulta occidentale sta diseredando i propri figli della storia. E’ nichilismo pedagogico.

Tutta colpa del movimento woke?  No. Alla base del movimento di liberazione dalla storia sta l’idea di progresso che il liberalismo, nelle due versioni conservatrice e progressista o, se si preferisce, di destra o di sinistra, ha portato a consunzione in questo inizio di millennio. Il movimento woke è solo un ramo laterale del liberalismo di sinistra, per il quale il progresso è “l’emancipazione sistematica da tutti i vincoli pregressi e da tutte le normatività sociali, presentate come forme oppressive che limitano la libertà individuale”. Il liberalismo conservatore è più ambiguo al riguardo, perché, per un verso, sembra fornire una versione del progresso temperata dall’idea del limite, ma, dall’altro, nella misura in cui diventa “liberista” sul piano della teoria e della prassi economica, condivide un’idea di progresso come infinito superamento quantitativo, come crescita continua e, pertanto, come superamento di ogni vincolo che blocchi la crescita della capitalizzazione, come mobilità assoluta.

Il fine supremo del progresso diventa così il progresso. E se per realizzarlo è necessario superare i vincoli naturali-biologici o i vincoli sociali, culturali ed etici, avanti! Così non stupisce che su questa piattaforma si siano dati appuntamento il liberalismo dei diritti, l’anarco-capitalismo di Musk e Thiel, i movimenti woke, lo xeno-femminismo – che si articola in tecno-materialismo, anti-naturalismo e abolizionismo del genere – e l’accelerazionismo, che, nelle due versioni di destra estrema e di sinistra, ritiene la difesa dell’umano un ostacolo all’ingresso in una nuova era, che sia capace di abbandonare, appunto, “le rovine umane”. Alla fine, contano il mercato globale, la generazione permanente del profitto, la liquidità assoluta del denaro, tanto meglio se “cripto”. Lo aveva già preannunciato un sociologo barbuto di Treviri: “Il valore che si valorizza, il valore che produce plusvalore porta in sé il movimento di questo processo. Esso diventa capitale soltanto attraverso tale movimento.”

Giovanni Cominelli

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